Testo e foto di Andrea Donà
Invito a cena con…il Rum delle Barbados, il gioco di parole con il celebre film di Robert Moore del ’76 è l’incipit giusto per ascoltare la storia di Alexandre Gabriel. Figlio di contadini, spirito eclettico e un po’ troppo esuberante per i ritmi lenti della placida campagna del Cognac; al punto che, a un certo punto della sua vita, decide di volarsene ai Caraibi con l’idea “bizzarra” di produrre Rum di qualità. L’occasione per conoscerlo arriva grazie al Bar Show a Roma e a una cena al Ristorante Del Frate organizzata da Compagnia dei Caraibi distributore italiano degli spirits di Maison Ferrand, la storica distilleria di Cognac rilevata nel 1989 proprio dal nostro “contadino globetrotter”, Alexandre Gabriel.
Barbados entra nella storia del Rum caraibico già dalla metà del 1600 ed è proprio da questa isola che, nei primi anni ’90, inizia l’opera di Alexandre. Forte delle sue competenze come mastro distillatore in patria e intenzionato a investire nei migliori rum locali, sigla accordi commerciali con diversi produttori accomunati dall’essere depositari di una tradizione secolare fatta di attenta manualità e lunghe attese. Nasce la linea Plantation: rum artigianali realizzati in uno dei luoghi simbolo dello spirit più celebre dei tropici. I Caraibi diventano la seconda patria di Maison Ferrand che oltre a Cognac e Gin inizia a produrre Rum “capaci di emozionare”. Si moltiplicano le distillerie, da Barbados a Jamaica (con la partnership in National Rum of Jamaica e le acquisizioni di Clarendon Distillery e Long Pond Distillery), da Trinidad a Panama passando per la Guyana, senza dimenticare Paraguay e Isole Fiji.
La ciliegina sulla torta arriva nel 2017 quando Alexandre acquista, sempre a Barbados, la mitica West Indies Rum Distillery poco fuori Bridgetown. Distilleria storica costruita nel 1893 da George Stade – ingegnere tedesco specializzato nella fermentazione della canna da zucchero e nella distillazione – davanti a una spiaggia “cartolina” di sabbia bianca e mare turchese. Ogni rum viene prodotto seguendo ricette e peculiarità locali, affiancate da una cura maniacale nelle fermentazioni “speciali” con lieviti autoctoni, da ceppi vecchi di centinaia d’anni e sapienti operazioni di blending (anche per i vintage selection) affinché solo i migliori lotti possano affrontare, dopo il primo invecchiamento nei Caraibi in botti utilizzate per il Borboun, l’affinamento conclusivo in barriques da Cognac presso la Maison Ferrand.
Differenti le scelte per i legni utilizzati: dalle querce californiane di secondo passaggio, ai restiling con doghe di mango tostato, fino alla quercia del Tronçais nella foresta francese dell’Alvernia, madre delle botti transalpine da più di 5 secoli. Tre i Plantation Extreme Barbados Rum single vintage degustati (2007, 2000 e 1986) durante la serata speciale. Tutti ambasciatori della cultura esuberante del rum delle Barbados, da sempre caratterizzato da un cuore caraibico e una testa europea, francese in questo caso. Nei canoni la 2007, intrigante la 2000 con aromi “atipici” e un gusto che non punta sulla dolcezza ma su note eteree e smaltate, decisamente ricco di esteri sullo stile giamaicano. Personalmente ho apprezzato moltissimo la 1986: esplosiva al naso con un tripudio di passion fruit e albicocca disidratata, corposa nel sorso, molto raffinata ed elegante nel lungo finale.
I rum di Plantation sono degli autentici globetrotter, proprio come Alex; ognuno di loro conserva le origini di un territorio e il racconto di una comunità, perfettamente fusi con una tecnica di affinamento consolidata nel tempo.