Testo di Alessandra Piubello
Foto di Consorzio Vini di Romagna
Romagna, un’area i cui confini geografici sono stati dibattuti per secoli senza mai arrivare a una definizione unanime. Lucio Gambi scrisse: “Romagnolità è in primo luogo uno stato d’animo, un’isola del sentimento, un modo di vedere e di comportarsi” e forse è proprio per questo che la Romagna è stata più spesso definita attraverso i comportamenti umani, come quell’area in cui, chiedendo da bere, viene spontaneamente offerto vino e non acqua. Non è neppure un caso che il simbolo del Consorzio Vini di Romagna sia il Passatore, che non era cortese come lo definiva il Pascoli. Nell’800 scorrazzava per la Romagna, incarnando lo spirito esuberante di una terra generosa, rubando ai ricchi per dare ai poveri.
Ma torniamo al vino: da quell’atto notarile del 1672 ritrovato a Faenza, primo documento dove appare il nome Sangiovese, il vino di queste terre ha fatto dei passi incredibili. La quattordicesima anteprima Vini ad Arte, con la presentazione della Riserva Romagna Sangiovese 2016, accompagnata dai Romagna Sangiovese 2017 e 2018 e dall’Albana Docg, per circa centoventi vini di una cinquantina di aziende, ha dimostrato che la Romagna sta lavorando con fatica ma con determinazione alla sua identità territoriale. E se il 2018 è stato l’anno in cui sono entrate a regime le Menzioni Geografiche Aggiuntive, la punta della piramide, quest’anno abbiamo avuto un istruttivo e veloce sistema per memorizzarle. Un video per ogni sottozona, nel quale parlava un produttore, suggellato da una slide finale con un breve riassunto. Vediamole insieme queste sottozone, da ovest verso est.
A Serra i vini possiedono delicate note floreali e un frutto fresco, tannini fini per vini da invecchiamento. Brisighella, terra di gesso, arenaria e argilla, dà complessità e note balsamiche ai vini, mentre a Marzeno lo spungone s’intercala ad argille azzurre contribuendo a dare potenza e forza ai vini. Modigliana e le sue terre limose, marnose e sabbiose, propone vini ben riconoscibili, con frutto croccante, salinità e peculiare austerità che conferisce longevità. Oriolo, dove le sabbie gialle affiorano in terre argillose, in cui troviamo struttura ed eleganza con l’invecchiamento o vivace florealità in gioventù. A Castrocaro lo spungone richiama un’armonia floreale e una dolcezza tannica ben ritmata. Predappio, zona estremamente vocata, dove la roccia tufacea si manifesta più nel versante di destra, con arenarie nella parte più in alto, in cui si producono vini longevi e di grande materia. A Bertinoro, territorio tradizionalmente vocato per l’Albana, limo e argille donano eleganza a vini che meritano l’attesa. A Cesena domina l’incontro tra struttura e sfericità, a Longiano troviamo sabbia e più profondità nel frutto per vini caldi e ricchi. A San Vicinio si esprime al massimo grado la formazione marnoso arenacea romagnola dando vini molto equilibrati e una tannicità piuttosto dolce. A Meldola spicca su tutto e tutti il frutto.
Lancio una provocazione: e se sparisse il nome Romagna Sangiovese e rimanesse solo quello delle MGA? Il nome di questi vini non sarebbe replicabile da nessuna parte d’Italia e del mondo. Ma veniamo ad una breve descrizione delle annate. La 2016 è in stato di grazia, qualche appunto a volte per un legno di troppo, ma in generale i vini sono equilibrati, freschi, accattivanti nei profumi e profondi al sorso. La 2017, siccitosa, presenta vini di buona struttura ma con note di frutta più matura e tannini un po’ ruvidi. I vini della 2018 sono dotati di buona freschezza aromatica e di leggerezza di beva. Come abbinare il Romagna Sangiovese? A piatti di pasta fresca romagnola come i cappelletti o i tortelloni al ragù, ad arrosti, grigliate, agnello, carne di castrato, selvaggina, cacciagione, stracotto, brasato e formaggi stagionati.
Per maggiori informazioni: www.consorziovinidiromagna.it