“Come si fa a spiegarlo a chi non l’ha mai provato? Mio padre mi ha portato per la prima volta a caccia di pernici quando avevo sei anni: la notte precedente non ho dormito per l’emozione. Quello che è difficile da capire è che sparare non è il punto: quest’estate sono stato a caccia per una settimana da solo, non ho preso nulla e non me n’è importato. A me piace la montagna, anche se ogni anno diventa più ripida” dice sornione Adriano Zanni, 66 anni, uno dei tre guardiacaccia che sovrintendono i 2200 ettari che compongono l’area faunistico-venatoria (ma una volta si sarebbe detto: la riserva di caccia) Cascina Emanuele a Grondona, provincia di Alessandria: siamo a otto km dall’uscita autostradale di Vignole Borbera, zone poco popolate, note ai più per i nomi dei caselli sulla rotta della transumanza estiva dei milanesi verso la Liguria.
La riserva nacque nei primi anni 50 per iniziativa di Edoardo Garrone, celebre fondatore della ERG (Edoardo Raffinerie Garrone, appunto): nato a Carpeneto – sempre provincia di Alessandria – si innamorò di questi luoghi per la grande presenza di selvaggina, pernici e lepri soprattutto. Per ottenere l’autorizzazione a creare una grande riserva faunistica, Garrone introdusse daini e caprioli dall’Ungheria: per ragioni amministrative, serviva la presenza di grandi mammiferi. Oggi, la proprietà della Riserva è suddivisa tra dieci soci in totale: a tenere le fila è il nipote Vittorio Garrone, vicepresidente di ERG.
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