Pollo fritto, bombe e tradizione italiana, dal modello del cuoco abruzzese alle case dei post-quarantenati
Testo di Lorenzo Sandano
Foto di Alberto Blasetti
Illustrazione di Federico Taddeucci
L’effetto fase due ha causato un atipico miscuglio di incertezze e speranze a cascata. Non solo nel campo (ahimè) affaticato della ristorazione. Osservo gesti di tiepida rivalsa territoriale – tra parchi, baretti e supermercati – da parte di molti romani sul suolo natio. Figuratevi quale effetto poteva causare su un profilo fuori confine (e un po’ fori de capoccia) come quello del nostro fotografo Alberto Blasetti: abruzzese sottratto alle proprie scampagnate agresti e braciolate primaverili. Avete idea di cosa significhi tenere a bada i suoi istinti bradi da ruspante marsicano?
Per sedare questi appetiti, ho scelto di concedergli un pizzico di sano Abruzzo, nel nuovo episodio del nostro Delivery Report. Facendogli recapitare il box a domicilio di Spazio Bar & Cucina dello Chef Niko Romito. Non fraintendete. Amiamo giocarci su – come sempre in questa serie di reportage – ma la realtà è che non potevamo esimerci dal raccontare un modello così centrato, efficace e meticoloso come quello architettato – negli ultimi anni – dal team dello Chef tristellato del Ristorante Reale Casadonna.
Parliamo di un sistema tentacolare dalle molteplici applicazioni, letture e identità. Saldate in trasparenza attraverso metodo/filosofia universale. Oltre al sopra-citato ristorante, contiamo: IN (intelligenza nutrizionale) nei contesti ospedalieri; il format Spazio (Milano-Roma); la Scuola di Formazione; progetto BOMBA; ALT Stazione del Gusto; Laboratorio PANE e la fruttuosa partnership internazionale con Bulgari Hotel. A motivare ulteriormente l’impellenza del nostro servizio, è stato l’approccio riflessivo, sagace e anche auto-ironico promosso da Romito nel pieno della quarantena. Fino alla riapertura, in veste Delivery, del locale Spazio Roma che avevamo seguito sin dall’inaugurazione proprio su queste pagine. Non voglio spoilerare eccessivamente però, tutti quei contenuti che lo chef ci ha gentilmente concesso in una sostanziosa intervista. Che vi consiglio di divorarvi proprio qui sotto, nel consueto QuarantineQuest.
Un passo indietro e una piccola curiosità. Tutti abbiamo seguito con entusiasmo la tua brillante comunicazione a base di cartelli nel periodo iniziale di questa quarantena. Smanettando tra i social, risulta spontaneo un parallelismo con il celebre profilo Instagram @adudewithsign: puoi dirci se ci sono analogie con questa idea? Puoi raccontarci alcuni retroscena della tua sagace iniziativa in tempi di crisi?
Volevo strappare un sorriso prendendomi poco sul serio, affrontando con autoironia la mia lontananza forzata dalla cucina. Ma tutto nasce da una telefonata della redazione Abruzzo della Rai che mi aveva chiesto di lanciare un messaggio invitando tutti a restare in casa. Non avevo a disposizione altro quel giorno che un foglio e un pennarello e ho pensato che nella sua semplicità sarebbe stato efficace recitare un “Stetv alla casa” scritto a mano sul primo supporto che avevo a disposizione. Ho trascorso la mia quarantena a Casadonna e ho ripreso a cucinare per me stesso cose semplici, piatti tradizionali, i tipici classici. E ogni giorno mi veniva in mente una frase legata a quei piatti che dietro un apparente nonsense conteneva tanto valore e significato. Scrivere sui cartoni, l’unica cosa immediata che avevo a disposizione, e stimolare una riflessione sulla cucina italiana di tradizione, di casa, mi ha aiutato a mettere a fuoco ancor di più quanto il lavoro sulla gastronomia oggi sia vissuto attivamente da ognuno, sui social e nella vita quotidiana. Ho scoperto solo verso la fine della mia serie di post su questo tema che @dudewithsign era sui social una specie di autorità dei cartelli e la somiglianza nella scelta mi ha fatto davvero sorridere e riflettere. Semplice è efficace.
