Testo di Tania Mauri
Foto cortesia di Enjoy Collio
“Enjoy Collio”, un’esperienza immersiva promossa dal Consorzio Collio per scoprire un territorio e i suoi vini in una chiave nuova e diversa: attraverso i cinque sensi.
Il Friuli è un piccolo universo meraviglioso: mare, laguna, pianura, collina e montagna sono fuse tra loro a formare un tutt’uno. Questa regione è sempre stata, in realtà, un crocevia di popoli e confini, una terra di mezzo con un’identità gastronomica contaminata fra Italia, Austria, ex Jugoslavia e una forte tradizione vitivinicola conosciuta in tutto il mondo. Una regione vocata al vino di cui il Collio, noto per la sua varietà di vini bianchi caratterizzati da una spiccata mineralità e una grande longevità, ne è un chiaro esempio.
Questa mezzaluna fertile che si estende in provincia di Gorizia – tra le Alpi Giulie e il mar Adriatico, ai confini con la Slovenia – è ricchissima di antichi vigneti e riserve boschive che creano un microcosmo unico perfetto per lo sviluppo di una viticoltura di pregio e la produzione di bianchi eccellenti, fin dai tempi dei tempi. Non per questo i suoi vignaioli si sono adagiati sugli allori e lo splendore di un tempo, anzi, il Consorzio del Collio, fondato nel 1964 e che oggi conta 178 aziende socie, è in pieno fermento anche grazie all’arrivo delle nuove generazioni che portano un’ondata di freschezza e nuovi punti di vista da sviluppare.
Tra gli obiettivi che il Consorzio si prefigge nella propria strategia di posizionamento lo spazio centrale è rivolto all’elevazione del territorio a DOCG. Non soltanto un vitigno – ribolla gialla, friulano, malvasia, picolit o pinot grigio per citarne alcuni – o un vino, ma tutte le varietà, un intero territorio che attraverso un disciplinare si riconosce e lavora per impreziosire e innalzare la propria qualità e le proprie caratteristiche. La vera essenza e anima del territorio, progetto ambizioso del Consorzio di Tutela, è il Collio Bianco, frutto dell’assemblaggio di uve diverse, che ha in sé tutte le caratteristiche della sua terra e dei suoi produttori.
I 1500 ettari di superficie collinare vitata godono di un clima mite, con venti caldi che arrivano dal Mar Adriatico e un’escursione termica importante e di un suolo particolare, la “ponca”, il caratteristico terreno del Collio fatto di marne e arenarie stratificate di origine eocenica, che conferiscono ai vini quella caratteristica impronta di mineralità e salinità. A tutto ciò si aggiunge la caparbietà di chi ha scelto di restare (o tornare) e coltivare questi terreni di difficile gestione ma dalle grandi potenzialità, produttori che stanno in vigna sin dalla prime ore del mattino – non a caso si auto definiscono contadini produttori ndr – e promotori della sostenibilità ambientale, della sperimentazione vinicola e della ricerca.
Sperimentazione che si sviluppa anche attraverso un nuovo progetto innovativo che vede tutti i cinque sensi protagonisti nella degustazione dei vini. Un approccio originale per un’esperienza che vuole, e riesce, a raccontare il territorio e i suoi vini attraverso veri e propri laboratori sensoriali dove le emozioni vengono messe in primo piano. Coraggiosi i “signori” del Consorzio che hanno messo in prima linea cinque esperti per ognuno dei cinque sensi.
C’era il designer Andrea Antoni per la vista affiancato dal sommelier Drago Vilier, l’aromaterapeuta Elena Cobez e la sommelier brasiliana Iris Brunori per l’olfatto, lo chef Alessandro Gavagna del ristorante Trattoria al Cacciatore de La Subida e il Sommelier Mitja Sirk per il gusto, il dottor Carlo Fossaluzza per il tatto e, infine, il Maestro Massimo Devitor per l’udito. Li abbiamo definiti coraggiosi perché questa nuova proposta dedicata agli amanti del vino e a chi arriva nel Collio per gustare i loro vini, non è per niente scontata soprattutto se parliamo di alcuni sensi come il tatto. Un’esperienza che comunque fa riflettere e lascia impresse sensazioni e percezioni del territorio, delle persone e dei vini indelebili.
Analizzati uno alla volta è emerso che “l’impatto visivo può dare sensazioni o idee diverse da quello che vediamo, ma che è importante perché è il primo senso che si attiva e ci aiuta a capire cosa abbiamo di fronte” così come è rappresentato dal dipinto di Antoni dove ognuno dei sette acini che formano il grappolo d’uva corrisponde al colore dei sette vini in degustazione, dal giallo tendente al verde a quello aranciato. Per cui, il colore ha dentro di sé la conoscenza del vino.
“Sentire gli aromi significa tenere nella memoria i profumi che abbiamo conosciuto nella nostra vita così da poterli riconoscere al naso” spiega Elena Cobez. Le materie prime botaniche – olii essenziali e tinture – e il vino camminano a braccetto nell’esplorazioni di odori e fragranze che arrivano dalla terra, si ampliano e intensificano andando anche oltre i confini della nostra conoscenza così da ritrovare nel bicchiere tutto il territorio del Collio.
“Attraverso il gusto cerchiamo le sensazioni che questa regione dà al territorio” spiega Mitja Sirk che in una degustazione alla cieca ti conduce e a cercare le tante sfaccettature del vino accostato al cibo, sdoganando il concetto che ogni vino può avere un unico abbinamento e mettendo il territorio, più precisamente la ponca, al centro dell’assaggio.
Esperienza non immediata quella con il tatto – non si tocca il vino o l’uva ovviamente – un gioco sinestetico dove, durante la degustazione, viene cercata la percezione tattile di consistenza e fibra attraverso cinque tavolette di legno diverse riconducibili ai legni delle botti. Infine, per l’udito viene fatto prima un laboratorio del “sentire attraverso il corpo”, ovvero, prendere consapevolezza tramite sensazioni e percezioni particolari così da predisporci ad ascoltare (e ascoltarci) in maniera pro-attiva e poi si abbina a ogni vino un brano musicale capace di suscitare emozioni, ricordi e situazioni.