Pizza romana & Trattoria all’italiana per un comfort delivery con pairing miscelato
Testo di Lorenzo Sandano
Foto di Alberto Blasetti
Illustrazione di Federico Taddeucci
Ci sono momenti, durante la quarantena, in cui la vita ti pone davanti a letali evidenze circostanziali. Da accettare o fronteggiare passivamente. I tuoi capelli che si espandono a vista d’occhio, come gli aculei di un istrice in calore. Le sigarette e la carta igienica che finiscono all’improvviso (non ho ancora capito quale delle due mi metta più agitazione). E non ultima, il tuo amico fotografo – Alberto Blasetti – che conosce meglio di te una delle realtà selezionate per il servizio Delivery Report. L’epic fail esperienziale del gastronomo provetto, che si trova un passo indietro al suo partner in crime.
Nel caso specifico, parliamo del recente locale double-souls A Rota & Eufrosino. Rispettivamente Pizzeria Romana Vecchia Scuola + autentica Trattoria all’Italiana, nate in gemellaggio di spazio (insegne separate ma conviventi nello stesso ambiente) nell’ultra-periferico quartiere capitolino di Tor Pignattara. Zona che rientra nel mio blocco di appartenenza e che bazzicavo assiduamente da pischelleto. Ma che mi ha colto in fallo, nel tempismo di visita in questo doppio indirizzo ristorativo, rispetto a un lanciatissimo food photographer in insospettabili panni da talent scout gourmand. Ma io non ho voluto arrendermi a questa scottante evidenza. Posseduto da tigna competitiva e persistente, ho rilanciato i contenuti del servizio. Associando una realtà a me molto familiare, che si sta muovendo nell’universo del delivery con una formula possente di mixology a domicilio: i cocktail imbottigliati di Italian Cocktail Club by Freni & Frizioni. Un bar-cult che sfiora la leggenda dell’underground – in zona Trastevere – tra i ritrovi per appassionati del buon bere della scena romana.
L’evidenza da contrastare, ha dunque dato origine ha una novità nella novità: in questo inedito format editoriale di racconto online infatti, ci cimentiamo per la prima volta in un pairing di reportage tra cibo e abbinamento alcolico-miscelato. Due indirizzi con un cocktail, insomma. Molto meglio di piccioni e fave (con tutto che sono di stagione). Per chi, come il sottoscritto, non ha ancora provato la Pizzeria A Rota e la Trattoria Eufrosino, riportiamo una breve intro-identitaria: progetto scaturito dal tentacolare e istrionico profilo imprenditoriale di Marco Pucciotti (Sbanco, Epiro, Hop&Porc; Blind Pig; Umami; Barley Wine per citarne alcuni) insieme al manico passionale del cuoco Paolo d’Ercole (per quanto concerne l’entità di Trattoria). Un luogo devoto ad atmosfere vintage e a gesti/sapori arcaici, trasposti in dialetto contemporaneo. Nobilitando il folto bagaglio di ricette e preparazioni classiche di tutto lo Stivale, in un’accezione tanto popolare, quanto maneggiata con minuzia e rispetto esecutivo. Nel comparto Pizzeria Romana AKA A Rota, troviamo invece un veterano degli impasti al mattarello come Sami El Sabawy: talento fondamentalista della pizza scrocchiarella e sottile – effige lievitata di un prodotto a lungo bistrattato, tornato or ora alla ribalta – che vanta una formazione al fianco di Gabriele Bonci. Come trait d’union d’accoglienza & selezione enologica per entrambi gli indirizzi, la gestione è stata affidata a un fuoriclasse come Paolo Abballe: sommelier di pregio, per anni figura di rilievo nel Ristorante Metamorfosi di Roy Caceres.
Su Freni & Frizioni, non avanzo descrizioni che gli aficionados del bartendering daranno per scontate. Un avamposto straripante di energia a flusso continuo collaudato per confezionare drink d’autore fino ai margini estremi della notte. Con impeto incessante e potenza balistica di un gatling gun che spara a raffica centrando sempre il bersaglio. Pilastri del locale (e di questa iniziativa delivery): Cristian Bugiada (eclettico barman e socio, con la tempra del professionista self-made forgiato dietro al counter); Luca Conzato (che ha aperto Freni ben 15 anni fa, credendo fortemente in questa iniziativa); Riccardo Rossi (socio e direttore del locale, che ha curato e studiato tutte le ricette dei cocktail imbottigliati). Per dettagli sui rispettivi progetti, vi lascio al consueto QuarantineQuest, con le testimonianze dei protagonisti sopra-citati.
