Testo di Cristina Ropa
Foto cortesia di Forno Brisa
Nel pieno di questa rovente estate, dove i termometri sono arrivati a picchi di calore direttamente proporzionali all’emergenza climatica che stiamo vivendo, “un Cosmo”, “una nebulosa piena di roba bella” così fu definito, ha continuato ad aprire nuove strade, a investire su giovani talenti, a immettere nel mondo azioni virtuose per il benessere delle persone e della natura.
Il team del Forno Brisa con la sua innata passione e genuinità non smette di stupirci e lo fa con un progetto davvero innovativo, un nuovo store in Via Nicolò dall’Arca 16 a Bologna, inaugurato venerdì 9 luglio, con una mission vocata a 360° nella direzione della sostenibilità. “I proprietari del bar di fianco al Lab – laboratorio – in Bolognina un giorno ci dissero che avrebbero venduto il locale. Ci chiesero se lo volevamo noi. Non potevamo perdere questa occasione” – mi racconta Clementina Verrocchio, coordinatrice commerciale dell’azienda – Era un momento di incertezza visto il periodo di pandemia ma abbiamo comunque deciso di fare questo passo e rilevare l’attività”.
Entusiasta e con i piedi ben radicati a terra, trasmette nelle sue parole tutto lo spirito della squadra: sguardo sempre rivolto a un presente e a un futuro sostenibili così che tutto possa diventare un trampolino di lancio per rinnovarsi, migliorare e crescere. Tutto. Pandemia compresa. “Avere un punto vendita vicino al lab è ciò che abbiamo sempre voluto fare per impostare ogni cosa sul modello dell’artigiano ovvero dal campo fino alla persona che consuma effettivamente quello che produciamo. In questo modo qua chiudiamo il cerchio. Anche i ragazzi del lab avranno la possibilità di stare con le persone e quindi capire come il pubblico percepisce quello che producono, come lo consuma, di cosa hanno bisogno e allo stesso tempo i ragazzi e le ragazze che stanno al banco in negozio capiranno meglio le materie prime” prosegue. Nella continua ricerca di un equilibrio tra innovazione, bisogno del mercato, coerenza con i principi di sostenibilità hanno quindi pensato di lanciare una nuova linea di prodotti, un’idea che consolida il perseguimento dell’economia circolare che mira a zero sprechi e punta tutto sulla qualità piuttosto che sulla forma.
“La novità in questo punto vendita, che abbiamo deciso di chiamare spaccio, è la linea “brutti ma buoni” – interviene Sara Selina Radermacher, store manager del nuovo negozio – ovvero tutti quei prodotti che non rientrano negli standard estetici che ci siamo dati come linea aziendale ma che dal punto di vista nutrizionale e di componenti sono esattamente come gli altri prodotti. Possono essere, ad esempio, dei cornetti che vengono storti o più piccoli o una crostata che ha un bordino crollato. Vengono poi rivenduti a un prezzo vantaggioso per il cliente introducendo così il concetto di zero spreco. In questa linea rientrerà anche il pane del giorno prima ovvero quel pane che davamo in beneficenza o che portavamo a casa noi”.
In un mondo, quello del food e non solo, in cui la perfezione estetica è una ricerca costante, sovvertire i paradigmi, riportare il cliente a comprendere ciò che davvero conta di un prodotto, valorizzare dunque la diversità, originaria vocazione di Brisa, diviene l’amplificatore per eccellenza verso nuovi scenari, ancora più inclusivi. “Non ci scordiamo che siamo artigiani e che le cose possono venire imperfette – precisa Clem – Noi vogliamo dare nuova vita a quello che verrebbe buttato. Tutto questo è in perfetta coerenza con ciò che siamo. Un conto è dire che siamo sostenibili un altro è veramente occuparsi di ogni pezzo e vedere dove va a finire. Questo ci ha permesso di aprirci a un mondo di persone che prima si escludevano dal nostro target. La nostra missione è quella di essere vicini e accessibili a tutti”.
