Testo di Ilaria Mazzarella
Foto Cortesia Santa Lucia Maccarese
A vedere questo spazio oggi sembra difficile immaginare ci fosse un ovile diroccato. E invece è proprio così, il lavoro che ha fatto Raffaello Coletta per rendere la Residenza Santa Lucia un posto magico è davvero esemplare. Un progetto che ha rispettato e valorizzato l’identità dell’edificio attraverso la conservazione delle geometrie, della ritmicità delle aperture sui prospetti, del colore rosso tipico della zona, recuperando, quando possibile, anche gli originali elementi costruttivi, come i mattoni in laterizio pieno che oggi si offrono come sfondo, autentico e prezioso, della zona reception.
Romano di nascita – ma naturalizzato uomo di mare dal lontano 2003 quando è nato il suo Controvento, blasonato stabilimento balneare nel Villaggio dei Pescatori a Fregene, sulla costa laziale a meno di trenta chilometri da Roma – Raffaello dopo aver delegato al socio Fabrizio la gestione del lido, ha speso gli ultimi sette anni a dar vita a un progetto diametralmente opposto rispetto allo stabilimento e con altri tipi di contenuti. Ovvero una cucina di terra e un’accoglienza misurata. Lo ha chiamato Santa Lucia, come la nonna. Che era proprio di Maccarese, territorio vastissimo nella provincia di Fiumicino confinante con Fregene, Passoscuro e Focene. Un omaggio non solo a lei ma allo stesso territorio che lo ospita, così fascinosamente atipico: rispetto alla vicina Fregene, meta di mare prediletta dei romani che si concentrano in distese di lettini e aperitivi, le spiagge di Maccarese non sono affatto appannaggio del turismo balneare. Inoltre, qui, grazie al territorio naturalmente vocato all’agricoltura, risiede una delle più grandi aziende agricole, di proprietà della famiglia Benetton, la Maccarese Spa. Per capirci: una volta atterrati all’aeroporto di Fiumicino, tutte le distese verso nord ovest sono i campi di Maccarese. Un territorio agricolo con un’estensione enorme.
Ma torniamo al Santa Lucia. Varchiamo il cancello e ci immergiamo in un luogo inaspettato, un giardino che invita a respirare, che diffonde armonia e benessere, con i suoi colori floreali di lavanda e blu navy, i profumi delle erbe aromatiche, gli arredi in legno, i vasi in terracotta, le lampade in paglia, che danno a questo luogo un sapore mediterraneo. A caratterizzare lo spazio esterno c’è l’elemento acqua delle due piscine salate che, con il loro fondo scuro, si esprimono, pacatamente, in tutta la loro eleganza, rievocando le cromie degli stagni naturali. Ci sono una piscina grande con i lettini a bordo vasca e una piscina piccola con acqua riscaldata, con l’idromassaggio e la cascata a lama d’acqua, aperta tutto l’anno, dedicata al relax. Accanto all’elemento acqua, il giardino ospita sorprendentemente l’elemento opposto, il fuoco. Come il simbolo del fuoco si riconosce nel triangolo, così i bracieri sono tre, come i suoi vertici. Intorno a ogni braciere una zona intima, esclusiva e avvolgente, che diffonde aromi e profumi della macchia mediterranea.
Spirito eco-friendly per una sostenibilità autentica
Santa Lucia appartiene all’azienda agricola biologica Tenuta Terre dell’Agro. L’attenzione dell’azienda agricola verso l’ambiente ha guidato l’intero progetto di recupero del Santa Lucia, eseguito secondo i principi della bioarchitettura. La struttura è stata progettata per essere molto efficiente e a basso impatto ambientale. L’acqua calda è prodotta grazie ai 18 mq di collettori per il solare termico, in grado di accumulare 1000 litri di acqua riscaldata dal sole. La sua produzione è così performante che si registra un costante surplus. Niente si getta: c’è un sistema di captazione che va all’interno di una cisterna e il disavanzo viene prontamente utilizzato per l’irrigazione. C’è anche un sistema di salvaguardia: negli ultimi anni le precipitazioni sono assai scarse ma, quando avvengono, sono concentratissime e molto abbondanti, come succede nelle zone tropicali. Il sistema di galleggiamento aiuta ad accumulare il surplus e poi a disperderlo nel giardino. Con la coibentazione delle murature perimetrali e delle coperture, con l’utilizzo di infissi in legno con vetro basso emissiva, con l’adozione di sistemi di riscaldamento e raffrescamento con pompe di calore di ultima generazione, alimentate in parte dall’energia autoprodotta, il progetto del Santa Lucia ha mirato all’efficienza energetica. Un’attenzione quasi maniacale e un forte senso di responsabilità verso l’ambiente e le generazioni future che lo rendono un esempio di una struttura contemporanea a tutto tondo grazie a una superficie di 50 mq di pannelli fotovoltaici che autoproducono circa 12 MWh l’anno, pari al 30% del fabbisogno. Raffaello controlla l’app collegata con la rete “oggi abbiamo prodotto 54,5 kwatt, che è tantissimo”. La pensilina presente è collegata mediante uno switch che fa sì che quella prodotta venga utilizzata in loco, mentre l’energia in surplus venga rimessa in rete e contabilizzata con fattura a conguaglio. Nello spazio adibito a parcheggio c’è anche una colonnina di rifornimento di auto e moto elettriche la cui corrente autoprodotta è ceduta a un prezzo calmierato.
