Maido è Perù, Maido è Lima. Una città che ti assorbe e stordisce nella sua policromia di contrasti raccolti in un disegno urbano inimitabile. Variopinte infiltrazioni multietniche; povertà e ricchezza; architetture dismesse accostate a colossi moderni e reperti di civiltà remote. O ancora montagne, deserto e scogliere a strapiombo sull’oceano distese lungo un unico struggente paesaggio. Eppure, questo dedalo di scenari in apparente frattura rifulge di un’armonia che conquista il cuore e suggella un magnetico invito a tornare non appena ti accingi a lasciarla.
Forse una coincidenza, ma anche l’etimologia del termine Maido rimarca questo significato. Lo spiega Mitsuharu Tsumura, per tutti “Micha”, che proprio del ristorante Maido è chef nonché socio-fondatore giunto ormai al quindicesimo anniversario dall’apertura.
“Molti traducono la parola dal giapponese in un semplice benvenuto, ma il senso è molto più profondo – argomenta – è un nostro invito ricorrente a mettere voglia di tornare. Questo ristoro non deve esser percepito come un indirizzo da spuntare dalla lista dei luoghi da visitare una volta nella vita. Che tu sia peruviano o di qualsiasi altra parte del mondo, troverai sempre uno spazio pronto ad accoglierti con rinnovato entusiasmo”.
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