Testo di Luca Sessa
Foto di Gusto Canario
Poco meno di cinque ore; sono quelle (di volo) che separano l’Italia dall’arcipelago delle Canarie, meta ambita per chi vuol spendere alcuni giorni di vacanza o addirittura cambiare vita, ma anche territorio dall’incredibile biodiversità (oltre 24.400 specie registrate). Qui infatti in una manciata di chilometri quadrati si alterna un’ampia varietà di paesaggi, dai terreni vulcanici di Lanzarote, ai fitti boschi di La Palma, alle vallate ricoperte di palme verdi di La Gomera, fino alle dune di Gran Canaria. Le Canarie possono esser definite da un certo punto di vista un vero e proprio continente in miniatura. Trasferirsi in questo angolo di mondo ha permesso a tre nostri connazionali di scoprire una incredibile varietà di prodotti e di realtà artigianali, ponendosi subito una domanda: “E se facessimo scoprire agli italiani questi sapori?”
Il quesito ha dato origine a un progetto chiamato Gusto Canario, il primo shop online specializzato nell’offerta di prodotti enogastronomici delle Isole Canarie diretto al mercato italiano. Lanciato nell’estate 2021 da Danilo Bellavia (CEO), Fernando Paganelli (Marketing Director) e Marilena Pratesi (Business Development Director), il progetto ha subito messo in luce il potenziale dell’offerta enogastronomica dell’arcipelago, permettendo di scoprire anche prodotti a dir poco sorprendenti, come il protagonista del nostro racconto, il vino ottenuto dalla fermentazione a freddo delle banane.
Sì, le banane, quelle che normalmente vediamo mangiare ai tennisti tra un game e l’altro, o che utilizziamo per frullarle con il latte freddo o ancora, che spesso teniamo nello zaino per placare i morsi della fame. Nelle Canarie si è pensato di poterle lavorare in un modo diverso, con una fermentazione a freddo, per ottenere un vino sicuramente innovativo. L’idea è dell’azienda Bodegas Platé che, guidata da un’attività di ricerca e sviluppo e potendo contare sulla cultura vitivinicola di Tenerife, ha scelto di puntare su una lavorazione mai provata prima: le banane (fornite da agricoltori indipendenti locali che utilizzano solo metodi tradizionali) vengono selezionate al giusto punto di maturazione. La polpa, tritata finemente, viene fermenta a freddo in contenitori di acciaio inox grazie all’aggiunta dei lieviti. Il clima mite subtropicale che caratterizza la zona consente alle banane di raggiungere la giusta maturazione in maniera graduale, permettendo a queste d’avere un sapore più intenso.
Fermentazione, lieviti, maturazione, acciaio: tutto giusto, tutto corretto, tutto già sentito, ma partendo da un ingrediente così anomalo per la produzione di vino, qual è il risultato finale? Un vino sorprendente, che nella versione “semisecco” risulta fresco al naso con sentori di frutta esotica e un morbido aroma di banana, giallo paglierino e con una leggera dolcezza, che si scopre al momento dell’assaggio, ben equilibrata dalla giusta dose di acidità.
Un vino premiato con la medaglia d’oro nell’edizioni 2020 e 2021 di Cinvé, un prestigioso concorso internazionale patrocinato dal Ministero spagnolo per l’agricoltura, la pesca e l’alimentazione, e che può essere abbinato alle carni bianche e a piatti di pesce alla griglia. La seconda versione del Platé, il bianco fruttato, ha un colore giallo paglierino brillante, al palato risulta dolce con note floreali e l’immancabile tocco di banana che però non sovrasta gli altri aromi. In questo caso l’abbinamento consigliato è con il pesce crudo o affumicato, risotti, insalate e dolci.
Una lavorazione sicuramente all’avanguardia ma anche sostenibile. L’obiettivo di Bodegas Platé è azzerare gli sprechi legati al commercio e l’esportazione della frutta. La grande distribuzione scarta, infatti, i prodotti che, pur essendo di alta qualità, non rientrano nello standard estetico richiesto per la commercializzazione. La banana, ad esempio, ha trovato alle Canarie un terreno e un ambiente ideale che ne hanno favorito la diffusione, fino a rendere queste isole il primo produttore fra i Paesi europei. Nel 2017 però 17 milioni di chili di frutto furono gettati per evitare che il loro prezzo crollasse a causa della sovrabbondanza. In questa ottica quindi Bodegas Platé non solo cerca di tracciare una nuova strada verso l’innovazione, ma sfrutta una materia prima talmente abbondante nell’arcipelago che in altro modo andrebbe buttata.
www.bodegasplate.com