Il progetto è di arrivare entro un anno di diventare totalmente autosufficienti. “Un ingegnere è al lavoro per analizzare quanto approvvigionamento ci occorre ancora. Vorremmo produrre esclusivamente quello che serve alla gestione dell’azienda, possibilmente senza registrare surplus, proprio perché è un’economia circolare. Raffaello precisa che in termini pratici quello che viene prodotto in più non viene poi corrisposto per il valore che è stato investito: “È come se vendessi dal mio orto quello che non consumo in azienda, non sarebbe conveniente”. In una parola: anti-economico. L’ideale sarebbe, infatti, utilizzare delle batterie per conservare l’energia, che potrebbe essere il prossimo step. O forse no, almeno finché hanno un tasso di saturazione così breve (vedi: con una durata incognita). La tecnologia è sempre work in progress. Gli stessi ingegneri energetici, invece di fare un piano unitario come una volta, cercano di ragionare e progettare step by step.
Le camere
Alice Petocchi, a cui è delegata la regia dell’ospitalità, è il front e back office del Santa Lucia ci fa strada e ci apre le porte delle otto camere, di cui tre suite. Tutte estremamente minimaliste, essenziali, prive del superfluo ed eleganti. Caratterizzate da tinte neutre e sobrie, arredi in legno di Tiglio e Olmo, lineari e senza fronzoli, realizzati su disegno dell’architetto, da una falegnameria artigiana locale (“è l’ultimo falegname che sa fare queste lavorazioni”, confida malinconico Raffaello). Le pareti di un avorio ruvido e materico, così come i soffitti in legno tinto bianco, donano freschezza e luminosità agli ambienti. Pochi gli elementi di design, come le lampade, e molti gli oggetti in fibre naturali, come i cestini in paglia, i tappeti in juta, i cuscini, le tende e i tessuti in cotone 100% naturale. Unico vezzo qualche frangia e nappa colorata dal sapore mediterraneo. Anche qui la sostenibilità al primo posto: con il sistema di domotica il Santa Lucia risparmia energia nelle camere e con l’adozione di apparecchi LED ad alta efficienza, risparmia l’80% di energia per l’illuminazione.
L’orto
A pochi passi dalla Residenza agricola troviamo gli “Orti Santa Lucia”: circa 6000 mq di terreno organizzato secondo “settori” produttivi, nei quali diversificare il tipo di coltura e praticare la rotazione. Qui, nasce la produzione biologica dell’Azienda, in buona parte destinata alla cucina del Santa Lucia e per cui rappresenta la principale fonte di approvvigionamento delle materie prime come verdure e ortaggi, erbe aromatiche e spezie, nell’ottica di far assaporare il gusto sincero dei prodotti della terra appena raccolti. Gli “Orti Santa Lucia” vogliono essere, oltre ad uno spazio di produzione, un luogo esperienziale dove sensibilizzare alle buone pratiche agricole e ritrovare il rapporto ancestrale con la “Madre terra”, con i suoi odori, colori e sapori autentici. I prodotti dell’orto possono anche essere acquistati allo shop della struttura oppure ordinando la bio-box, o anche acquistare il miele, l’olio, l’amaro, la grappa, il limoncello, il mirto e il gin Santa Lucia.
Nell’orto ci lavora una persona tutti i giorni, a cui se ne aggiungono altre nei momenti più particolari come la semina. L’imperativo di economia circolare investe anche l’area dell’orto che, con gli scarti della cucina, gli sfalci e le ramaglie delle potature del giardino, produce compost utilizzato come concime. L’ortica raccolta viene inserita dentro il contenitore dove è viene lasciata riposare 4-5 giorni in acqua e poi si utilizza l’infusione contro gli aggressivi per le piantagioni. “Unico neo è che essendo naturale, andrebbe dato spessissimo”, chiosa Raffaello.
Ristorante
Il Ristorante spazia in vari ambienti, dalla sala interna al grande soppalco, fino ai due dehors, ognuno con le sue peculiarità: da una parte la vista è sulla grande piscina di acqua salata, dall’altra è sul verde e sulla seconda piscina, dove gli odori e i profumi delle erbe aromatiche si fondono con la brezza del mare. Esclusività e inclusività, convivialità e intimità, qui tutto è possibile. Da un lato il tavolo sociale per regalare momenti di condivisione, dall’altro gli eleganti bracieri interrati circondati da comode sedute e un’infinità di erbe aromatiche, con la possibilità di organizzare piccole cene private intorno al fuoco.
La proposta gastronomica, affidata all’Executive Daniele Iubei e all’Head Chef Alessandro Squiqquero, ha un legame profondo con il territorio e si contraddistingue per i prodotti dell’orto e delle materie prime del territorio, selezionate attraverso un’attenta ricerca dei produttori locali, scelti per qualità ed etica, in modo di creare una rete virtuosa. A questo si unisce anche qualche contaminazione culinaria veneta, sempre nel rispetto di una tradizione locale che ha visto l’influenza veneta durante il periodo della bonifica. Una cucina genuina e naturale, basata sulla tradizione, dal sapore territoriale ma attentamente realizzata con tecniche contemporanee e precise, con lo scopo di esaltare al meglio ogni prodotto oltre che di valorizzare e raccontare il territorio e i suoi piccoli produttori. Pasta, pane e lievitati sono fatti in casa, si utilizzano uova biologiche, grano Senatore Cappelli e farine multicereali di farro e segale, le carni sono selezionate dalla cooperativa limitrofa Testa di Lepre, i formaggi e i salumi provengono dalla Tuscia o dalla vicina azienda agricola Ammano. L’olio extravergine d’oliva biologico è auto prodotto così come il miele. Tutti i dolci sono fatti in casa, degni di nota il classico Tiramisù e il Cioccolato al latte, arachide salato e cacao.
Santa Lucia Maccarese
Via della Luna
00054 Fregene (RM)
Tel: +39 06 8540230
www.santaluciamaccarese.com