Il tuo è uno dei sistemi più solidi e rodati in Italia da un punto di vista di imprenditoria trasversale e fondata sulla qualità. Prima c’è stato un necessario stop a ridosso dell’emergenza, poi la ripartenza con il delivery di Spazio Bar e Cucina. Come è stato vissuto questo passaggio di transizione con i tuoi collaboratori e con quale meccanica lo avete messo in moto?
Durante i giorni d’isolamento ho vissuto come tutti sensazioni contrastanti. Ero preoccupato per l’emergenza sanitaria, per le cattive notizie che arrivavano dai media tutti i giorni sul numero di contagi e sui lunghi tempi di fermo che toccavano a tutto il paese. Il sistema imprenditoriale che ho costruito in 20 anni di grandi sacrifici insieme a Cristiana e tutto il gruppo è stato bloccato. La pandemia è stata come un freno a mano tirato all’improvviso su una macchina in corsa. Avevo comunque deciso di chiudere tutte le mie attività ancora prima che il blocco fosse definitivo e coercitivo, per un senso di responsabilità nei confronti dei miei dipendenti e dell’intero paese.
Capirete quanto peso anche psicologico abbia per una azienda che si è costruita da sola prendere la decisione di tenere in stand by un gruppo di 110 persone, ma lo abbiamo fatto con la speranza che questo rallentamento potesse trasformarsi in una opportunità. In fondo ho avuto il tempo di fermarmi a riflettere, a ragionare su cosa poter fare per tenere in qualche modo in movimento il mio sistema ma anche per dare un segnale positivo a tutto il mio gruppo. E così con l’avvicinarsi della Pasqua ho deciso di riaprire il Laboratorio PANE a Castel di Sangro e partire con la produzione di un numero limitato di Colombe. Abbiamo venduto 500 pezzi circa rispetto ai 200 che inizialmente avevamo calcolato di produrre. Ho sentito tanta vicinanza nel gesto di chi ha comprato quelle Colombe e i pacchetti di dolci e biscotti e confetture che avevamo messo online. E mi ha dato la carica per ripartire e organizzare in qualche giorno il progetto di delivery con Spazio Bar e cucina a Roma. Con quale meccanica lo abbiamo messo in moto? Abbiamo soltanto deciso di farlo, di rischiare un po’ e di investire tutto il know how che abbiamo come gruppo per esplorare un mercato a me prima sconosciuto. E sono felice di averlo fatto esattamente così, rispettando anche nel delivery l’identità del progetto Spazio Bar e cucina.
Sappiamo che segui con attenzione e scrupolosità la ristorazione internazionale e le sue differenti forme di applicazione (spesso distanti dal modello italiano). La proposta delivery era già una formula aderente all’identità di Spazio? Esistevano delle criticità da affrontare?
Noi su Roma avevamo già prima della pandemia iniziato a ragionare su come far arrivare a casa alcuni dei nostri piatti iconici, affiancando il delivery all’attività di ristorazione nel nostro locale in Piazza Verdi. Naturalmente in questa situazione abbiamo dato una accelerata, creato un menu dedicato alla consegna a domicilio, studiato e migliorato nei giorni i packaging più adatti e siamo riusciti così a far arrivare sulle tavole dei romani il nostro Pane caldo, le Bombe dolci e salate, il pollo fritto e tanto altro. È un’esperienza per me incredibile, sto scoprendo quanto conti e incida la logistica in un modello del genere e quanto sia importante essere attenti ai dettagli, dalla comanda alla produzione, dal confezionamento alla consegna nei tempi. Il servizio è importante tanto quanto la qualità del cibo, questo principio base accomuna tutti i modelli di ristorazione.
Metodo di conservazione, packaging, consegna. Come è stato studiare una selezione piatti e proposte che preservassero integrità anche in un box formato delivery?
La scelta è naturalmente ricaduta su quei piatti che potessero agevolmente affrontare il viaggio senza perdere nulla in gusto, temperatura e resa. Abbiamo in menu dei prodotti che si prestano a essere consumati anche non nel punto vendita, penso alle Bombe che anche in questo caso – con il delivery – sono risultate essere un best seller. Abbiamo lavorato su un contenitore diverso che ne conservasse inalterate le peculiarità e ha funzionato. Così come con il pollo fritto intero, un must di Spazio Bar e cucina anche in versione consegna a domicilio. Evolviamo ogni giorno, questa esperienza mi sta insegnando tanto anche sull’importanza del packaging, soprattutto sulle infinite possibilità di renderlo funzionale e allo stesso tempo poco impattante sul costo finale del piatto e sull’ambiente.
