Testo di Lorenzo Sandano
Illustrazione di Federico Taddeucci
Foto di Alberto Blasetti
Prologo
La compressione psico-fisica in questa quarantena può rischiare di schiacciarti o di stimolare una pazzerella verve creativa. Anche entrambe volendo. Di certo, una cosa che latita dallo spettro reale è il rapporto che si consolida sul campo tra scrittore e fotografo nel corso di un reportage. Perché nelle storie che andiamo a comporre di numero in numero, non si tratta solo di belle immagini e testi sartoriali accorpati insieme nelle pagine di un articolo. Quel che cerchiamo di instaurare, con passione e naturalezza, è uno scambio interattivo e complementare che fonde due tipi di racconto vissuti in chiave simbiotica: quello fotografico e quello scritto/narrativo. Avvolti da un grembo grafico/editoriale, pronto a saldare il tutto con armonia e competenza. Un reportage che attinge spunti incrociati dall’occhio acuto dell’obiettivo di una macchinetta e dalla sensibilità lessicale di una penna. Due strumenti alimentati e arricchiti da un dialogo comune – ma non per questo uguale – che si spalleggiano a vicenda, andando a delineare una visione molto più ampia e intensa dell’esperienza tradotta su carta. Un tema che, probabilmente, avremmo il piacere di approfondire in futuro. Perché ora come ora, questo rapporto è pressoché castrato dall’emergenza virus.
Al quesito martellante sul come ovviare a questa situazione, ho avuto un’idea attinente al periodo e alle tipologie di ristorazione che r-esistono in questo periodo. E non avrei mai potuto metterlo in piedi senza il supporto di uno dei fotografi con cui ho sviluppato maggiore affinità professionale: Alberto Blasetti. Immersi in una situazione di distacco forzato – in cui il Delivery assume il ruolo di ancora lavorativa per moltissime realtà – abbiamo cercato di riprodurre la metrica di un reportage in stile Cook_inc., ma nelle proprie rispettive abitazioni. Confrontandoci step by step sugli assaggi, sulle percezioni sensoriali e sul quadro stilistico di scatti (coadiuvati dallo sguardo vigile della nostra editrice). Distanziati dalla quarantena, ma riuniti ideologicamente dalla condivisione del buon cibo. Nello specifico, del cibo Delivery di alcune valorose insegne romane. Partiamo da Roma per coerenza geografica e anche per supportare tanti cuochi e ristoratori in un contesto che reclama solidarietà e voglia di far rete ad alta voce. Cominciamo, come un numero zero, con il tono goliardico/speranzoso di chi setaccia la gioia e il convivio, quando questi sembrano dissolversi senza nitide prospettive temporali. Ma la salvezza dell’essere si annida anche in questi impalpabili sprazzi intenzionali.
One Night Before, su WApp. Waiting for the Meal.
Io: “Alby mi piacerebbe fare una degustazione del cibo in simultanea dopo che hai scattato. Forse è un’idea folle ma potrebbe trasmettere un senso di calore e realtà visto che quando siamo in servizio mangiamo sempre insieme. Che ne pensi?”
Alberto: “Se se, avoja se po’ fa. Ricorda di mandarmi per iscritto bene i nomi delle preparazioni, le tipologie e come idealmente andrebbero servite. Io qui forse qualche ciotola carina in stile jappo riesco a rimediarla. Già mi è capitato di fare shooting in casa, ma voglio approcciarlo in maniera inedita. Ma quindi arrivano a entrambi le stesse cose no?”
Io: “Esatto, ho preso un mix di tutto con qualche consiglio di Endo e Masako. Comincia a salirti il languore eh? Comunque i bentō sembrano molto belli esteticamente, ma alcune cose vanno impiattate dopo esser scaldate. O addirittura pare ci sia un pollo da cucinare con l’uovo colato all’ultimo, che mi invita moltissimo dalle foto che hanno messo su Facebook. Oh, mi raccomando aspettami allora prima di mangiare. Non fa’ er solito vorace. Che qui abbiamo solo one shot. Poi mi piacerebbe anche una serie di scatti post-degustazione che ne pensi? Per dare il senso di convivio domestico da delivery.
Alberto: “Si si, vai tranquillo. E comunque qui quello che da’ la sola e che non risponde di solito sei tu. Comunque conoscevo il formato Bentō pur non avendo provato il loro, perché già l’avevo scattato per un progetto con uno chef giapponese. Molto fico, sono curiosissimo. Mi immaginavo una serie di scatti più ordinati con tavola apparecchiata e altri più vissuti scanditi dal momento. Anche qualcosa mentre si riscaldano le pietanze. Ok per te? Ci sentiamo domani a pranzo quando consegnano allora eh?
Io: “Avoja. Non vedo l’ora. Perfettamente allineato”.
Episodio 3: A Rota di Eufrosino con Negroni dell’Italian Cocktail Club
Episodio 4: Pascucci al Porticciolo
Episodio 7: Spazio di Niko Romito
Episodio 8: 180g Pizzeria Romana