Quando/come avete deciso di scegliere e di impostare l’offerta del delivery in questa situazione di quarantena?
Pucciotti: Quando le richieste dei nostri clienti si sono fatte sempre più frequenti; essendo già entrati nel tessuto sociale del quartiere e in una situazione del genere c’è ancora più bisogno che noi ristoratori non li abbandoniamo. Ovviamente il motivo principale è che Paolo e Sami chiusi in a casa sembravano due tori in una cristalleria.
Bugiada: Certamente la condizione di emergenza che si è venuta a creare ha dato un’ accelerata a questo tipo di servizio.
Era già una formula aderente alla vostra offerta?
Pucciotti: No ma lo sta diventando, ci stiamo settando affinché sembri un’offerta che c’è sempre stata per far sentire a proprio agio i clienti. I nostri locali si basano sull’accoglienza, sui sorrisi e sulle storie che Paolo, Sami e la sala si fermavano a raccontare ai clienti. Ora questo rapporto si deve percepire attraverso ciò che arriva a casa, non è facile ma ci stiamo provando. È una cosa nuova per tutti, ovviamente la pizzeria si presta molto ad essere portata a domicilio.
Bugiada: I nostri prodotti erano già disponibili sullo shop di Freni e Frizioni.
Esistevano delle criticità da affrontare?
Pucciotti: Si abbiamo fatto tantissime prove prima di decidere di fare il delivery; ci teniamo molto che le nostre pietanze siano di qualità oltre che golose.
Bugiada: Non di particolare rilevanza.
Due anime d’impronta popolare (osteria & pizzeria) che convivono nello stesso spazio. Oltre l’immediatezza non scontata della pizza da asporto, com’è stato attuare una selezione piatti e proposte che potessero dialogare in un box formato delivery? Come avete settato la linea di assaggi take away?
Pucciotti: Per ora abbiamo deciso di ridurre al minimo il personale in cucina: ci sono solo Paolo e Sami che si occupano di tutte le preparazioni e di tutti i servizi, ma essendo stati un mese a casa, non vedevamo l’ora di ripartire a cucinare quindi questo per ora non pesa affatto, anzi! Ci abbiamo ragionato molto e alla fine abbiamo deciso di mantenere i nostri format. Eufrosino essendo un’osteria con piatti regionali italiani ha un bacino ampissimo di ricette da cui attingere. Ci siamo confrontati molto sui piatti più semplici, immediati e di sostanza che il nostro pubblico aveva cominciato ad apprezzare: mondeghili, chitarrina cacio, ova e agnello, lasagne, fritti, gnocchi…tutto ciò che può essere considerato comfort food. Ci siamo messi nei panni dei clienti cercando di capire cosa volessero che gli arrivasse. Studiando un prodotto che potesse arrivare a casa nel migliore dei modi anche nel format delivery.
Le vibes e gli animi aggrovigliati/elettrici di un bar sono quasi impossibili da replicare a casa. Ma sono anche tra i fattori che più mancano in questo periodo di distanze forzate. Il vostro progetto pensa di contribuire a tener vivido un po’ di calore sociale in formato mixology?
Bugiada: Sicuramente sì, molti dei nostri clienti ci stanno scrivendo da settimane dicendo che non vedono l’ora di ritornare a trovarci, questo ci fa pensare che una serata al bar non è di certo sostituibile con un cocktail a casa, ma allo stesso tempo è un modo per rimanere vicino alla nostra clientela che può, assaporando uno dei nostri cocktail, rivivere quelle sensazioni. Il cocktail quindi in questo caso ha una funzione evocativa. Raccontateci brevemente il processo che ha dato corpo all’idea e la sua consequenziale evoluzione nel pratico. Nel 2016 abbiamo iniziato in una delle nostre attività: il Mad Dog Social Club di Torino, a realizzare cocktail che venivano invecchiati in botti utilizzate per il Vermouth. Questo progetto ha subito riscosso successo tra i soci che chiedevano di poter acquistare delle bottiglie da offrire ai loro ospiti. Da qui l’idea di sviluppare una linea con cocktail classici e semplici da utilizzare.