Riproducibilità, chiarezza e costanza sono punti fondamentali della filosofia da sempre promossa nei tuoi locali. Soprattutto nel format di Spazio. Che coordinamento e manodopera avvengono nelle retrovie di questa situazione particolare?
Questo è un altro aspetto importantissimo di questa esperienza con il delivery: il coordinamento del personale in una logica che si basa sulla velocità e sulla perfetta esecuzione. Siamo – io in prima persona insieme a Gaia e il team di cucina – operativi dal mattino per le preparazioni e lato servizio invece Sabrina (Restaurant Manager di Spazio Bar e cucina) coordina tutte le altre attività, dalla ricezione dell’ordine al controllo sulla consegna del cibo.
I prodotti legati al format Pane assumono sicuramente una lettura molto efficace e versatile in una logica di trasporto e rigenerazione che già stavi portando avanti da un po’. Vuoi raccontarci evoluzioni o dettagli di questa entità che ti ha sempre visto molto coinvolto sul campo?
I prodotti della linea PANE stanno avendo un successo silenzioso ma importante. Quando abbiamo attivato la vendita online delle Colombe e dei pacchetti degustazione non mi aspettavo tanti ordini. Così come ora con il delivery di Spazio Bar e cucina! Abbiamo in menu confetture, nettari di frutta, i biscotti e i dolci da forno PANE che soprattutto a ridosso del weekend sono super richiesti. PANE è il simbolo della mia ricerca sulle materie prime, sui grani antichi, sulle tecniche di lievitazione e impasto e lo sviluppo di questo progetto è una delle mie priorità. Vorrei che la mia pagnotta potesse arrivare nelle case di tutti, mi piacerebbe poter democratizzare il consumo di un prodotto così semplice ma non sempre di grande qualità. Sto quindi lavorando su un packaging adatto al trasporto del mio pane (che esce dal laboratorio di Castel di Sangro a una temperatura di -20°) senza che questo ne comprometta la qualità ed evitando che incida troppo in termini di costo sul consumatore finale.
Che sistema di Delivery utilizzate? Quali piattaforme consigliate? Come avete scelto le zone di Roma da rifornire?
Abbiamo un contratto di servizio delivery con una delle piattaforme più accreditate in questo settore. Il raggio di consegna in questo caso non dipende da una nostra scelta. Diversamente avremmo consentito al nostro cibo di coprire quanti più quartieri possibile.
Molti ristoratori e addetti al settore espongono perplessità su alcune lacune del delivery, quali il contatto con la clientela o la forma interrotta di accoglienza. Pensi che sia necessario fare paragoni tra la ristorazione canonica e questo formato inedito da maneggiare per molti?
Il delivery è in Italia una “forma di ristorazione” ancora non esplosa in tutte le sue opportunità. Concettualmente arrivare a domicilio, che sia a casa o in ufficio, è un plus incredibile per chi decide di legare una parte del proprio business a questo format. Credo sia piuttosto normale che ci siano ancora delle lacune. Ma sono fiducioso, tutto può sempre migliorare.
È una forma di attività sostenibile per lavorare in questo momento critico per tutti? La ristorazione può farci affidamento?
Io sono del parere che qualunque cosa si faccia, bisogna farla immaginandola al meglio. Questo significa che nel nostro caso per riattivare la cucina di Spazio a Roma e lavorare con il delivery abbiamo dovuto ricostruire una squadra che potesse assicurare la riuscita dell’operazione. E questo significa sostenere dei costi, investire in tempo e risorse e accettare il compromesso necessario di dover destinare una parte del budget alla logistica esterna. Per cui, per rispondere alla domanda, bisogna essere ben strutturati anche per una operazione apparentemente leggera come il delivery e valutare nel medio periodo quanto sia sostenibile prima di poterci fare affidamento.
La clientela sta rispondendo bene? Da quali zone di Roma arrivano più ordini?
