Intervista
custodi della cultura
La Libreria Internazionale Luxemburg riscrive la sua storia
Intervista a Gigi Ràiola e Marco Peyron per parlare della nuova caffetteria letteraria più piccola d’Italia, a Torino
Testo di
Sandra Salerno
Foto di
Daniele Ratti
La Libreria Internazionale Luxemburg riscrive la sua storia
8 minuti

Fondata nel 1872, con il nome di Libreria Beuf, la Libreria Luxemburg ha alle spalle 152 anni di storia. Dal 20 gennaio si è trasferita in uno spazio completamente rinnovato e – grazie al progetto architettonico firmato dallo studio torinese BRH+ – manterrà l’accesso su via Cesare Battisti con cinque vetrine. Un ingresso sulla poetica Galleria Subalpina e altrettante vetrine, una galleria nata nel 1874 ispirata ai passages parigini. Una storia romantica, fatta di grande passione, dedizione e amore per la cultura, tutta, non solo per i libri. Dal 2002 nelle mani di Antonio Pittarelli e Gigi Ràiola, i custodi della Libreria Luxemburg. Tante (belle) novità in questa nuova Luxemburg. Ne abbiamo parlato con Gigi Ràiola.

Come è stato questo cambio di location? Più triste o più felice, gioioso, se pensiamo alla storica Luxemburg come a una delle librerie più belle del mondo, secondo la stampa estera. È una nuova prospettiva, carica di energia.

Premetto: è stato un trasloco carico di felicità, per nulla triste. Una delle librerie più belle in cui ci si possa imbattere, che ha fatto un passo nel futuro. Siamo qui dal 20 gennaio, sono pochi giorni. A me sembra di essere qui da dieci anni! E credo sia la cosa più bella. Mi è successo dal primo giorno, mentre toglievamo le vetrofanie. È come mi fosse arrivata addosso un’onda immensa. Dico sempre che alcuni luoghi immaginifici sembrano usciti fuori da un bestiario medievale, hanno una propria anima, che si alimenta dell’energia di chi c’è dentro, dei librai, dei suoi abitanti che sono i lettori. E a volte prendono delle strade nuove. Anche questa piccola e nuova Luxemburg sta prendendo la sua strada e noi la stiamo assecondando. Barbara Brondi e Marco Rainò (BRH+) sono riusciti nell’intento, trasferire l’anima della Luxemburg in questi nuovi spazi. Adesso che siamo dentro vediamo e interpretiamo gli spazi in modo diverso.

Parliamo della città: come vedi Torino? Positiva o negativa?

Positiva, assolutamente. Fortunatamente le lancette dell’orologio scorrono solo in una direzione e, fortunatamente, questa è una città – ci metto dentro anche la Galleria Subalpina – sta diventando un esempio forte, di grande trasformazione. È un po’ come ci sentivamo prima delle Olimpiadi del 2006, alla fine degli anni 90: Torino, una città frizzante, accogliente, con tanta voglia di fare. Penso al Comune e a tutti i progetti legati alla rivalutazione delle biblioteche, il grande progetto del Valentino, che è strepitoso. Mi sembra ci sia la voglia, da parte di diverse realtà, di fare un passo avanti. Ma rispetto a quello che poteva succedere tempo addietro, ora c’è il desiderio di tenersi a braccetto, lavorare insieme, bellissime sinergie. Penso nel nostro piccolo, al progetto Luxemburg: la collaborazione con Baratti&Milano, poi con Dispensa. Ecco, rispetto al passato ora c’è la volontà di condividere la stessa visione e di farla diventare un progetto comune. Faremo cambiare idea anche ai detrattori che reputano Torino, spenta, grigia e noiosa.

Quindi è una città che sta crescendo e che guarda con dinamismo al futuro e che non resta in disparte.

Torino, è una città bellissima, non è più una città industriale. Ci sono tante idee, luoghi dove ritrovarsi per stare insieme, mangiare e bere bene, con proposte di grande qualità. Non è un mangificio. Qui abbiamo tra le più importanti iniziative culturali italiane, se penso al Salone del Libro, Artissima, TTF, Il Museo del Cinema, il Museo Egizio, la Gam. Torino ha il potenziale per esplodere. Bisogna solo accendere la miccia! Con la cultura si cresce economicamente. I paesi che hanno il PIL in crescita sono quelli che implementano progetti culturali, stimolano le persone ad accrescere la loro conoscenza. Le persone diventano più gentili meno arrabbiate: vanno al cinema, a visitare i musei, le esposizioni d’arte. Posso dire la mia, i musei dovrebbero essere tutti gratuiti, non solo una domenica al mese. Dobbiamo dare alle persone stimoli per accrescere il loro sapere.

L’editoria digitale – e tutto quello che è legato alleditoria online – spaventa chi come voi ha un luogo così ricco di storia e fascino?