Necessità alcolica & virtù punkeggiante: come è stata pensata la linea di cocktail take away?
Bugiada: La linea è stata pensata per consentire agli amanti dei grandi classici di poterli riproporre tranquillamente a casa con i loro ospiti. I nostri drink sono già diluiti per cui non necessitano di ghiaccio. Conservati in frigorifero sono pronti per essere serviti.
Che coordinamento e manodopera avvengono nelle retrovie di questa situazione particolare?
Pucciotti: Arriviamo la mattina, lavorando la materia prima del principio, stiamo diventando interscambiabili: Paolo stende sul bancone delle pizze tutto quello che gli passa davanti mentre Sami spadella come un forsennato. Stiamo imparando molto l’uno dall’altro, ci stiamo completando.
Bugiada: I nostri drink sono realizzati in distilleria – che si chiama Anonima Distillazioni (a Gubbio, in Umbria dove produciamo le nostre bottiglie) – l’attenzione va soprattutto rivolta alla logistica.
Metodo di conservazione, packaging, consegna. Come lo avete pensato?
Pucciotti: Utilizziamo contenitori appositi: non ci siamo potuti inventare cose pazze, quasi tutti i fornitori sono chiusi, ma siamo riusciti a trovare il giusto contenitore per tutto.
Bugiada: Frigorifero (meglio tenere il liquido sempre sotto i 4 gradi), bottiglia da 70 cl (scatola e bottiglia sono semplici per contenere al massimo il prezzo, consideriamo più importante la sostanza che l’immagine) consegnano ovunque.
Che sistema di delivery utilizzate? Quali piattaforme consigliate? Coprite l’intero perimetro di Roma?
Pucciotti: Per ora utilizziamo Ubereats (copre un raggio di circa 4 kilometri) e Foodys che copre tutta Roma tranne alcune zone periferiche che in questi giorni siamo riusciti a fargli sbloccare visto che lo zoccolo duro della nostra clientela abita in periferia. Ci siamo organizzati anche per realizzare noi alcune consegne. I nostri ospiti, stiamo scoprendo sempre di più in questi giorni, non amano troppo le App, preferiscono avere un contatto con noi, chiamarci al telefono e ordinare. Il primo giorno che abbiamo aperto le prenotazioni dirette siamo stati inondati di telefonate e di affetto della nostra clientela che non vedeva l’ora di riparlare con noi e di vederci sul loro pianerottolo.
Bugiada: Alcolico.it e Anonimadistillazioni.it coprono tutto il territorio nazionale. Enoteca Del Frate copre tutte le zone di Roma. Siamo presenti anche nella GDO (Conad City – Viale Regina Margherita 130).
È semplice mantenere il vostro stile e la vostra filosofia di cucina anche in questo formato? Avvertite differenze o difficoltà rispetto al vostro lavoro usuale?
Pucciotti: Per noi la ristorazione è basata sui racconti, sulla convivialità e sui sorrisi; questo tipo di formato è molto diverso da quello che ci appartiene ma stiamo cercando di renderlo più personalizzato possibile, cercando di regalare piccoli gesti ai nostri clienti anche a distanza. Ci stiamo organizzando per regalare il nostro lievito madre ai clienti più affezionati per far sì che in assenza del nostro pane possano regalarsi una coccola, impastando partendo dal nostro lievito. Stiamo studiando dei piatti che siano come nostra abitudine un percorso di ricette tradizionali da Nord a Sud prendendoci cura dei nostri clienti, ma lasciando a noi le preparazioni più lunghe, magari consigliando passaggi. Difficoltà no, ma la differenza è tanta. Ci manca il nostro team di sala e di cucina con il quale ogni giorno ci confrontavamo. Inoltre il contatto con il cliente per noi è fondamentale e ci manca davvero tanto; speriamo di riuscire presto a guardarli negli occhi e raccontargli le storie dei nostri agricoltori e le origini dei piatti.
Bugiada: In tutti questi anni abbiamo lavorato per fornire a più persone possibili degli strumenti per accrescere la cultura del bar, dei drink e delle figure che hanno fatto e che fanno la storia di questa professione. Abbiamo cercato di riproporre questa caratteristica anche in questo progetto e crediamo di esserci riusciti.
