Testo di Greta Contardo
Foto di Gabriele Stabile
Speciale Al Mèni 2020: nel cuore di Rimini e non sul lungomare per sfruttare al meglio gli spazi aperti del centro cittadino; tra italiani e con poche affluenze straniere, contenuta nelle dimensioni ma non nelle intenzioni; con file ordinate e distanziate. Suggestiva con nastri colorati da una parte all’altra della Piazza, festante e felliniana più che mai nell’anno del centenario dalla nascita di Federico Fellini, riminese, Maestro del Cinema italiano.
L’idea che muove l’evento – sognato e attuato da Massimo Bottura – è sempre la medesima: tante mani (Al Mèni in dialetto romagnolo, dal titolo di una poesia di Tonino Gurerra) in movimento tra Piazza Cavour e il Giardino delle Mimose adiacente. Ci sono le mani dei produttori emiliani del Mercato delle Eccellenze, che espongono, consigliano, raccontano i prodotti del territorio emiliano come il Parmigiano Reggiano, i salumi di Mora Romagnola, il Culatello di Zibello, verdure fresche, il miele, le marmellate, i Presidi Slow Food della zona, i Grani Antiche della Valmarecchia e i prodotti da forno.
Ci sono i laboratori a cura di Slow Food Emilia Romagna e gli incontri tematici sulle “terre future” per immaginare nuovi scenari agricoli e gastronomici e sensibilizzare al consumo consapevole. Ci sono le mani degli artigiani nello spazio Matrioska, poliedrico, punto d’incontro di ceramiche, illustrazioni, abbigliamento, accessori e “fatto a mano” creativo. C’è lo street food creativo di dei cuochi di CheftoChef, guidati da Alberto Faccani, Davide Di Fabio e Takaiko Kondo, con panini e frittini d’autore tutti diversi purché “da passeggio”; e c’è il cibo da strada dei pescatori amici di “Rimini per tutti” con pesce fritto e grigliato accompagnato con l’immancabile piada. C’è l’Enoteca per chi vuol percorrere un pezzo di strada tra le etichette della regione. Ci sono anche gli spettacoli circensi in piazza, i tarocchi, le giostre, i pop corn e lo zucchero filato.
E poi c’è il mitico tendone del Circo dei sapori 8 1/2, ridimensionato con accesso contingentato. Lì sotto, per 3 giorni, si sono alternati e incontrati in cucina 12 talentuosi chef italiani e 12 chef “locals” emiliani, chiamati da Enrico Vignoli e Andrea Petrini. A ciascuno il compito di preparare un piatto espresso a propria scelta purché stra-buono e di dialogare sul palco con Andrea Petrini mentre la coda per entrare e mangiare scorreva. Nel frattempo il backstage era un insieme fluido di cuochi e risate, di ricordi di cucine condivise in tempi quasi dimenticati e di mani che si danno una mano.
Abbiamo fatto un salto a Rimini nel giorno di chiusura, Domenica 27, il giorno climaticamente più infelice; ma non è stata certo un po’ di pioggia scrosciante a fermare la magia. Sotto la protezione del tendone all’ora di pranzo si sono divertiti prima Antonio Ziantoni e la crew di Zia a Roma (Andrea Mele e Christian Marasca) che hanno messo sul piatto un apprezzatissimo Capitone in gratella, cipolla e dragoncello. A seguire Lorenzo Stefanini, Benedetto Rullo e Stefano Terigi, aka i Giglio Boyz di Lucca, hanno fritto animelle come se non ci fosse un domani e così tenere e dorate, le hanno servite con una raffinata salsa al pepe verde, classica e intramontabile.
Pausa, pioggia e poi alle 19 in punto il gioco è ripartito a tutto Taco con Giorgio Servetto dal ristorante Nove ad Alassio con salsiccia di ventresca di tonno, salsa al patanegra ed erbette liguri. Giuliano Baldessari dal suo Aqua Crua a Barbarano Vicentino, ha proseguito con le Tagliatelle, ma di alga kombu al nero di seppia con una sferzata fresca e agrumata di kaffir lime. Antonio Zaccardi ha fatto faville con il suo Risotto alla marinara, un must al suo Pashà di Conversano: un “semplice” risotto al pomodoro perfetto, con un profumo devastante cui non puoi rimaner indifferente, origano, burro e pane di Altamura bruciato spolverato sopra. Sa di pizza e crea dipendenza. Chiude lo show Lorenzo Lunghi, lucchese con la Francia nel cuore, ora a Milano al Ristorante Torre di Fondazione Prada. Suoi i Ravioli di trippa, melanzane bruciate e salsa al nero di seppia e frattaglie che non ti aspetti: un mix di elementi forti, indipendenti, inaspettatamente corali e armonici.
Magica Al Mèni 2020, come sempre, perché è un teatro, un mercato, una festa, un evento certo; ma è soprattutto incontro di mani, di cuori, di persone e di belle idee.