Sta rispondendo molto molto bene. Abbiamo sentito tanta vicinanza ed entusiasmo soprattutto nelle zone limitrofe Piazza Verdi. Riceviamo tanti ordini di consegna nei quartieri Parioli e Pinciano, come se i nostri clienti avessero avvertito la mancanza della colazione, del pranzo e della cena di Spazio. Ma abbiamo anche avuto la possibilità di farci conoscere da chi non era ancora mai venuto fisicamente nel nostro locale e di far provare loro il nostro cibo a casa. Ci aspettiamo di vedere tante nuove facce diventate amiche in questi giorni non appena avremo la possibilità di riaprire le porte di Spazio Bar e cucina.
Conosciamo bene la tua attitudine scientifica e rigorosa legata alla fruibilità, alla resa e alla performance di ogni ricetta elaborata in cucina. Quali sono i consigli e i tempi per consumare al meglio le pietanze e i prodotti che selezionate? Avete predisposto delle indicazioni per indirizzare i consumatori?
L’approccio rigoroso alla ricetta e alle materie prime che caratterizza la mia filosofia di cucina mi ha consentito di studiare un’offerta che non preveda complicazioni per il cliente. Se mi metto nei panni di chi riceve a casa il cibo che ordina io vorrei mangiarlo subito! Ma allo stesso tempo tutto è pensato per essere consumato nei tempi che ognuno preferisce. Puoi ordinare una Bomba la sera per la colazione del mattino successivo e con un passaggio in forno di 3 minuti consumarla calda come appena sfornata.
Questo periodo di crisi condivisa – nonostante le numerose incognite – può essere letto anche come un’opportunità per tessere un sistema sano tra ristoratori? Hai avuto scambi di vedute o contatti significativi con alcuni tuoi colleghi? Vuoi evidenziare qualche tema a cui tieni?
In generale ogni momento di crisi rappresenta anche una opportunità e la tenacia, la creatività e la cultura che come paese Italia ci portiamo dietro è tale per cui sapremo con grande sacrificio ripartire tutti se possibile più motivati di prima. Sento i miei colleghi spessissimo, ci scambiamo messaggi e telefonate ogni giorno cercando di ipotizzare come sarà il futuro della ristorazione. Potrebbe essere l’occasione per il nostro paese di fare rete e di essere attraenti non soltanto per chi viene dall’estero ma per l’italiano stesso, puntando sulla qualità, sui servizi, sul territorio. Quando tutto sarà tornato alla normalità io stesso programmerò un tour tutto italiano per scoprire quelle realtà anche non centralissime che però rappresentano la grande ricchezza dell’Italia.
L’ultimo intervento del Presidente del Consiglio ha destato diverse polemiche nel settore della ristorazione. Hai tue opinioni in merito? Anche in relazione al futuro del fine-dining.
Assecondare le polemiche in questo momento di incertezza non ha molto senso. Credo piuttosto che ognuno debba concentrarsi sulle potenzialità non ancora espresse della propria azienda e ripartire con un approccio positivo. Questo è quello che vorrei fare io con i miei locali, ripensare a ogni format in un’ottica di miglioramento tenendo conto delle inevitabili conseguenze che questa interruzione improvvisa avrà sull’economia. Sono convinto che l’altissima ristorazione espressione di ricerca, innovazione, attenzione ai dettagli, continuerà a funzionare molto bene a patto che ci si concentri sui principi di semplicità, sostenibilità, identità, preparazione, personalità.
Tu e la tua squadra siete fiduciosi per la ripresa della ristorazione italiana dopo la quarantena? Pensate che la rete di delivery avrà respiro maggiore e continuativo dopo questo momento storico?
Questa esperienza seppur breve con il delivery ci sta facendo riflettere sulle potenzialità del cibo consegnato a domicilio. Credo che il delivery non possa garantire da solo la sostenibilità di un’attività di ristorazione classica. Può però rappresentare una interessante opportunità che viaggia parallelamente a un modello già funzionante, può anche aumentarne il fatturato se si approccia anche in questo caso in maniera scientifica all’offerta. La scelta di mangiare a casa è stata in questi 2 mesi una necessità ma in tanti ne hanno colto anche l’aspetto più confortevole e piacevole. Inevitabilmente occorrerà fare una riflessione su questo fenomeno e rispondere ciascuno con il proprio modello e in base alla propria sensibilità. Quello che abbiamo costruito con Spazio Bar e cucina rispecchia la filosofia gastronomica di tutti i miei locali: rispetto delle materie prime, attenzione all’aspetto nutrizionale del piatto e appagamento dei sensi.