La clientela sta rispondendo bene? Da quali zone di Roma arrivano più ordini?
Pucciotti: La clientela sta rispondendo benissimo, gli ordini arrivano per lo più dal nostro quadrante, siamo aperti da poco ma i quartieri che ci circondano ci hanno accolto da subito benissimo. Torpignattara chiama, Eufrosino e A Rota rispondono!
Bugiada: Siamo in una fase di start up, i numeri al momento non sono tali da consentirci di fare delle valutazioni. Da quali zone di Roma arrivano più ordini? Non lo sappiamo ancora, a dire il vero, abbiamo iniziato il delivery questa settimana.
È una forma di attività sostenibile per lavorare in questo momento critico per tutti? La ristorazione può farci affidamento?
Pucciotti: È l’unica possibile per ora e speriamo che presto si sblocchi anche il take away. In molti del quartiere passano e vorrebbero entrare, prendere il loro pasto e portarselo felici a casa, per ora ancora non è possibile, ma sarebbe già un piccolo passo.
Bugiada: Non ci sono purtroppo molte alternative alla situazione che stiamo vivendo, noi ci siamo trovati questa soluzione in mano perché la stavamo già pianificando prima della crisi da Covid. Diciamo che anche noi siamo in una fase di studio per capire come rispondere al meglio.
Quali sono i consigli e i tempi per consumare al meglio le pietanze e i prodotti che selezionate? Avete predisposto delle indicazioni per indirizzare i consumatori?
Pucciotti: Tutti i nostri prodotti arrivano già cotti e pronti per essere mangiati. Ma per esempio per avere una pizza proprio come appena uscita dal forno consigliamo di aspettare la nostra consegna con il forno a 250 gradi e metterci la pizza senza cartone solo per 1 minuto. Per i fritti consigliamo di scaldarli qualche minuto a 50 gradi. Mentre per i piatti della trattoria vista l’abbondanza delle porzioni se rimane qualcosa per il giorno successivo siamo a disposizione per qualsiasi consiglio sul riutilizzo o sulla rigenerazione.
Bugiada: Sicuramente! Bicchiere di vetro, magari meglio se conservato in freezer in modo da sostenere la temperatura del drink anche senza ghiaccio e per chi vuole una scorzetta di limone o di arancia a seconda dei gusti, gli oli essenziali di agrumi sono adatti a tutta la gamma.
Le vostre sono già due realtà legate da un messaggio comune in un locale unico, pur preservando personalità e caratteristiche differenti. Vi sentite vicini e legati ad altre realtà che stanno facendo Delivery in questo momento?
Pucciotti: Si eravamo già due realtà comunicanti, ma per quest’occasione straordinaria abbiamo deciso di unire i nostri menu per dare maggiore scelta ai clienti e farli divertire. Ci sentiamo molto vicini agli altri che hanno deciso come noi di aprire per il delivery, ci scambiamo consigli e cerchiamo almeno noi di starci vicino. È una situazione brutta per tutti, si sta consolidando una rete di passaparola, di consigli, di suggerimenti e di contatti utili a tutti.
Il bere (e il buon cibo) vinceranno sempre sul male. Siete fiduciosi per la ripresa della ristorazione romana e italiana dopo la quarantena? Pensate che la rete di delivery avrà respiro maggiore e continuativo dopo questo momento storico?
Pucciotti: Senza linee guida dal governo sul dopo-lockdown, senza date certe, senza istruzioni su come sarà possibile far ripartire l’attività, è molto difficile essere fiduciosi oggi. Eufrosino e A Rota sono locali fatti di persone vere, rapporti umani, sorrisi, consigli, complicità con il cliente, il delivery per la concezione dei nostri locali è un palliativo spero momentaneo per sentire e far sentire il cliente meno solo e riuscire a superare questa brutta storia.
Bugiada: Il nostro settore è sicuramente tra quelli che risulteranno più penalizzati da questa crisi. Senza informazioni chiare è difficile fare previsioni. Non sappiamo quando e con quali modalità si potrà tornare a lavorare ma la fiducia nella ripresa non deve mai mancare, ci inventeremo qualcosa. Questa situazione ha generato, attraverso una necessità, un’abitudine nei consumatori a utilizzare questo mezzo per la ricerca dei nostri prodotti. Credo che questo mercato non potrà che crescere in futuro.
