Reportage
natura e spontaneità
Ana e Noris in viaggio tra terra e vento
Un incontro tra raccolta e cucina
Testo di
Lorenza Fumelli
Testo di
Gabriele Zanatta
Foto di
Paolo della Corte / Buenavista Photo
Da Cook_inc N. 15
Ana e Noris in viaggio tra terra e vento
14 minuti

I colori del bosco sloveno sono: il verde, prima di tutto. In mille sfumature. Poi l’azzurro del cielo quando riesci a scorgerlo tra i rami che si intrecciano ovunque sopra la tua testa. Il giallo, il bianco, il viola, il blu di centinaia di fiori diversi. Il Rosso dei capelli ricci di Noris Cunaccia, irrequieti sul suo volto spigoloso, intenso, segnato dalla natura come un quadro dal tempo, la cui bellezza non svanisce ma si accresce. E color Oro come i capelli di Ana Roš che incorniciano due occhi curiosi, intelligenti, appassionati. Noris, la raccoglitrice di erbe che nascono spontanee sulle Dolomiti. E Ana, la cuoca che ha dato dignità alla cucina del suo Paese, valorizzandone al massimo un territorio, portandolo direttamente dalla terra al piatto. Abbiamo passeggiato con loro nel bosco che costeggia il Soca (l’Isonzo), a Caporetto. Uno dei posti più belli del mondo, nascosto tra terra e vento.

Noris

Noris non ha una lettura comune del mondo che la circonda, e la esprime in un modo personale di parlare, di guardare, di muoversi. È portatrice di una sensibilità tangibile, penetrante, ti destabilizza a volte, ti imbarazza perché scalfisce le tue difese. È un potere che spetta solo a chi si abbandona per molte ore al contatto con la natura selvaggia, a chi impara a vivere di una grandezza superiore che non lascia spazio alle rumorose schermaglie tra esseri umani. 

Noris ha il privilegio di passare ogni attimo della sua giornata sulle montagne, le sue montagne, le chiama, dalla luce del mattino fino al tramonto.

Che una volta passato, trasforma quello stesso ambiente magico e incantato in qualcosa di oscuro e misterioso. Il suo cellulare non prende lassù, fino a quando con la notte non scende di quota. E fino a quel momento nessuno saprà niente di lei. In quelle lunghe passeggiate si porta addosso chili di erbe diverse che ha imparato a riconoscere negli anni, prima dalla madre e dalla nonna, poi dagli anziani del paese. Si inizia dai lamponi, dai funghi e si arriva a studiare le piante, ma solo col tempo. Agli albori delle cose da imparare c’è il rispetto per la natura. Non si raccoglie mai fino in fondo, si lascia sempre spazio affinché possa rigenerarsi, e bisogna conoscere bene l’ambiente per non farsi uccidere. Dagli animali come dalle piante stesse.

Sono due le erbe che raccoglie Noris appena entra in un bosco. La prima è la piantaggine, perché fa da cerotto, da benda, la seconda è lo sfross perché fa da fazzoletto per il naso, da stoffa per pulirsi perché la carta non è permessa, tanto meno si lascia. Sono foglie grandi, quelle dello sfross, rassicuranti. Si trovano ai bordi dei sentieri anche trafficati, fino al centro del bosco: mai raccogliere quelle più esposte al passaggio delle macchine, spiega. Assorbono l’inquinamento. Poi raccoglie l’acetosella, un’erba che puoi masticare quando hai bisogno d’acqua, perché camminando, arrampicandosi, piegandosi e salendo, succede che la saliva si asciughi e arrivi la sete. L’acetosella allevia.

Noris e suo fratello Giovanni hanno un’attività che si basa interamente sulla raccolta. Trovano, puliscono e in un laboratorio lavorano le erbe per farne ogni derivato possibile, dalle tisane alle conserve agli sciroppi. E per ogni personalità, direbbe Noris. Poi spediscono ovunque nel mondo, ovunque siano richieste, fino a esaurimento. Noris e Giovanni sono portavoce di un mestiere antico, ormai talmente sconosciuto da renderli pionieri. 

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