La location è un’espressione di tutto questo. La Bolognina, quartiere di Bologna che rappresenta la bellezza del melting pot di vissuti, culture, religioni, ha accolto con vivacità questa nuova apertura, come se fosse da sempre già parte del proprio tessuto. “C’è stata una grande carica energetica fin da subito, tanta accoglienza da parte di tutti – racconta Sara – È stato come vedere riflesso quello che già siamo noi come Forno Brisa. Poiché ci sentiamo come una famiglia siamo stati accolti dal nostro ambiente come se fossimo in un’altra grande famiglia. Qui geograficamente inoltre riusciamo a coprire anche un’altra zona della città, fuori dalle mura del centro e quindi più accessibile anche in macchina”.
Altra novità, per loro un must, sono i nuovi ruoli ricoperti da Sara e Clementina all’interno dell’azienda, inconfondibile stile di Forno Brisa che continua ad assumere e a credere nel potenziale dei giovani. “Io non avrei mai pensato di fare questo nella vita – dice Clem – Anche in questo periodo così difficile per l’economia stiamo continuando a fare investimenti con testa e cuore. Stiamo facendo struttura in modo che quando tornerà il mercato più florido saremo pronti a fiorire, a prosperare”. “Sono grata di questa occasione – afferma Sara – Quando ho iniziato a lavorare qui non sono riuscita a buttarmi subito. Poi grazie all’accoglienza che c’è stata, sono stata tanto spronata a fare le cose nel momento in cui me lo sentivo. Non c’è stata forzatura ma ascolto. Ascoltare come volevo agire e quando e lasciare tutto il tempo che le cose potessero arrivare”.
La valorizzazione dell’unicità e dell’espressione artistica, perfetta nell’imperfezione artigianale, traspare anche sui muri. Qui, dove la base grafica è sempre stata la street art, diviene un piano di narrazione per eccellenza. “L’idea era: nel lab ci sono murales bellissimi ma non visibili al pubblico quindi cerchiamo di portarli anche nei negozi – spiega Clem – C’è tutta la radice di arte: arto-artigianato. Questi ragazzi arrivano, pennello e via. Abbiamo condiviso i valori di base e gli abbiamo dato spazio per esprimersi”. All’opera si sono messi Kiki & Cashu e il Collettivo FX. “Volevamo raccontare anche in questo modo l’origine dei prodotti che facciamo. Ci rendiamo sempre più conto che tante persone non sanno che il caffè è il chicco di un frutto così come non sanno tutto il lavoro che occorre per realizzarlo. Ci sono persone in Etiopia, in Perù che fanno delle scarpinate che nemmeno ce le possiamo immaginare. Se lo vanno a raccogliere a piedi a mano e lo riportano giù. Occorrono poi diversi processi e passaggi prima che arrivi a noi. Il nostro desiderio è veicolare più informazioni possibili a riguardo. Se un caffè costa un euro dobbiamo ricordarci che dietro molto probabilmente c’è stato uno sfruttamento delle persone o del terreno per realizzarne la produzione”.
Loro invece della sostenibilità ne hanno sempre fatto un capo saldo, una bussola per ogni azione consapevoli di quanto sia importante fare continua ricerca per rendersi conto dell’impatto che le scelte alimentari hanno sull’ambiente e sulle persone. “A oggi il prodotto su cui siamo riusciti ad andare più in profondità è il grano essendo per noi la filiera più diretta e controllabile provenendo dai nostri campi. Così com’è scritto nel murales sopra l’espositore del pane nel nuovo negozio in Bolognina, una pagnotta da 2 kg è il frutto di 9 mq di terreno. Questo significa che chi compra una pagnotta da noi sa che in qualche modo si è preso cura di 9 mq di terreno coltivato con azioni sostenibili per incrementare la biodiversità”. Ogni nostra azione, anche la più piccola, può davvero fare la differenza.
Forno Brisa Spaccio
Via Nicolò Dall’Arca, 16
40129 Bologna (BO)
www.fornobrisa.it