DELIVERY REPORT
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Io: “Contento cucciolotto? Oggi lavori doppiamente in casa. C’è tutto il tuo Abruzzo mancante all’interno di questo bellissimo packaging. Certo, non saranno i tuoi adorati arrosticini e le tue cofane di pecore alla callara, ma dal profumino di pollo fritto che emerge dal box rosso fuoco direi non ti puoi proprio lamentare!”
Alberto: “Cretino. Mica rientro in questa categoria di luoghi comuni paesani che ti piace sfoderare. Comunque si, sono molto felice di questo pacco. Anche perché avevo già scattato i prodotti di Niko, ma in questa veste lo sai diventa tutto più stimolante. E infatti avevo pensato di tirare in ballo un taglio molto conviviale, cristallino e rinfrancante come quello che mi trasmette questa serie di assaggi pensati per il delivery di Spazio. Ci stai dentro? O ti è già esplosa la testa alla vista della Bomba alla crema?”
Io: “Sono connesso Alb, ma stavolta tocca sbrigasse non solo per la mia fame da rapace: Niko ci ha specificato che ogni assaggio è stato realizzato e confezionato al minuto per garantire resa e fragranza istantanea nelle tempistiche di trasporto dal locale ai nostri appartamenti. Uno studio pazzesco. E comunque convengo perfettamente sullo stile che hai individuato. D’altronde lo spirito di condivisione, tra portate e bocconi italici, è uno dei tratti fondanti proprio del format Spazio Bar & Cucina di Roma. Ora vedi di scattare veloce anche tu però. Se deragli dal timing di assaggio ti tocca prepararti due spaghetti alla chitarra col ragù di agnello che tieni come fonte di emergenza in freezer poi”.
Alberto: “Maledetto! Come fai a sapere che ho la polpa di agnello in freezer? Vabbè va, uno a zero per te. Ma recupero con l’obiettivo puntato sul tavolo. Il mio pollo fritto reclama vendetta”.
Pollo fritto e patate fondenti: per chi l’ha già provato – in una delle insegne di Niko – non ha bisogno di eccessive presentazioni. Simbolo del collaudato binomio replicabilità/qualità griffato Romito con foggia ultra popolare. Un kilo e due di gioia, in formato pollo ruspante, fritto intero in olio alto oleico con friggitrice a pressione. Ma ehi, solo dopo aver subito i passaggi di marinatura in erbe mediterranee, inoculazione di salamoia special e maturazione in cella frigo a temperatura controllata. Sintesi materica di un cibo estremamente familiare nelle sue fattezze, ma pazzescamente ricercato nella manodopera tecnica che avviene nelle retrovie. La vera sfida dunque, mantenere il livello anche in una versione a domicilio. Come sempre, la squadra di Spazio non sbaglia un colpo: carni umide e polpose senza cedere in masticabilità; pelle crispy e sottilmente bollata smarcando untuosità indesiderate; sapore pieno e robusto. Casalingo ma sofisticato al tempo stesso. Sodalizio d’élite con le patate novelle (anch’esse fritte alla perfezione) che approdano nel box ancora calde. Entrambi lustrati e abbracciati, in un valzer sontuoso di intingoli, con la maionese fornita in dotazione. Voci di corridoio narrano che il Blasetti abbia fagocitato mezzo pollo con un sol boccone senza usare le mani (perché impegnate a reggere la macchinetta).
Insalata di fagiolini e tonno sott’olio homemade: lo studio risolutivo su contorni e insalate del patrimonio tradizionale italiano del team di Romito ha messo in campo grandiosi revival. In questo caso specifico, è riuscito a rendere elegante e voluminoso anche un assaggio spesso associato all’emisfero penitente dell’alimentazione. Fagiolini turgidi e sodi di linfa verde, concassé brillante di pomodori, un tonno sott’olio autoprodotto dalla texture micidiale, olio serio e basilico a profumare. L’essenziale che ribatte la sua autorità, anche tramite una semplice insalata.
