Pensano sia facile. Disegnare gioielli che riflettano molta luce, scrivere da Dio, scattare foto illogiche, comporre quella musica che rimane in testa, immaginare architetture da sogno, dipingere capolavori, surfare l’onda più alta di tutte, mettere in piedi un evento che sia indimenticabile. Ci sono iceberg molto grossi, sotto, e ovviamente c’è una parte emersa: gli altri vedono quella – solo la punta – ed è già lì che rimangono tutti meravigliati. Invece per certe cose bisogna avere un mucchio di talento, questa è la verità, ed essere persone in cui una certa intensità s’è concentrata in maniera assurda, tutta lì, tutta insieme. Perché si realizzano cose incredibili non quando hai più coraggio, ma quando inizi a desiderare qualcosa che è più forte di te. Forse significa proprio questo, fare le cose per bene: avere qualcosa da comunicare e trovare un modo meraviglioso per dirlo, e riuscire in qualche modo a tenere insieme un mondo fatto a pezzi, perennemente in fuga, sminuzzato in migliaia di immagini lunghe un istante.
Giulia Brighenti e Marco Belforti sono le due anime – diverse e complementari – del modenese Studio Savarin, “emporio di consulenza contemporanea” che si occupa di comunicazione, pubbliche relazioni e direzione artistica a tutto tondo. Creativi all’inverosimile, con un bagaglio di desideri enormi e un raro settaggio della mente capace di unire velocità di pensiero a tempi di reazione fulminei. Fanno accadere cose, creando connessioni e trovando ogni volta il modo di farle funzionare. Le ammantano di bello e di dettagli indimenticabili, della forza degli argomenti e di un modo sublime di riempire qualsiasi insenatura del sapere e fessura dell’esperienza, riuscendo a unire i puntini di storie seminate a latitudini lontane e a collegare cose apparentemente molto diverse tra loro. È quello il gesto che incanta, la loro chiave per scardinare tutto.


Il FuoriBolla è uno dei loro progetti, un evento che dal 18 al 20 ottobre 2024 si è mosso tra design, musica ed enogastronomia (e ovviamente Champagne) che ha messo insieme per tre giorni – in occasione della Champagne Experience – le migliori espressioni dei saperi, del savoir faire e dai sapori modenesi alla cultura dello champagne francese, coinvolgendo più di 20 locali del centro storico tra bar, enoteche, ristoranti, botteghe del mercato a realizzare menù e drinklist che interagissero con le superbe bollicine d’Oltralpe.
Insieme a loro, Première Italia di Mario e Alessandro Federzoni, selezionatori e distributori di Champagne sapientemente ricercati tra le grandi maison e i piccoli vigneron d’oltralpe. Una storia di famiglia, che tramanda questa passione tramutatasi in lavoro da generazioni, in una costante attenzione al gusto e alla qualità delle bollicine. E infine, l’altra anima di questa manifestazione, Origine Collective di Stefano Mella e Davide Gobbi, una giovane realtà dedicata all’unione e creazione di nuovi percorsi nel settore del food & beverage, grazie all’esperienza dei due fondatori, il primo attivo da anni nell’ambito commerciale in questo settore e il secondo appena rientrato nella natia Modena, dopo cinque anni trascorsi dietro al bancone prima e come manager poi al Lyaness Bar di Londra, inserito tra i migliori cocktail place al mondo dalla 50 Best.
Al FuoriBolla hanno aggiunto esperienze più “sartoriali”, come l’aperitivo al Mercato Storico Albinelli (con le golosissime “ostriche di maiale” alla modenese), il pranzo al ristorante Il Cavallino di Maranello che ha esaltato e ribadito la visione “Slow food, fast cars” di Massimo Bottura e dei suoi ragazzi, la visita guidata al Museo Ferrari, il servizio nell’area hospitality del Modena Calcio allo stadio Braglia. Abbiamo quindi scoperto un’insospettabile relazione tra Champagne e aceto tradizionale di Modena: un legame nato oltre un secolo fa, all’Esposizione Universale di Parigi del 1889, a cui parteciparono Maison De Venoge e Acetaia Giusti. In quell’occasione la qualità del pregiato balsamico emiliano fu premiata con la Medaglia d’Oro. La Maison della città di Epernay più recentemente (nel 2019) ha voluto ricordare il 130º anniversario dell’inaugurazione della Tour Eiffel con una cuvée speciale (Chardonnay, Pinot Meunier e Pinot Noir in parti uguali) e una bottiglia esteticamente elegantissima. È a forma di caraffa, per ricordare il modo in cui la grande aristocrazia europea di inizio XX secolo travasava lo Champagne nel cristallo, e che riporta sul fronte l’immagine della “Dame de fer”, in quanto unica “casa” autorizzata all’utilizzo del marchio della torre più famosa al mondo sulle proprie bottiglie.



