Testo di Greta Contardo
Foto cortesia di SfusoBuono
SFUSOBUONO (E BELLO). È metà agosto 2020 quando nell’universo Instagram ci appare la richiesta di follow di @sfusobuono che guardiamo, non capiamo bene e accettiamo per follower in comune. Passano i giorni e compaiono gli slogan “Il bag in box non si sciabola”, “il cavatappi non ti serve”, “try it tap it”, “shh non dirlo al tuo amico sommelier”; seguiti da una carrellata di foto di cartoni, stampe e pallet. Che si tratta di una novità lo intendiamo, che si tratta di vino, sfuso, anche. Per arrivare a comprendere il valore del progetto però dobbiamo attendere fine ottobre quando Alessandra Costa ci scrive per avvisare che sarebbe arrivata una sorpresina al Cook_inc. HQ. Nel giro di un paio di giorni ci troviamo tra le mani uno di quei bei bag in box intravisti su Instagram con un bigliettino: “Nel bag trovate il Ciliegiolo della Marta (Podere Anima Mundi). Una parte della massa non è andata in bottiglia quest’anno ed eccola qui, in questo formato diverso e super quotidiano”. Ganzo, pensiamo subito, con la voglia di saperne di più.
In concreto Sfusobuono è il primo negozio online di solo vino sfuso artigianale di piccoli produttori da tutta l’Italia. Il packaging è ecosostenibile, con una grafica così pop e fresca che fa apparire bello anche un rettangolo di cartone. È un bag in boxda 3 litri studiato per entrare comodamente nell’antina del frigoo nella dispensa di casa “perfetto per le famiglie, ideale per coppie o single”.
Sfusobuono nasce per offrire a tutti la possibilità di bere vino di qualità ogni giorno semplicemente acquistandolo sulla piattaforma online sfusobuono.com. “È un’alternativa all’approvvigionamento del vino in damigiana direttamente dal produttore, una scelta friendly soprattutto per la generazione di chi vive in città, in bilocali senza balcone né cantina, senza spazio per stendere figurarsi per imbottigliare” spiegano gli ideatori, due giovanissimi piemontesi molto in gamba, Alessandra Costa e Paolo Vaccarella. Lei ha 27 anni, una laurea in Filosofia e una in Scienze Gastronomiche a Pollenzo, da alcuni anni si occupa di comunicazione e creazione di contenuti in ambito vino, con una particolare passione per il racconto (e l’assaggio) di vini. Lui ha 26 anni, una Laurea in Comunicazione e Pubblicità e un Master in Food&Wine Communication, ha iniziato a lavorare in un centro media implementando pixel e strategie nella pubblicità online; è ancora in cerca del suo ruolo perfetto, qualunque esso sia.
Entrambi amano il vino, soprattutto quello quotidiano e gastronomico che basa la qualità non sulla denominazione in etichetta, ma sul territorio e sulla sostenibilità in vigna e in cantina. “L’idea è nata da quelle caraffine da osteria, con quel vino così beverino che va giù di un bene” confessa Alessandra. Poi si è concretizzata parlando con un amico vignaiolo durante il primo lockdown primaverile. Insieme, hanno riflettuto circa la convenienza e la possibilità di proporre sul mercato del vino online quello sfuso. “Ci siamo resi conto che non esisteva ancora un distributore di questo tipo online” dicono Alessandra e Paolo. Sfusobuono ha un approccio s-pensierato al vino, con oltre un 50% di prodotti certificati biologici e con una ricerca minuziosa di produttori “non selezionati attraverso un catalogo o denominazioni, ma conosciuti personalmente” spiegano Alessandra e Paolo che ci tengono a portare, quando possibile, i contenitori direttamente ai produttori con la scusa di conoscerli di persona e di “berne una”. I vignaioli selezionati a novembre 2020, quando il progetto ha preso il via online, erano 14, coprivano 5 regioni (Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna, Abruzzo e Sardegna) con vini rossi, bianchi e rosati per tutti i gusti. Ora il bacino si sta allargando con l’intento di crescere ancora e in piattaforma si trovano anche chicche alcol-free come il succo d’uva emiliano e il succo di mela piemontese e olio e prodotti alimentari in arrivo.
“Il bag in box non è solo quella roba lì da sagra” come precisa una grafica sulla pagina Instagram @sfusobuono. Ogni contenitorepesa3,2 kg ed equivale a 4 bottiglie (che peserebbero 5 kg), dura fino a 30 giorni aperto e fino a 12 mesi sigillato e rispetta l’ambiente abbattendo di molto le emissioni di CO2 causate dal trasporto su gomma rispetto al tradizionale vetro. La sacca di plastica alimentare all’interno del cartone permette di conservare il vino per più tempo, proteggendolo dalla luce e in particolar modo dall’ossigeno che non entra mai a contatto con il liquido né in fase di confezionamento né in fase di spillatura dal rubinetto. Insomma, winelovers che ancora storcete il naso di fronte a un vino non in vetro: provatelo! È bello, umano, economico e soprattutto buono.
Tutte le info qui: sfusobuono.com
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