Testo e foto di Gloria Feurra
Li avete sentiti anche voi, i botti di capodanno al Mini Bar e da Beco? Eppure era settembre. Vero è che nel posto da cui vengo quel mese viene curiosamente – ma neppure troppo – chiamato Cabudanne. Yep, Capodanno. Si festeggia l’anno nuovo, quello agricolo, a partire dalla raccolta del grano.
José Avillez nel settembre lisbonese non ha però falciato i campi: i botti si fanno (quasi) ogni sera dell’anno tra i due più audaci dei suoi sette ristoranti[1]. Non avrete bisogno di pesanti trucchi demodé e di intimo scaramantico per prepararvi all’evento: come as you are, e buon divertimento.
Primo ultimo dell’anno: MINI BAR – teatro
“Benvenuti al MINI BAR”, si annuncia, “il posto dove nulla è quello che sembra”. Ordino un Tea.tro, Plymouth gin, tè nero e pompelmo, bella comoda sui divani di pelle dallo stondato gusto francese anni ‘50. Pare di stare nella scenografia di Mad Man ambientata nel vecchio continente, pare, perché invece tutto è a gusto e volontà del patron, che nel 2015 ha dato forma a un concept “dove poter rischiare di più” rispetto alle ambientazioni istituzionali quali il Belcanto, il bistellato portoghese. Eternamente full-booked, gli 80 ospiti possono scegliere tra piccole portate alla carta – elencate in categoria per atti – pensato per i meno temerari, e l’Epic Menu, “fatto di momenti sapidi, piccanti, affilati e dolci”. È una saga dove si ritrovano vecchie frequentazioni e dove l’inedito è il benvenuto. È un’avventura, dicono. Vorrai mica tacere la voce del brivido del rischio?
Intanto è arrivato il tè alcolico, offerto in un servizio degno del miglior speakeasy. Si sorseggia con nonchalance insieme alle prime, annunciate, esplosioni: La Caipirinha (2012), il Ferrero Rocher (2011) del Belcanto e le olive de El Bulli (2005) sono le vecchie conoscenze, praline che non sono quello che appaiono, scherzetti che scoppiano in bocca tra risate e meraviglia. Indovina chi: burro di cacao, nocciole, foie gras, Martini, cachaça, lime – elencate rapide e in ordine sparso, altrimenti che sorpresa è?
Croccantezza benvenuta: una tostatissima chip chiamata “Roasted chicken” con crema di avocado, cottage cheese, piri piri e limone a cui segue un Ceviche di gamberi dell’Algarve con pomodori confit. “[…] sapido, piccante, affilato […]”.
Inizia un contemporaneo viaggio fusion giusto in tempo con la fine del proibizionismo: dal Tea.tro al Bovary (vodka, lime, wasabi e alga nori) per accompagnare un tris di Coni: il primo colmo di tartare di tonno temaki e salsa di soia piccante, il secondo con capasanta e avocado e il terzo farcito di un’altra tartare, ma di manzo, con emulsione di senape. Stando in oriente: Tonno brasato con sushi rice e una misteriosa Capasanta dai sapori asiatici. Dietro-front verso ovest: sapidissimo l’Ossobuco con porridge di granturco, Parmigiano e tartufi e super pop il JA-burger di manzo nostrano DOP e french fries.
L’happy ending è un anomalo melting pot tra romanticismo e futurismo: ancora torna il Cono, con e di cioccolato, spolverato di fleur de sel e pepe rosa, dannatamente appagante, e la Lemon-lime globe, verde alieno, di un’acidità e freschezza compiacente.
Quasi dimenticavo: la cucina è aperta fino all’una, ma il bar serve le sue pozioni fino alle due (am, ça va sans dire), e avrete tutta la discrezionalità di optare per il bancone, se la programmazione dei concerti vi stuzzica.
