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ecologia viva
È di nuovo tempo di Boscadrà
Non chiamatelo festival, o almeno non solo
Testo di
Greta Contardo
Foto cortesia
È di nuovo tempo di Boscadrà
4 minuti

Dal 4 al 6 luglio, tra le curve morbide della Val Borbera, accade qualcosa che non è solo un festival: è un invito a rallentare, a respirare, a riconnettersi. A pensare con i piedi nella terra e la testa tra le stelle.

Per il dodicesimo anno torna puntuale, come un sogno che non si vuole dimenticare, il Boscadrà, il festival ideato e organizzato da Cascina Barbàn e l’Associazione Paradiso Val Borbera. Un raduno gentile e visionario tra la bassa, la media e l’alta Val Borbera, la valle che non sapevi di cercare e che ora non vorrai più lasciare. Tre giorni che non sono un festival, ma un’epifania collettiva, dal 4 al 6 luglio 2025, dislocati tra la piazzetta di Borghetto di Borbera e Albera Ligure dove si trova Cascina Barbàn, l’epicentro. È lì che infatti nel 2013 ha iniziato a battere il cuore del Boscadrà, che pulsa ancora di quella stessa utopia rurale che l’ha fondato e si fa ogni anno centrale di sogni in nome di un’ecologia viva.

Boscadrà è il nome che potrebbe avere un incantesimo o una specie rara di albero. In realtà è un invito. A sognare il futuro nella forma di una valle che si prende il suo tempo, che chiama a raccolta chi ha ancora voglia di ascoltare il bosco e non solo di tagliarlo. Nasce con un’idea tanto semplice quanto urgente: rendere la cultura un atto agricolo, il paesaggio un interlocutore per produrre un’economia virtuosa per il territorio. Qui si sperimenta sul serio con modelli alternativi di fruizione turistica, di produzione culturale e di valorizzazione del territorio senza sfruttarlo. Il risultato? Un festival che contamina i generi, che mette insieme scienziati e cantautori, filosofi e contadini, bambini e visionari, senza paura di mischiare il sacro e il profano, il colto e l’incolto, il rurale con l’urbano, il selvatico con il domestico. E in qualche modo risponde a una domanda: come si vive bene, insieme, in questo tempo fragile?

Chi va al Boscadrà non cerca solo intrattenimento: cerca un senso. E lo trova in una comunità temporanea, fatta di anime che arrivano da città e campagne, da crinali e capoluoghi, per stare insieme in modo diverso. Sono circa 1.500 le persone (mai una di più, per ragioni ecologiche) che raggiungono questa valle ancora selvatica e tenace, per tre giorni di incontri, musica, vino, cibo, pensieri, poesia e politica del possibile. Tutte attratte da un magnetismo che non si spiega: si sente.

Il programma è una danza di elementi: dibattiti, concerti, dj set, laboratori, degustazioni, incontri, pranzi e colazioni contadine. Il tutto immerso in una natura energica, che non fa da sfondo ma partecipa e detta il ritmo. Quindi che succede? (qui il programma completo).

Venerdì 4 luglio a Borghetto di Borbera, ci si ritrova la piazza e alle 20:00, si cena con prodotti locali a cura del Ristorante Il Fiorile che fanno prefazione conviviale a una serata potente. Alle 21:30, l’incontro più atteso: Dialoghi sul crinale. Maurizio Carucci, contadino-cantautore e anima della valle e del festival, dialoga con Luca Mercalli, noto climatologo. Tema: la transizione energetica, con focus sull’impianto eolico del Monte Giarolo. Qui si parla di futuro, ma senza astrazioni: si parla di pale eoliche, di paesaggio, di scelte difficili, di coesistenza. Dalle 23:30, la festa si sposta al bar Tre Scudi, con musica e dj set. La transizione, dopotutto, è anche saper danzare sul crinale.

Sabato 5 luglio è il grande giorno con la notte lunghissima. Si apre Cascina Barbàn alle 16 con laboratori del saper fare, degustazioni, la cena contadina e una maratona musicale che unisce diversi linguaggi: si parte con il podcast live dei surreali e ironici Libri Brutti (con Auroro Borealo, Carlotta Sanzogni e Massimo Fiorio) per passare poi al live di Anna Carol, intimo e vibrante, e finire con il dj set nel bosco, sotto le stelle, con Jolly Mare, Jule e Poltergeist.

Domenica 6 luglio, infine, si inizia con una bella colazione sui prati, si ascolta un dialogo emozionante tra Maurizio Carucci e Andrea Staid, antropologo e attivista, tra parole, letture e pianoforti. Ci sono laboratori per famiglie, pranzo contadino, musica live in acustico. E poi ci si saluta.

Perché partecipare? Perché ti sentirai parte di qualcosa e, anche se non saprai bene cosa, ti ricorderà che si può vivere diversamente. E perché il Boscadrà è una scommessa che continua a vincere. Contro il consumo, contro la velocità, contro l’indifferenza, a favore della natura, della cultura, del futuro comune.

Non chiamatelo festival questo Boscadrà, o almeno, non solo. È un gesto collettivo, un rito ecologico, culturale e conviviale.


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