L’evento di presentazione delle nuove patatine di Nana e tutte le iniziative del brand
Testo di Lorenzo Sandano
Foto di Wilson Santinelli
Non chiamatele patatine. O meglio, fatelo pure, ma riconsegnandogli il valore che meritano. “Sin dalla nascita il primo istinto tattile e gustativo che sviluppiamo è quello di afferrare e consumare il cibo utilizzando le mani. Solo crescendo ci avvaliamo di posate o altri utensili, riservando quel tratto così ancestrale e primigenio al consumo di pochissimi alimenti. E se li analizziamo con attenzione, sono anche quelli che ci conferiscono un appagamento e un comfort impareggiabile. Le patatine rientrano sin dall’infanzia in questo insieme, quindi restituirgli un merito è stato uno dei nostri obiettivi sin dall’inizio”. Mi colpisce molto questa lettura antropologica/sensoriale di Cristian Greco, socio con Vissia Cucchi, Francesco Mazzaferri e lo chef Michele Gilebbi del progetto Patatas Nana, nonché artefice – sempre insieme a Gilebbi – di quel Ristorante El Deseo di Granada dove gran parte di tutte le attività legate al Nana Piccolo Bistrot di Senigallia hanno preso il largo oltre 20 anni fa.
Delle ormai celebri Patatas, della loro genesi e integrità produttiva, ne avevamo già parlato qui, ma l’estro creativo di questo brand e delle persone che lo animano pare non abbia intenzione di esaurirsi: a seguito della già menzionata Sangria Naturale in lattina (a oggi presente anche in una bottiglia dal design aerodinamico e rosso fiammante), sono proprio le patatine a tingersi di tonalità inedite che mantengono intatte le linee guide qualitative impresse da Michele e dai suoi soci sin dagli esordi. Zero additivi, conservanti o aromi chimici, materie prime di rango e una lavorazione più che mai vicina a un prototipo artigiano seppur replicata su volumi elevati. Perché di pari passo alla crescita esponenziale del marchio – esportato un po’ in tutto il mondo – sono comparse (prima) le Patatas in collaborazione con Morgan della leggendaria giardiniera di ortaggi in barattolo: per chi se le fosse perse, parliamo di ben cinque cromatismi di gusti (rapa rossa, capperi, limone in salamoia, aglio nero, peperone) realizzati condendo le patate (post-frittura) con verdure liofilizzate/disidratate aggiunte a pioggia, pochi istanti prima del confezionamento. Mentre la patatina rotea nel processo di raffreddamento, la polvere di verdure va a ritinteggiarne il sapore in purezza, con l’obiettivo di preservare al massimo intensità e fragranza.
Patatine “sabbiate” come spiagge di velluto
Non parchi di questa jam-session vincente, il team di Nana si è rimesso in moto per proporre un nuovo gusto, presentato nel giorno festivo del 2 Giugno con l’intento di rendere omaggio proprio a quella città che ha creduto (e continua a credere) nel potenziale del Piccolo Bistrot e che ha fatto da raccordo urbano di vita e obiettivi per il gruppo di soci. Le nuove Patatas Nana sono infatti – sia nell’estetica che nel ventaglio di sapori – un tributo accorato a Senigallia e al suo litorale: da qui l’appellativo Sabbiate, che va a evocare nella texture e nelle superfici dorate quelle tanto decantate “spiagge di velluto” distese a delimitarne le coste. Onorando in toto la filosofia del brand, nessun dettaglio del prodotto ha rischiato di venir trascurato: il packaging (con innovativa apertura a strappo laterale) è stato coniato insieme all’eclettico artista Antonio Colomboni alias ScombinAnto (tra le sue tante skills, anche quella di art director di Toilet Paper Magazine) che in combo alla grafica della bellissima bustina (più che riduttivo descriverla così) ha realizzato anche una sgargiante scatola in latta (pronta a custodire le patatine e a fungere da gift decorativo).
Un fascinoso disegno dai pantoni accessi che riprende le atmosfere vintage e POP-balneari della città marchigiana, in duetto con l’iconica traccia Una Rotonda sul Mare di Fred Buscaglione. Non a caso l’intera Rotonda cittadina ha fatto da palcoscenico per l’evento di lancio delle Patatas, accogliendo – nel suo ventre circolare con romantica vista sull’Adriatico – oltre 200 persone, incluso il Sindaco e altre figure istituzionali mobilitate appositamente per l’iniziativa. Gilebbi inoltre ha studiato circa un anno per arrivare a un gusto completamente naturale che lo soddisfacesse e che raccontasse in foggia edibile l’ecosistema di Senigallia e le sue tradizioni culinarie. Una sintesi non facile da riprodurre sul manto di una patatina, ma che ha rivelato nuovamente lo smalto genialoide di questo cuoco: Pelle di baccalà disidratata e polverizzata, pomodoro liofilizzato e origano secco. Solo tre ingredienti, saldati a perfezione, che trasportano le papille alla tipica ricetta del baccalà all’anconetana (pilastro gastronomico di questi lidi) costruendo simultaneamente un ponte culturale con le innumerevoli varianti di piatti a base baccalà presenti in Spagna. Luogo ove tutt’ora le patate vengono raccolte e trasformate.
“Ci prendevano per pazzi quando abbiamo iniziato, evidenziando soprattutto le differenze caratteriali tra me e Michele – ricorda sorridente Francesco Mazzaferri durante la presentazione – eppure non solo il progetto è decollato sopra ogni aspettativa, ma i tratti apparentemente distanti tra di noi hanno invece rafforzato quei valori primari che ci accomunano da sempre. La ricerca assennata della qualità e della trasparenza produttiva a tutela del consumatore, la volontà di intervenire il meno possibile nel rispetto degli ingredienti selezionati e una costanza fondante nel pensare e fare le cose al meglio delle nostre potenzialità”.
L’evento di suo ha poi assunto il timbro gioioso di una vera festa, colorata dal tramonto marino quasi a fondersi con le figure impresse sul packaging nuovo di zecca. Fiumi di vino Oca Nana (nato in collaborazione con Natalino Crognaletti di Fattoria San Lorenzo) e sangria “spillata” dalle mani fatate di Oscar Quagliarini (estroso bartender/profumiere) si sono unite a un carosello di assaggi propagati dalla squadra di Nana Bistrot, interpellando un’altra joint-venture d’eccezione: i fotonici panini all’olio sfornati da PanDeFra – AKA la tostissima panificatrice local Francesca Casci Ceccacci – imbottiti con prosciutto cotto di razza iberica e una densa spatolata di burro francese. Bontà turbo-infantile da cappottarsi, che demarca nuovi legami tra le realtà di livello di questa città in perenne fermento culinario.
Dalla consolle, musica dal vivo a cura di Dj acclamati fino al calar della sera, scivolando nella dolce concessione di Tartellete alla crema e fragoline della Pasticceria 2000 di Marotta – gestita dal papà di Valentina Greco, compagna di Michele – per porre un ulteriore punto di affettività a chiosa di questa sentita manifestazione.
Dovrebbe esser tutto, ma non lo è: si vocifera già di nuove sponde aromatiche pensate per impreziosire le Patatas in cantiere, oltre all’apertura di un esclusivo punto vendita sul quale (per ora) dobbiamo mantenere il massimo silenzio. In schiettezza ci sarebbe anche un laboratorio affiliato all’orto del Bistrot da raccontarvi, ma preferiamo lasciarvi con la salsedine delle patatine stampata sulla pelle, aggiornandovi in futuro su queste croccantissime novità firmate Nana.