78 gradi Nord: qualsiasi cosa si trovi a questa latitudine può vantarsi di essere “la più a nord del mondo” senza temere smentite. Siamo a 4.052 chilometri da Roma, 3.326 da Parigi, 2.046 da Oslo soprattutto ad appena 1.309 chilometri dal Polo Nord. L’arcipelago delle Svalbard non è un semplice punto sulla mappa: è il limite del mondo conosciuto dove l’Europa si dissolve nel ghiaccio e nel silenzio. Un gruppo di isole a malapena visibile sul globo, schiacciato sotto il perno del mappamondo, che dal 1925 appartiene amministrativamente alla Norvegia ma per moltissimi anni è stato “terra di nessuno”. Ricoperte (per ora) al 60% da ghiaccio, le isole Svalbard sono quel posto in cui la natura la fa da padrona, incontrastata e a volte pure incazzata. Sono il regno del re dei ghiacci: l’orso polare. Arrivare a questa latitudine è già di per sé un atto di sfida: non è un viaggio, ma un pellegrinaggio laico, una resa dei conti con sé stessi. Tutto richiede tempo alle Svalbard. Le ore di volo effettive non sono molte – circa sette dall’Italia – ma le attese e gli scali amplificano la percezione di star andando davvero molto lontano, in un altro universo che è sorprendentemente un Eldorado gastronomico.
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