DELIVERY REPORT
Estratto da Whatsapp, come da – ormai – rodato copione:
Io: “Alb, ma lo sai che ci tocca metterla una pizzeria in scaletta, sì? È il simbolo del Delivery, che finalmente potrebbe assumere un’ottica qualitativa più interessante. E poi ho voglia di cibarie comfort. Di quelle che quasi manco le devi scartare e puoi spolpartele sbracato in pigiama sul letto. Ho visto che hanno messo oggi online il menu di A Rota ed Eufrosino manco a farlo apposta. Che ne dici? Lo proviamo insieme?
Alberto: “Guarda bro che io da Eufrosino ci sono già stato, lo conosco molto bene. Anche lo chef Paolo. Fanno una chitarrina col ragù d’agnello che è la fine del mondo. Poi io da abruzzese insomma lo sai, ci sto a rota. Dai dai su facciamolo. Mi è già scattata qualche ideuzza per scattare con questo mood pantofolaio che mi stai proponendo. Poi la pizza insomma, mette sempre felicità.
Io: “Ah, già l’hai provato? Fai pure i giochi di parole. E io che volevo provare una storia di tasting coordinato a scatola chiusa. Stai più sul pezzo di me. Vabbè allora gli assaggi da ordinare li scegli te. Così poi se non mi piacciono la responsabilità è tua. E ti dirò di più, ti va se ci abbiniamo un Negroni imbottigliato del progetto Italian Cocktail Club di Freni? Ne ho presa una campionatura ed è davvero pazzesco. Ti sradica un po’ di quella nostalgia barofila, che incalza puntualmente ogni weekend chiuso qui dentro. Tu che sei più drinkomane di me, pensi ci stia bene come abbinamento?”
Alberto: “Ok ok, ma non mi affibbiare troppe aspettative e compiti da gestire. Io scatto foto, ricordatelo! Ora sento Cristian per chiedergli informazioni sul pairing, ma penso che il Negroni si sposi perfettamente con la pizza. Magari ne prendiamo una a base rossa e una bianca, con elementi che invitano la beva. Così come il cibo saporoso da trattoria.”
Io: “Daje, direi qualcosa di romano super classico, tipo la Fiori di zucca & alici e una bella Capricciosa. La sapidità spalleggia e contrasta bene le sfumature amaricanti del cocktail. E poi, che non te lo fai anche un Calzone romano. Una vera e propria rarità da rintracciare nelle pizzerie cittadine. Non ne mangio uno da na vita”.
Alberto: “Mai provato il calzone romano. Per il resto va bene tutto, tra l’altro a livello cromatico si incastrano bene per corredare il set fotografico che avevo in mente. Colori pieni e voluminosi, con il rosso ambrato del Negroni a rinforzare il colpo d’occhio. La pizza addirittura sai, la fotograferei direttamente nel cartone. Estetica realista e realistica, anche perché immagino la sbranerai li dentro senza impiattarla conoscendoti. Per la capricciosa è una tua vendetta? Lo sai che dovrò scartare tutte le olive!”
Io: “Ah giusto, mi scordo sempre le tue fisse e paturnie alimentari con gli alimenti rotondeggianti. Ma almeno guadagno punti facendoti scoprire il calzone alla romana. Ora mi sento più tranquillo. E ti abbono ogni margine di errore sulla scelta dei piatti da trattoria. Perché le percezioni visive che mi suggerisci già mi fanno salire una fame bestiale. Proposte appetitose e turgide di umori, per godere senza pensieri. Ma con un bonus di manifattura alle origini del prodotto. Unica raccomandazione: non scolarti tutta la boccia di Negroni prima di scattare eh!”
Alberto: “Senti chi parla. Mi chiederai scusa dopo una forchettata della chitarra cacio e ova. Ti aspetto al varco per l’unboxing in diretta”.
