Testo di Gualtiero Spotti
Foto cortesia di ristorante L’Atelier e Noua
Il nuovo che avanza, in Europa, nel variegato mondo del food, passa anche attraverso la crescita di realtà gastronomiche e di nazioni che – fino all’altro ieri – erano snobbate o considerate semplicemente marginali. Questo perché il seme lanciato da cuochi oggi inizia a crescere dando frutti decisamente interessanti. Grazie al fatto che, negli anni passati, si sono concessi trasferte lavorative in giro per il continente o hanno iniziato a utilizzare prodotti di qualità instaurando relazioni con produttori non legati a una filiera industriale. È il caso, ad esempio, di Bucarest e della Romania, dove iniziano a far capolino indirizzi cui prestare attenzione, capaci di stuzzicare la curiosità di una nuova tipologia di cliente, più consapevole e attento a quello che arriva in tavola.
In questa occasione, e limitandoci al fine dining, (per le altre esperienze gastronomiche rimandiamo alla seconda parte che sarà online fra qualche giorno) ci sono due ristoranti che si fanno notare nella capitale rumena di questi tempi e che vedono sul ponte di comando cuochi poco più che trentenni e risoluti nel voler cambiare il corso della gastronomia locale. E curiosamente entrambi titolari di due nickname che hanno contribuito a portati a una ribalta nazionale grazie a trasmissioni televisive di successo. Il primo è Bogdan Alexandrescu, noto come Dexter chef (un nome che arriva dall’omonimo fumetto di un serie televisiva nata a cavallo tra gli anni Novanta e il nuovo secolo dove il puntiglioso e giovane protagonista è un geniale inventore), che da un paio di anni regge le sorti del ristorante L’Atelier, ospitato all’interno del Relais & Chateau Hotel Belle Epoque. Cresciuto nella lontana Cluj (e con sangue greco che scorre nelle vene), ma trasferitosi per lavoro nella capitale, Bogdan ha trascorsi da Cordon Bleu e quindi un inevitabile legame con il mondo della cucina francese.
Dal suo arrivo a L’Atelier ha rivoluzionato la proposta culinaria proponendo un interessante incrocio di suggestioni balcaniche che arrivano fino al Mar Nero partendo dal pane a lievitazione naturale accompagnato dal burro che lo riporta con la memoria a casa di sua nonna. Oppure con i ricordi dei campi di Bărăgan (una località in Transilvania) in primavera, con il formaggio di capra e i primi pomodori dell’anno. E il racconto gastronomico conduce anche in Grecia, con il Branzino all’amo accompagnato da un purée di finocchio e da una gastrique di aglio selvatico, per ribadire l’importanza delle reminiscenze della cucina d’oltralpe.
E quest’ultima può essere affrontata di tanto in tanto in una carta che non a caso si definisce neo-nostalgica, dove però si passa dal Torchon di foie gras a piatti “fake” con le texturas che offrono un saggio dell’ecletticità del cuoco. Un viaggio sorprendente che potrà dare ancora maggior soddisfazioni a breve, con il restyling completo de l’Atelier il quale nel giro di un paio di mesi cambierà totalmente il suo aspetto.
L’altro indirizzo da non perdere, e forse al momento il ristorante più brillante di Bucarest, è il Noua, dove il cuoco è Darty chef, ovvero Alex Petricean, che deve il suo nickname all’aspetto vagamente dartagnanesco.
Il locale, poco fuori dal centro cittadino, e con un piccolo giardino estivo che permette di affrontare una carta più agile, ha un aspetto esplicitamente nordico. E non è un caso, visto che Alex ha nel suo passato, prima di ritornare a Bucarest, diverse esperienze in giro per il mondo, tra Noma, Central e Boragò, solo per citare alcuni nomi altisonanti, dove la forma va sempre di pari passo con il contenuto. Così qui siamo circondati da legno, terracotte, pelli, dove il racconto del territorio, un approccio farm to table e la ricerca di una via rumena nella cucina contemporanea la fanno da padrone. Piace e molto il gioco d’apertura degli amuse bouche, in un puzzle dove per ogni singolo boccone si arriva infine alla composizione al tavolo di un quadro geografico e culinario che si spinge fino alla Moldavia. Quasi una replica del famoso piatto dell’India attraverso diversi bocconi proposto da Gaggan in quel di Bangkok.
Da Noua diventano fondamentali le relazioni con la Gradina Corbilor, una fattoria di verdure e prodotti della terra sostenibili che fanno da propellente essenziale alla realizzazione di piatti deliziosi come l’Agnello ripieno con cavolo cappuccio, il Gelato al topinambur al profumo di erbe aromatiche, o l’Olivello spinoso (l’ormai mitico sea buckthorn) con mandarino. Noua è un esercizio originale e piacevole sulla distanza di un menu degustazione, con la scoperta della Romania autentica reinterpretata in chiave moderna.
L’Atelier c/o Epoque Hotel
Intrarea Aurora, 17C – Bucarest
Tel. +40.758019877
www.latelier-restaurant.ro
Noua
Str. Popa Nan, 7 – Bucarest
Tel. +40.217943294
www.nouarestaurant.no