Un ristorante per tutti. Altri direbbero: un posto infine democratico. Ma noi no. Piuttosto: un ristorante tale e quale, com’è e come semmai dovrebbero essere pure tanti altri. Senza prosopopee né checkpoint di selezione facciale all’entrata. Studiato per una fascia generazionale medio-alta-meno-meno, condivisa da un bel po’ della popolazione, giovane, intraprendente, assetata, affamata di sapere, cresciuta negli ultimi vent’anni nel cuore del ciclone della nordica rivoluzione.

Ah! Ahinoi! Ancora la cucina vichinga. Rieccoci a København, questa volta nel quartiere di Nørrebro. Avviso ai futuri immigranti, ai single solitari/e, a quelli che tra i propositi nutrono pure quello dell’addio al celibato/nubilato e di mettere su famiglia: in un laborioso nido d’amore, a due passi dal centro, proprio a Nørrebro, con tutti i comfort moderni e le amenità culturali del villaggio globale, esiste Jatak.

È proprio a Nørrebro che, seguendo i modaioli, sgambettiamo pure noi in un caldo week-end di fine agosto appena due passi fuori dall’albergo e subito troviamo, senza neanche l’ausilio di Google Maps, i punti cardinali del nostro hipsterico divagare per il giovanilistico circondario. C’è solo l’imbarazzo della troppa scelta. I bar, gli alberghi (il nostro, l’Ibsens, lo sconsigliamo a chi soffre di claustrofobia e a chi è più alto di 1.70 m a cui dice poco o niente dormire con i plantari fuori dalle coperte), i tanti negozietti artigianali e le boutique, isolette del tesoro illico-razzolato. E come fare altrimenti quando s’incappa (ve lo giuriamo! neanche a farlo apposta!) nell’outlet di Wood Wood, label di streetwear dal contenuto fashion non meno alto della qualità dei tessuti, con tutti i modelli repertoriati negli archivi – alleluja! – saldati al 60%? Non ancora satolli d’interminabili menu degustazione, le tentazioni e le taglie giuste non son affatto mancate.