Testo e foto di Gabriele Stabile
Si fa presto a dire delivery quando il cuore della tua ricerca è puntare alle stelle. Mettere insieme un gruppo di lavoro, un’unità di intenti, il know how, l’inventiva, la passione per il fine dining e l’eccellenza e trovarsi a fare a botte con la piaga biblica. Ma da Zia sono super. Qui il caposquadra è Antonio Ziantoni (formerly al Pagliaccio) che è uno che non lo tieni in gabbia. Nell’anno e mezzo/due in cui è stato aperto, prima della pandemia, Zia si è ritagliato un posto, si è guadagnato i galloni e ci si aspettano astri. Un motivo in più per non sbagliare, cogliere l’occasione e ripartire con una boutique/pasticceria da sempre nei pensieri e sulla punta delle dita. Aspettando che riapra la porta principale, andiamo door to door: dalla porticina stile speakeasy su via Santini, a due passi da S.Cosimato (al cui mercato Zia si approvvigiona) alla porta o portone di casa tua.
Dal covo alla tana. Il menu è solo dolce praticamente, prodotti che viaggiano bene anche sul sanpietrino, quando si dice smart thinking più che smart working, e include torte, la colazione, pralinati, gelato e biscotteria tutte di livello ma la parte del leone la fanno le monoporzioni. Io ho sbranato il Babà, meno liquoroso di quel che vorrebbe nonno, ma i nonni devono stare riguardati, specie di questi tempi, che invece ha le note di vaniglia e di cannella. Un Tourbillon frolla sablé, frangipane, pralinato alle mandorle e chantilly (il mio preferito).
Il Paris-Brest con le scaglie di mandorle che sembra uscito dalla bombetta di Poirot ripescata nell’Atlantico e un’Albicocca a sorpresa molto sexy, praticamente vietata ai minori a qualche giorno dalla maturazione stagionale: era tanto che non mangiavo dolci così bene eseguiti, con una punta di follia nel rigore. Vuoi mangiare bene o no? Ci possiamo finalmente concedere, dopo il taglio di capelli dal barbiere, dei dolci fatti come il Signore comanda, cioè con amore? Ricominciamo dalla qualità. Fase due o fase tre non ci sono alibi. More to come in print…