Testo di Gualtiero Spotti
Foto di Stefano Borghesi
Fa sempre piacere osservare nel tempo il percorso di crescita professionale di un cuoco e il raggiungimento della maturità dopo la lunga gavetta. Nel caso di Forme, la prima avventura come executive della trentaduenne abruzzese Arianna Gatti, forse questo vale ancor di più: sia per la giovane età sia per la determinazione con la quale ha affrontato la nuova sfida dopo un decennio trascorso nelle cucine – non troppo distanti – del bistellato bretone Philippe Leveillé, al Miramonti l’Altro di Concesio. E se le avvisaglie di un talento sulla rampa di lancio si erano già avvertite qualche tempo addietro – osservando il piglio con il quale si muoveva nelle vesti di sous-chef – era sicuramente giunto il momento di camminare con le proprie gambe e di determinare il futuro con un nuovo stimolante progetto.
Forme si trova nella periferia sud di Brescia, a due passi da un ingombrante termovalorizzatore, ma anche in un angolo un po’ nascosto della campagna suburbana, caratterizzato da un grande edificio ricavato da una vecchia corte, al cui interno gli ambienti sono molteplici (anche per gli amanti degli aperitivi o dei cocktail post-cena), e dove non manca neanche una lounge serale per ospitare banchetti/catering, eventi e feste. Poi però, tra alcune suite perfette per chi si vuole fermare per la notte e un bistrò più agile in stile business – che funziona solo a pranzo e dal nome di Sottoforme – trovano posto quattro piccole sale, le quali caratterizzano lo spazio di cucina d’autore di Arianna.
L’impronta, almeno all’inizio visto che il ristorante è stato inaugurato a fine gennaio, è quella comfort dove si raccontano sia le origini personali che il percorso affrontato negli anni, se pensiamo che già nel nome, Forme, ci si riferisce al paese natio della cuoca, sulle montagne aquilane. E poi ci sono continui rimandi alla solida tradizione abruzzese (Arianna ci rivela perfino che si fa spedire arrosticini a uso personale…), magari reinterpretata attraverso delicatezze da alta cucina, come nel caso dei Ravioli di pecora, pecorino e santoreggia, ai quali viene data una curiosa forma esagonale, o nel più deciso Agnello con loertis (è il nome locale per le cime di luppolo) e asparagi. I trascorsi alla corte di Leveillé si fanno comunque sentire nel piacevolissimo Spiedo di lumache con spugnole e spinacino, ma in generale l’apporto del burro nei piatti qui è meno marcato e più gentile.
Al ristorante si sceglie alla carta, ma una buona soluzione può essere quella di affidarsi a uno dei due menu degustazione denominati Origine e Racconti, rispettivamente di cinque e otto portate con mare e montagne equamente distribuiti. In quello più esteso figura anche come dessert il (Ri)scoperta, che Arianna Gatti ha realizzato ispirandosi alla Vittoria Alata, una statua bronzea tra i monumenti più conosciuti di Brescia. Nell’anno in cui la città, insieme alla vicina Bergamo, è Capitale Italiana della Cultura, si chiude la cena in bellezza con una Mousse di litchi e cioccolato bianco, gel di lamponi e pralinato di sesamo. A completare la composizione ci pensano poi una polvere di sesamo nero e cialde croccanti.
Forme
Via Codignole, 52
25124 Brescia (BS)
Tel: +39.030.2400353
www.formerestaurant.it