Secondo ultimo dell’anno: BECO – Cabaret Gourmet
No, non è Maps che ha sbagliato. Ricontrollate pure: avete digitato Beco, eh? Siete però fuori da quello che recita “Bairro do Avillez”? This must be the place, difatti lo è. Avillez, un anno orsono, rinnovò uno spazio di qualcosa come 1000 metri quadri per farne un collettore di concept arrampicato nel mezzo della frenesia nel quartiere di Chiado: c’è la Mercearia, il deli gourmet, la Taberna e il Pàteo, profondamente conviviali nel senso più lusitano del termine, la Cantina Peruana accanto al Pisco Bar, facile dedurre quale sia la loro vocazione e, ultimo, in ordine di arrivo e di distanza dall’ingresso, Beco. Se il nome non vi suona nuovo è forse perché già se n’era parlato qua, ma two is megl’ che one, per le cose che contano.
La prima cosa da segnalare è questa: non si va (solo) a mangiare al ristorante, si assiste (anche) a un evento e quindi sulla puntualità non si discute. All’orario stabilito devi esserci, e qualche minuto dopo sei già accomodato al tavolo dentro a una segretissima cappella dai soffitti con volte a crociera vertiginose. C’è odore di neroli e Champagne mentre suona dagli altoparlanti del free jazz, tutto è elegante e scanzonato con una velata allure noir, come se dentro a un set di Lynch ci avessero messo pure Betty Boop.
H: 20.30 “Take off your coat. Don’t you know you can’t win?”
Agli ordini. Insieme allo Champagne arrivano in ordine: Una rosa con un cuore di petali di mela, che saporano di margarita e odorano di rosa e giglio, le Olive dalle cime innevate, con cioccolato nero e semi di cumino e i Semi di foie gras. Una presenza in sala di belli, raffinati e dannati ti serve a tavola senza invadenza (che comunque non sarebbe stata sgradita :-P) e mentre quasi ti dimentichi che il sottotitolo di Beco è “Cabaret”, un sipario si apre. Un po’ Broadway, un po’ Fado club, un po’ burlesque, lo spettacolo mixa il talento richiesto per un musical con una componente di pseudo-pudica sensualità anni Venti.
H: 21.30. “Why don’t you do right, like some other men do?”
Sexy e ironico, senza momenti morti, continua il servizio insieme allo show.
La Pizza di tonno speziato con erba cipollina, uova di trota, crema di avocado e scorza di lime viene insieme al Cornetto di granchio e alghe, mentre sul tavolo inizio a perdere il conto dei bicchieri in abbinamento. Rinsavisco grazie alla freschezza della Ceviche di gamberi di costa e fiori di miele di yuzo, leche de tigre e mais liofilizzato e, mentre il trio di attrici gironzola per la sala cantando e massaggiando le spalle di alcuni spettatori parecchio coinvolti, arriva la Gallina dalle uova d’argento, or silver instead gold: noodles di calamaro e Parmigiano, uovo cotto a bassa temperatura e – indovina un po’? – il foglio d’argento commestibile in vetta.
H: 22.30 “Why don’t take all of me?”
Oh, sì! Faccio pure la cafonata di aspirare i liquidi dalla testa di un divino Carabinero servito nudo e (quasi) crudo con cenere di rosmarino. Senza tregua arriva pure la Coda di bue sopra riso e foie gras e, a chiusura dello spettacolo, una doppietta pepata di dessert: Call me! Un rossetto commestibile di gelato di fragola e barbabietole e Scaccomatto: regina di cioccolato bianco, alfiere di cioccolato fondente. Le decolté poggiate sui tavoli segnano la fine della performance. Bravi tutti.
Si esce dalla dimensione parallela leggeri, nonostante l’incalzante numero di piatti e di bicchieri, con l’appagamento di un’evasione che non lascia macchia di sensi di colpa e di make-up sulla camicia. Lo sapevate già, che quello che succede a Beco, resta a Beco?
[1] Ovvero: Belcanto, Taberna do Bairro do Avillez, Pàteo do Bairro do Avillez e Cafè Lisboa, a Lisbona e Cantinho do Avillez, a Porto.
MINI BAR – Teatro
Rua António Maria Cardoso 58, Lisbona – Portogallo
Tel: +351 21 130 5393
BECO – Cabaret gourmet
Bairro do Avillez
Rua Nova da Trindade, 18, Lisbona – Portogallo
Tel: +351 210 939 234