Avanvera è il nome di una polibibita da bere e mangiare, descritta nel ricettario La Cucina Futurista di Marinetti e Fillia: Vermouth, Strega e Brandy in parti uguali, guarnita con banana, da bere mangiando fette di pomodoro, cubetti di parmigiano, filetti di acciuga.
A vanvera a Roma è un modo di dire: si usa per indicare qualcosa fatta così, a casaccio, senza nessun criterio, senza pensarci troppo.
Avanvera ora è anche il nome dello spin-off di SantoPalato – trattoria moderna all’Appio Latino – che completa il quadrilatero perfetto proprio in questo fortunato quartiere: Epiro, Ciaparat, Ruvido e appunto, Avanvera. Poker d’assi delle enoteche con cucina per bere vini rigorosamente naturali.
Il nome Avanvera si ispira proprio alla polibibita sopra citata, ma è nato anche un po’ per caso.
La leggenda narra che Sarah Cicolini, chef di SantoPalato, fosse alla ricerca di un posto nuovo, più grande per il suo ristorante, quando si è imbattuta in questo locale piccolino di circa 50 mq e un dehors, situato in una via tranquilla che si affaccia direttamente su una delle sedi dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Ci troviamo nel cuore dell’Appio Latino, precisamente in via Luigi Tosti 29.
Non era il posto giusto per ingrandire la trattoria, ma evidentemente una scintilla deve essere scattata perché insieme al suo braccio destro, Mattia Bazzurri, proprio in quel piccolo locale ha aperto Avanvera, inaugurato al pubblico il 17 Maggio 2023.
Siamo in un’enoteca, quindi tavoli, sedie, bancone, bottiglie e bicchieri ma in un ambiente ultra-curato, realizzato dall’architetto Miriam Ciamarone e con decorazioni fatte a mano dall’illustratore Marco di Prisco. Di design anche le riviste e la selezione di libri presenti grazie alla collaborazione con Edicola 518 di Perugia.
La formula è semplice: vini naturali – non solo italiani – e cibo. Salumi, formaggi e altri prodotti di piccole aziende iper-selezionate, già fornitori di SantoPalato, e una decina di piatti. Nessun primo, nessun secondo, nessun contorno, ma solo piatti. Porzioni ricche, da condividere o anche no. Alcune idee sono state ereditate dalla casa madre, come il Prosciutto di cuore e pan y tomate (14€), altre sono nuove, dovute anche alla creatività di chi ci lavora.
E a lavorarci come chef executive è Mohamed “MOMO” Desouki, più romano di me ma di origini egiziane, riscontrabili qua e là nel menu. Come, per esempio, nell’Hummus di lupini e misticanza (8€) o nei Falafel e salsa tahina(9€), fatti proprio come quelli che fa sua mamma. E si sente: buonissimi.
Tra i piatti che non ho assaggiato, tornerò senza dubbio per i Cetrioli e bieta saltati con mirin e olio di sesamo (7€), per il Pane arabo, formaggio di mandorla e aringa (12) e per le Empanadas di agnello (10€), anche se i piatti girano spesso e potrei non trovarli.
Tra quelli assaggiati, ho trovato ottimo l’Uovo poché, galletti e sesamo (12€), gustosa la Melanzana, ricotta infornata e pomodoro (8€) così come il Fritto alla romana, con mele, zucchine, cervella e animelle (15€). Tra i vini, ho assaggiato un Trebbiano di Caprera del 2021(30€) e Vin de Frantz, Domaine Frantz Saumon (39€), entrambi scelti da Mattia Vita (il giovane direttore di sala) e molto adatti al mio palato.
In tutto abbiamo speso 113 euro per due bottiglie e 4 piatti. Il ticket medio si aggira sui 30/40 euro a persona, ma dipende naturalmente da quanto si mangia e da quanto si beve.
Se mi sforzo di cercare un difetto in questo locale, in questi piatti o nel format in generale, giuro che non lo trovo. Certo, ne sono state aperte davvero tante di queste cave à manger a Roma e c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Il tempo ci dirà se è la moda del momento o se questi campioni sono qui per restare. Io tifo per la seconda ipotesi.
Avanvera
Via Luigi Tosti, 29
00179 Roma (RM)
Tel: +39 06 4559 6021
www.instagram.com/avanveraroma