Testo di Alessandra Piubello
Foto di Campania Stories e Alessandra Piubello
Quest’anno Miriade&Partners, l’agenzia di comunicazione di Massimo Iannacone e Diana Cataldo che si occupa dell’organizzazione di Campania Stories, ormai alla sua settima edizione, ci ha portato sulla Costiera Amalfitana, patrimonio dell’Umanità secondo l’Unesco per bellezza, suggestione e unicità. Dopo una bella e fredda escursione in motonave fino a Ravello, per la presentazione dell’edizione 2019 nell’auditorium di Villa Rufolo, abbiamo degustato a Cetara, borgo marinaro che conserva praticamente intatto il suo fascino, refrattario al turismo di massa. È famoso per la colatura d’alici, condimento ottenuto dalla fermentazione di alici fatte marinare in appositi contenitori e che può essere immaginato come una evoluzione del Garum, la salsa di pesce che faceva impazzire gli antichi romani.
Il mare cristallino che lambisce Cetara ce lo siamo goduto dalle finestre dell’hotel Cetus, dove abbiamo assaggiato in una due giorni i vini campani trasferendoci nel pomeriggio a visitare alcune aziende, per addentrarci ancor meglio nel mondo vinicolo campano. Campania Stories è un racconto che tratteggia un profilo del complesso universo enologico campano. Quasi una novantina le aziende locali (circa duecentoquaranta i vini assaggiati) che ci hanno accompagnato in un riuscito viaggio alla scoperta della Campania Felix. Un quadro difficile da delineare, considerando che è assai complicato tracciare un profilo univoco (e meno male) di un territorio che dal nord, Roccamonfina, al sud, al confine con la Basilicata, si estende per trecento chilometri. Un vero mosaico di territori e di vitigni, conservati in questa culla della biodiversità che è la regione Campania.
Cominciamo la nostra degustazione partendo dai vini bianchi (circa 125), che ogni anno ci confermano la sensazione di trovarci di fronte a dei grandi vini, che sanno invecchiare molto bene. Dagli assaggi è emerso uno scenario positivo che conferma la crescita qualitativa delle aziende campane. In degustazione le annate 2018, 2017, 2016 e 2015. Non è dunque un’anteprima, bensì un excursus attraverso varie annate, per stimolare la lettura in prospettiva e il confronto. La Campania può vantare non solo origini antichissime nel campo della viticoltura, ma anche la presenza di alcuni tra i vitigni più importanti del nostro patrimonio ampelografico, per restare nei vitigni a bacca bianca, il fiano, il greco, la falanghina per non parlare dei minori autoctoni, come pallagrello bianco, catalanesca, coda di volpe, caprettone, ginestra, fenile, ripoli, pepella, biancolella, asprinio, forastera. Su una superficie vitata di circa 25mila ettari, i bianchi rappresentano una percentuale del 46%. Nonostante non arrivino neppure alla metà, le uve a bacca bianca sono la vera eccellenza del territorio campano, come ci hanno ampiamente dimostrato gli assaggi. Fiano, greco e falanghina sono stati i vini che più ci hanno convinto.
Per quello che riguarda la degustazione dei rossi (circa 115) le annate per i vini a base piedirosso spaziavano dal 2018 al 2011, per i casavecchia dal 2017 al 2014, per il pallagrello dal 2017 al 2015, mentre per gli aglianico si partiva dal 2018 fino al 2009 (passando anche dalle riserve) terminando con un 2006. E se i piedirosso manifestano una cifra stilistica fragrante, succosa, trasversale e gastronomica non altrettanto può dirsi per l’aglianico. L’utilizzo del legno non è più caricaturale come nel passato, ma può essere gestito meglio, consentendo così al vino di liberarsi da una gabbia che ancora lo comprime. Nel bicchiere abbiamo trovato spesso degli aglianico cupi, asciutti, opachi. A parte nomi che sono delle certezze, sembra che l’aglianico fatichi a svelare una sua identità, a rivelarsi appieno, resta indefinita, spaesata, confusa. Eppure il terroir è assolutamente vocato. Sembra che manchino ancora, nonostante le punte d’eccellenza, una visione e un’interpretazione del vino precise e focalizzate, ben riconoscibili. Ma noi siamo sicuri che emergeranno presto.
Per maggiori informazioni www.campaniastories.com