Per noi è un punto di forza, non ci spaventa nel modo più assoluto. Dico sempre che ci sono dei luoghi in cui vince l’algoritmo umano che è diverso dall’algoritmo matematico che è impostato da un computer per guidarti su una determinata scelta. In libreria invece è diverso: vedo Marco che sta consigliando un libro alla signora Paola, sento lui che parla di quel libro, mi incuriosisce. Ed ecco la cosa più bella, ciò che accade: in una libreria hai la possibilità di crescere perché trovi quello che non stavi cercando. La lettura digitale ha una quota di mercato bassa. Il problema potrebbe essere rappresentato dai canali di vendita e dalle consegne che, a mio avviso, si dovrebbero far pagare. La mia analisi è più ampia e non riguarda solo la Luxemburg ma tutte le librerie della città, che siano in centro o in Barriera di Milano. Bisogna avere la capacità di guardare ai problemi che non sono tuoi. Ai miei figli dico sempre: “non sarai mai contento se il tuo vicino non è contento”.

Come mai la scelta di inserire uno spazio come la caffetteria all’interno della libreria? Anzi la caffetteria letteraria più piccola d’Italia (in soli 12 mq)

La nostra scelta è una scelta molto particolare: questa è una casa e noi siamo i custodi, gli abitanti sono i lettori. E come puoi vedere è costruita proprio come una casa: ci sono nicchie, stanze, poltrone per sedersi. E avevamo bisogno della cucina. La caffetteria letteraria è separata da tutto, ma è come se si guardassero, comunicassero. La libreria occupa la gran parte della superficie del nuovo spazio. Poi basta scendere, fare tre gradini e arrivi in un luogo che non ha più il pavimento in rovere naturale, ma in ceramica di Mutina, una porta che lo chiude, un piccolo gioiello di design. Qualcosa che ci lega, ma che al contempo è separato da noi. È una sorta di passaggio, come d’altronde anche la Galleria Subalpina che è ispirata ai passages parigini. Poi amavamo l’idea di offrire qualcosa di diverso ai turisti, anche internazionali. Tra qualche settimana nascerà un dehors dove potersi accomodare per leggere una rivista, un libro, sorseggiare un caffè, mangiare un tramezzino, fare colazione al mattino. Le librerie sono delle agorà. Alla fine, posso dirti una cosa? È stato un dono della vita dove cambiare location, ma molto faticoso, anche in termini di investimento.

Sembra proprio che la Civetta sia il tuo, il vostro, animale totem. Raccontaci da dove nasce questo amore.

Sì, la adoro. La civetta c’era già. È bella, è curiosa, attenta. È il nostro portafortuna ed è venuto naturale, far esplodere questa civetta per tutta la libreria. Anche sulle lattine del caffè, sugli ombrelloni che arriveranno tra qualche giorno, sui sacchetti. Avremo anche le mug per la caffetteria con la civetta e la scritta Luxemburg (e sì, saranno anche in vendita!).

Due parole con Marco Peyron, che gestirà la caffetteria e i progetti a essa collegati con la consulenza di Diego Dequigiovanni.

Marco, da una delle più conosciute e frequentate enoteche di Torino oltre ad altri progetti, alla gestione di uno spazio multiforme all’interno di una libreria. Come sta andando?

Nel limite del possibile e delle capacità, ridotte in questo momento, sta andando molto bene. Siamo in attesa di inaugurare lo spazio esterno, quindi al momento la proposta è spostata più sulla caffetteria. Manca ancora tutto ciò che riguarda la proposta vini e cocktail, speriamo di ufficializzare il tutto per i primi giorni di marzo.

Chiedo anche a te, come vedi immagini Torino, in ambito gastronomico, vista la tua esperienza.

Secondo me Torino è in crescita. C’è una crisi generale oggettiva, ma quello che vedo mi sembra molto interessante. Ci sono nuove idee e molta professionalità. Basta guardare la Galleria Subalpina, è un luogo magnifico che accoglie spazi molto diversi tra di loro ma che si incastrano alla perfezione. Il nostro è un progetto che prevede la collaborazione con molte delle botteghe che sono ospitate all’interno della Galleria: Baratti&Milano, Dispensa e Compagnia dei Caraibi e prevediamo anche di inserire alcuni prodotti de La Via del Tè.

Il caffè, 100% arabica brasiliana da un’idea di Diego Dequigiovanni in collaborazione con Costadoro. Diego, raccontaci questa collaborazione.

Mi piace fare da trait d’union. Pensando alla Luxemburg e ai suoi spazi, ho iniziato a riflettere: una libreria internazionale, caffetteria locale. Vini piemontesi, uno champagne prodotto da un piemontese, Alberto Massucco. Vermouth Carlo Alberto, ci troviamo in piazza Carlo Alberto. Il caffè tostato da Costadoro, è di un produttore di caffè brasiliano del sud, Minas Gerais “Casa Almeida Barreto”. Lo Specialty Coffee selezionato per il nuovo progetto “Luxemburg” è della varietà Mundo Novo, tostato con processo Naturale, proviene dalla Fazenda Vargem Grande a sud di Minas Gerais, altitudine che varia dal 1100-1200 mslm. Ha raggiunto 86.25 punti nella scala SCA. Lo abbiamo confezionato nelle lattine avvolte nella carta gialla, dove ritorna la mitica civetta, il simbolo di Luxemburg.


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