Testo di Greta Contardo
Foto di repertorio Cook_inc. Family
Quella di Marta è una storia fatta di casi, “di scelte prese a sentimento secondo il Marta Senso”, dice lei. Che poi è una vocazione, una dote, quella di Marta, o almeno così pensa e dice chiunque trascorre del tempo con lei. Comunque, Marta è Marta Passaseo, la Miglior Sommelier 2021 per la Guida di Identità Golose, fresca fresca di premio ricevuto ieri da Carlo Boschi senior brand manager Veuve Clicquot (con annessa bottiglia-regalo di Grande Dame 2008).
Nata e cresciuta in Puglia – a Salve (Le) la punta del tacco dello Stivale – da grande voleva fare la lettrice, poi a 19 anni ha preso un treno con un amico ed è finita a Bologna. Ha trovato casa, altri amici e università (di Letteratura francese, filologia e linguistica). Ha lasciato Bologna per un anno di Erasmus a Bruxelles in cui ha studiato giorno e notte il francese, lavoricchiato da Haagen-Dazs e organizzato feste per vendere vuoti di birrette e ricavare qualche soldino in più. Tornata a Bologna ci sarebbe anche rimasta, ma un altro amico l’ha invogliata a prendere un altro treno, destinazione Torino.
Qui si è buttata a capofitto nel magico mondo della ristorazione: Société Lutèce, Banco Vini e Alimenti, Gaudenzio, Scannabue ed Enoteca Botz. Poi, lei che ferma non ci sta mai, aveva voglia di studiare ancora, di far qualcosa col vino. Ecco che è apparsa l’occasione di prender parte al Master in Wine Culture all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Da qui la necessità di fare uno stage curriculare, la bizzarra voglia di non farlo in azienda e il pensiero stupendo di trascorrere qualche mese nella redazione di Cook_inc. a Lucca.
Con Anna Morelli entra subito di diritto e merito nella Cook_inc. Family e crea un rapporto di stima e affetto che va ben oltre quel periodo di stage. Anna (dall’infallibile sesto senso) ha riconosciuto fin da subito in Marta il talento per l’accoglienza, l’eleganza nel servizio del vino e l’ha incoraggiata a perseguire quella strada. Per caso – per ribadire il concetto che la vita di Marta è fatta di casi – Marta conosce Cristiano Tomei a un evento con Anna. Lui ci vede lungo e non ci pensa due volte a offrirle un lavoro all’Imbuto, al tempo ancora al L.u.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art. Lei ci pensa un attimo, pensa che rimanere a Lucca ancora un po’ non è una brutta idea e decide di salire su questo nuovo treno.
Sono passati 2 anni e mezzo dal primo servizio di Marta all’Imbuto, ne è passata di acqua sotto ai ponti, così come ne sono passate di bottiglie tra le sue mani. L’Imbuto si è trasferito dal Museo alla bella limonaia di Palazzo Pfanner (sempre a Lucca) a inizio 2019 e nel 2020 ha ben risposto alle mille problematiche Covid lanciando con successo L’Imbuto Box, un delivery coinvolgente che giunge nelle case di tutti – in tutta Italia – tramite corriere refrigerato. In tutto questo Marta si è trasformata da Sommelier ad Addetta Logistica e Packaging, scherza precisando che il lavoro al computer non è il suo, e non si è fermata mai. Anzi, il periodo lockdown ha contribuito a rafforzare il legame già forte della squadra-famiglia Imbuto.
“Step back Marta, ma tu e il vino?” Le chiedo mentre viaggiamo in macchina, intervistandola a caso. “Non ne ho bevuto fino a Bologna. O meglio, non mi sono mai preoccupata di quello che stavo bevendo e preferivo comunque i superalcolici trash e super vomitevoli. Poi a Bologna ho conosciuto Michel, maître di 051, che mi ha iniziata al vino e da lì non mi sono più fermata. Ho iniziato a incuriosirmi e tutto il resto è la mia storia con il vino”. Marta non è Sommelier ufficiale, “ho iniziato il corso AIS e l’ho mollato dopo poche lezioni, mi annoiava”, ha sempre preferito approfondire il vino bevendolo e conoscendo personalmente chi lo produce e lo vende. Preferisce i vini cosiddetti naturali, ma ci tiene a precisare che è aperta a tutte le categorie presenti sul mercato “perché non posso dire di non apprezzare senza aver mai provato”. Aggiunge poi: “ora sono in un periodo in cui voglio bere un sacco di vini rifermentati in bottiglia, mi incuriosiscono. Sicuramente tra un po’ cambierò ossessione temporanea”.
Sul palco di Identità Golose è salita indossando il suo sempreverde sorriso e una giacca rossa vivace ed energetica, proprio come lei. Hanno motivato così il premio: “Professionista di lungo corso malgrado i 30 anni non ancora compiuti (anche se in realtà i 30 li ha già compiuti, ndr), ha grazia discreta e si muove su passi sicuri senza darsi arie. Versatilità e attenzione da nerd del mestiere ha cuore di donna. La scienza del terroir è per lei innanzitutto materia sentimentale”. Nulla di più vero, poco altro da aggiungere se non “incontenibile voglia di continuare a imparare e di seguire quel Marta Senso che le ha fatto fare tante cose diverse ed essenziali nella vita”.
Unisci i puntini e ottieni Marta. Che è tutto quello che è stata e non sarebbe Marta se non avesse fatto quel che ha fatto. Chi scrive, Marta la conosce molto bene. Coinquiline per due anni e tanti mesi con un lockdown di mezzo, di Marta ha visto tanto e condiviso di più. Cocciuta e affidabile, ha la naturale capacità di far stare sempre bene a tavola. Il Marta Senso la guida anche nel capire i clienti con uno scambio di parole così come nel servire wine pairing commoventi, eccezionali, atipici e preziosi, pensati e sensati, in armonia con il funny fine dining del ristorante L’Imbuto.
Congratulazioni cara Marta, tutta la Cook_inc. Family (in particolare Anna!) è orgogliosa del traguardo raggiunto per caso come dici tu, ma indiscutibilmente meritato. Ti aspettiamo per un cocktail Martini (che è il drinkino preferito della nostra brava sommelier).