In tempi incerti nei quali ci si interroga sul futuro dell’alta cucina e le risposte che finiscono sul tavolo della discussione – almeno per il momento – non sembrano dare soluzioni confortanti o definitive, vale la pena affidarsi al sano pragmatismo, alla concretezza di chi guarda agli incrollabili valori della serietà professionale, della qualità a tutti i costi, dell’accoglienza, della sostenibilità economica e non solo di quella ambientale. Alcuni esempi di cuochi o patron illuminati certamente esistono in giro per il mondo, ma se si guarda solo alla realtà italiana un nome che è puntualmente sulla bocca di tanti è quello del ristorante Da Vittorio a Brusaporto, alle porte di Bergamo. Da sessant’anni circa – verranno festeggiati in pompa magna nel corso del 2026 – questo resort con camere, nascosto tra dolci colline ma strategicamente posizionato in una delle aree produttive più ricche d’Italia, è il regno incontrastato di una famiglia orgogliosamente orobica, i Cerea. Oltre a essere ormai tra le più longeve nel panorama della ristorazione italiana che conta, ha saputo creare un mondo dove il bello e il buono vanno a braccetto, dove la tradizione popolare e l’innovazione (per restare nei luoghi comuni della cucina scritta e parlata…) dialogano con ottimi risultati, dove le tre stelle Michelin incontrano gli ormai universalmente noti Paccheri Da Vittorio e dove il piacere dell’ospitalità a 360 gradi mette d’accordo tutti e funziona per tutti allo stesso modo, dal Vip di turno al neofita del fine dining al quale si schiudono, magari per la prima volta, le porte di accesso di uno dei templi della cucina italiana.
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