Carciofi alla romana: ulteriore prova di ricerca e attuazione tecnica, questa volta nel capitolo esclusivamente vegetale. Tante le proposte veg evidenziate in un comparto apposito del menu di Spazio. Ora, naturalmente, anche in delivery. E se il prototipo del signature dish Carciofo e rosmarino – presentato dallo chef nel locale madre – era già un altissimo esempio di questa traccia stilistica. Ora la sua squadra si cimenta in un feticcio della cucina capitolina come il carciofo alla romana. Il risultato, trasmette punto per punto – passando per gambo, cuore e foglie – il tocco romitiano che celebra purezza e consistenze in tenuta minimale. È vivido il timbro domestico che i romani come me detengono nel DNA gastronomico, ma lo spettro d’assaggio si colora di rinnovata levità e ampiezza aromatica. Maestoso nella sua tenerezza coriacea e pulsante. Un omaggio alla stagionalità e alla città che ospita il suo Spazio. Mi spiace per Blasetti, ma non si campa di solo Abruzzo qui.
Pane di patate: talmente importante e iconico (fin dal primo Reale di Rivisondoli) da esser divenuto un progetto/marchio a sé. Una sorta di ossessione – a detta di Niko stesso – che ha previsto innumerevoli studi e prove legate al mondo delle farine autoctone, lieviti, impasti, percentuali di idratazione, processi di conservazione/trasporto e cotture. Il fine ultimo di ottenere un prodotto (con derivati e affini) stabile, costante e anche facilmente rigenerabile in casa o nei punti ristoro è stata una piccola/grande rivoluzione. Soprattutto per il tenore qualitativo perpetuato in ogni centimetro di crosta e mollica di questa pagnotta da 700 grammi. L’umidità interna, sorretta dall’alveolata pronunciata, è a dir poco imbarazzante al morso per il grado di elasticità e scioglievolezza. La crosta preserva un nerbo esuberante, brunito e ultra crunchy che tratteggia i confini di setosità di questo super lievitato da forno. Ottimo ancora tiepido, sollevato dal sacchetto del Delivery, si pervade di ulteriore energia appena scaldato al calore del forno. Un bene elementare che si erge a bene assoluto.
Bomba alla crema: nuovamente un cibo/status – per chiudere in dolcezza – che è stato saggiamente brandizzato per dar vita a un autentico concept. Partendo dall’immagine di un prodotto pop per eccellenza. Spesso legato a contesti affettivi nostalgici e infantili. La visione istrionica di Niko ne ha fatto contenitore non solo per confetture e creme dolci, ma anche per virtuose farce salate. Una massa bombata, fragrante e leggera che conquista al primo affondo con il suo intenso appeal evocativo. Celando il consueto mega lavoro tecnico, che avviene puntualmente in background. L’esempio brevettato per il delivery, prevede addirittura un apposito minutaggio in post-frittura e confezionamento: per ingravidare la bomba con la crema pasticciera e assicurarne densità inalterata e temperatura ottimale sino alla consegna. Non ho idea di come se la sia cavata il fotografo nel confronto a tempo con questo lievitato a orologeria. Io non ho perso tempo prima di tuffarmici dentro a bomba e goderne l’esito. Celestiale.
Note, in chat, a margine
Io: “Insomma te la sei tolta la sete con la ventricina… ops pardon con il pollo fritto intendevo?”
Alberto: “Ma te la pianti. Ormai lo scatto con assaggio simultaneo contro raffreddamento non ha più segreti per me. Sono un flash più del flash che piazzo sul divano di casa. E non sai quanto ho goduto nell’addentare quella bomba colma di crema calda pensando alla faccia che avresti fatto. Quasi mi manca sai Bro? Mi spiace che non siamo congiunti ahahaha. Mo voglio vedere che ti inventi per il prossimo. In fase due è un delirio di nuove iniziative. Oltre al tuo di delirio già constatato”.
Io: “Congiunto a chi? Vacci piano con gli insulti eh, mo ti stai gasando troppo. Comunque meno male che il delivery sta prendendo piede per dare respiro a tante realtà. Altrimenti potevo pensare questo progetto fosse solo frutto della mia pazzia galoppante. Ma se anche una mente acuta del calibro di Romito spinge l’acceleratore su questo formato, direi che una parziale speranza si fa spazio fra le innumerevoli incertezze del momento. Comincia a scongelare l’agnello va. Mo vedi cosa ti combino alla prossima partita!”
TO BE CONTINUED…
Episodio 3: A Rota di Eufrosino con Negroni dell’Italian Cocktail Club