A rievocare e a celebrare nuovamente questo incontro hanno contribuito le suggestive immagini de L’Incontro, progetto dal forte impatto visivo curato da Giulia Brighenti attraverso le fotografie di Alice Angelini in cui texture e particolari microscopici di champagne e aceto hanno arredato e impreziosito l’intera bottaia, la degustazione guidata da Claudio Stefani – diciassettesima generazione della famiglia Giusti – con un aceto tra i più antichi conservati in azienda e un super cocktail, l’Expo Royale Highball, realizzato dal bravo mixologist Davide Gobbi miscelando Champagne De Venoge a cura di Première Italia, vermouth Giusti, balsamico “5 Medaglie d’Oro”, whisky, bitter orange e tonica.
“Abbiamo cercato di creare una dimensione che potesse posizionare definitivamente Modena tra le mappe del vivere bene” racconta Marco Belforti. “Abitiamo una terra in cui sappiamo di godere di tante fortune, dalla bellezza dei luoghi alle eccellenze imprenditoriali, gastronomiche ed enologiche: il FuoriBolla è nato per essere un momento dinamico, inclusivo, che coinvolga centro storico e la città intera, le sue attività, le sue persone. Ci siamo costruiti la possibilità di vivere esperienze diverse, in spazi e momenti differenti, ognuno “su misura”, per condividere la cultura dello Champagne tra curiosi, appassionati e voci autorevoli e costruire ponti con i nostri valori, le nostre tradizioni e le storie che le accompagnano. La magia è lì, quando ti accorgi che alla fine ogni cosa è connessa, se ne sai leggere gli ancoraggi e fai diventare le differenze i punti di forza per conoscersi, capirsi, evolvere insieme. È così che crediamo possa nascere e svilupparsi qualcosa: da persone, ambiti e linguaggi diversi che riescono a dialogare fra loro. Noi vogliamo creare le condizioni ideali perché questo accada”.
È una prima edizione di cui essere soddisfatti, dunque, e Studio Savarin, Première Italia e Origine Collective sono già al lavoro per l’evento 2025. È previsto per il week-end del 3-4-5 ottobre con una serie di attività ed esperienze in programma in alcuni dei luoghi più iconici della città, che hanno già iniziato a presentare con una serie di spin-off programmati durante tutto l’anno, con l’intento di mettere “sul piatto” ancora più idee, più creatività, più bellezza, più storie che riescano a emozionare un numero crescente di persone, territori ed eccellenze.



Si può dire molto sul processo creativo che genera e sviluppa una qualsiasi forma d’arte: che sia una faccenda dell’intelligenza, una questione di “tenere alta la temperatura della cultura e della bellezza” …resta qualcosa di profondamente intimo, innato e micidiale. C’è bisogno di qualche testa pazzesca per convergere tutto in sintesi che siano concrete, e questo è un passaggio davvero affascinante, perché è lì che l’arte che tiri fuori da te stesso smette di essere inevitabilmente personale e diventa di tutti: qualcosa che anche gli altri riescono a vedere, e sentire, e stringere nelle mani. Qualcosa in grado di penetrare nella sensibilità comune, generando attenzione e un effetto di giusto, motivato e legittimo stupore, che convince di avere una chiave di lettura inedita per interpretare il mondo. E allora qualsiasi piccolo particolare può custodire il cuore del mondo; dunque, bellezza e verità possono trovarsi anche in dettagli piccolissimi, o in attimi molto brevi. Ogni oggetto, ogni luogo, ogni emozione, può racchiudere in sé una parte delle complessità e delle meraviglie di ciò che ci circonda.
Questi giovanissimi ragazzi hanno trovato il modo di spingersi oltre, e farlo funzionare, in una fascia dell’esperienza umana che è imprendibile. Le sensazioni sono molto reali, di solito non ci spingiamo così in là. Non dobbiamo far altro che credere a questo tipo di racconto, perché genera fatti, e amplia le percezioni che hai sulle cose. È il riassunto di un nuovo viaggio, un condensato di punti radicalmente estranei tra loro, ma coagulati un’unica traiettoria. Estremamente potente, a saperla cavalcare fa di te una persona che sta nel grosso della corrente e nel centro del mondo. Loro sono in grado di farlo e di portarci anche te.