Una bella storia. Anzi, mettiamola così: una storia davvero bella. Che ci guardiamo bene dal misurare sul solo metro del successo. Sulla bocca di tutti, giovani e attempati, addetti ai lavori o meno, a qualche decina di chilometri appena da Parigi, Le Doyenné lo è da un bel pezzo. Prima addirittura ancora della sua ufficiale apertura. Ma, come dicono i francesi: kes-que-zé Le Doyenné? Letteralmente, in italiano: il Decanato. Un patrizio storico podere trasformato in destination restaurant, bello come pochi al mondo. Bonus pigliatutto: è anche un hotel con camere e suites, tutte differenti, tutte sublimi. Ma pure e soprattutto: un ristorante agricolo, orto pazzesco, a perdita d’occhio, campo aperto con tutti i crismi della sostenibilità a tavola omologati in testa delle priorità.
Hey hey, altolà! Non scappate, non fate gli schizzinosi. Giuriamo, non è una hipsterata. Non siamo in uno di quei posti che surfano sulle parole d’ordine del momento, tanto blabla, per far parte del poco selvaggio branco. Quello dei pecoroni sempre appresso alla moda della pubblicistica benpensante.
Introducing: James (Henry) e Shaun (Kelly). Si son costruiti un luogo di vita su misura, che a loro confà e a noi anche di più. Lungo fu il percorso che li portò dall’Australia natale sin alle porte della capitale francese. Rimboccatesi le maniche, ci hanno messo, una vita. Non fate come loro per scoprire quanto il sogno di Le Doyenné sia, per voi, a portata di mano. Andate al sodo, mirate al più semplice. Da Parigi, evitate le ore di punta annuncianti quelle della cena, filateci in una mezzoretta appena direttamente con un Uber Green. Sennò vi toccherà prendere la metropolitana, imboccare il primo RER della linea C che ingroppa la direzione di Saint Martin d’Étampes e del Sud parigino. Per poi scendere alla stazione di Bouray dove aspettare il taxi (col senno del poi, confesserete che sarebbe stato saggio prenotarlo prima) che in cinque minuti neanche vi sgancerà a destinazione. A men che non preferiate, mens sana in corpore sano e per ben mettervi in appetito, dai ferroviari binari di Bouray farvi una camminata d’una quarantina di minuti. (Oddio, ci sarebbe anche l’opzione bus, che però circola solo tra le 17 e le 21, non complicatevi la vita.)

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