Chitarrina Cacio e Ovo, Pecora e Carciofi: ammetto che ero scettico sulla resa a domicilio di un primo di pasta con un condimento così robusto. Un rischio non marginale per un piatto già finito, che deve subire un trasporto più o meno elevato, seppur nell’apposita confezione salva freschezza. Mi è toccato dar ragione al Blasetti però – digrignando – anche in questa occasione. Perché non solo la temperatura di servizio si rivela ottimale appena scartato il box. Ma il ruggito di umori, profumi e sentori pastorali che si sprigionano sfoltendo il nido di carboidrati è davvero una coccola evocativa irrinunciabile (anche se non si è abruzzesi). Il formato chitarra tiene il dente con la fibra tenace di un guerriero. Tessendo amalgama e sentite effusioni con la matrice carnivora e vegetale/ferrosa del carciofo e dell’agnello. La salsa d’uovo e formaggio leviga e inspessisce l’assaggio, tra picchi sapidi e morbidezze sensuali. Il Negroni sgomita qui e là, ma incassa bene il turbinio di contrappunti. Se la foto non dovesse rendere giustizia è perché Alberto grondava saliva mentre stava scattando.
Pizza Romana Fiori&Alici + Capricciosa: una perversione fatta sogno. O l’inverso. L’esito non cambia. Una pizza delivery fagocitata con fare beffardo e godereccio spaparanzato sul letto. Magari con una serie trash di Real Time come surreale sottofondo TV. Direttamente dal cartone sì, voltando le spalle alla dignità. Non la dignità di una pizza romana di questo livello però: perché quella di Sami è un esempio di ristrutturazione filologica e rigorosa del grande classico romanesco. Sottile all’inverosimile, maturata a puntino e condita a cesello. Con il perfetto rapporto di distanza tra disco, nucleo e cornicione. La cottura delinea una consistenza cedevole al palato, ma debitamente crunchy al tatto. Recapitata a temperatura corretta. Commistione gustativa di bocconi adolescenziali – very old school – e manualità da pizzaiolo moderno che domina l’impasto senza alcun indugio. Qui il cocktail centra e spinge forte l’abbinamento: palpeggiando la graffiata sapida delle acciughe e aizzando il girotondo di elementi (carciofini, uovo sodo, prosciutto, olive, funghi e pomodoro) con tutto il suo carattere da icona centenaria. Mi spiace per il cimitero di olive nere gettato in campo dal fotografo. So’ ragazzi!
Calzone Romano: una gigantesca madeleine proustiana, per chi ha vissuto (anche solo di rimbalzo) rosticcerie e pizzerie desuete della periferia capitolina. Il ripieno opulento di uovo, mozzarella e prosciutto crudo (approdato a casa ancora filante) è uno dei rari motivi per cui vale ancora la pena rimarcare la propria cittadinanza romana. Copioso, umido, eccessivo, come tradizione impone, pregevolmente avvolto dall’involucro di pasta ricamata e sigillata intorno. Un tuffo appagato nel passato, con il bonus di riviverlo in quarantena. Anche qui il drink ammortizza la carica della farcia, ma si ostina a non cedere.
Supplì & Frittatina di pasta all’amatriciana: come ti rincuora il fritto, nessuno mai. In questo caso, sorprende lo stato di conservazione e il livello di frittura. Ma soprattutto la prova “al telefono” del cavo rovente di mozzarella che divampa appena sezionato il siluro di riso. Cremoso ma non overcooked il chicco del supplì, rinvigorito dal brio pomodoroso di un sugo d’antan. La frittatina strizza l’occhio a un gioiello della friggitoria campana, rafforzandolo con l’uso del bucatino con uno dei condimenti romani per definizione: l’amatriciana. Prova superata a pieni voti anche per il match con il Negroni. Sempre gagliardo in combo con intingoli di questo tenore.
Fettina panata e Insalata russa: un vero e proprio status alimentare, più che una semplice fettina di carne fritta. Quel che sono riusciti a creare i ragazzi di Eufrosino, è un ricordo gustativo più bello di quel che già si colloca nel podio del comfort food. Umida nel cuore, succulenta al morso e porosa con un grado che non supera la croccantezza indesiderata (per questo genere di pietanza). Davvero un high score! Quel sofisticatone di Blasetti l’ha scaldata in forno leggermente. Io l’ho strappata dal contenitore a mani nude. Travolto da appetiti bellici. Gustandomela fredda e sognando quelle scampagnate estive in cui (la stessa) rimaneva in stasi per ore nel thermos. Irradiandosi di gioia, anche quando rotolava in mezzo alla sabbia. Inzuppatela con vigore nel velluto lipidico dell’insalata russa. Due reginette del vintage, che sfilano aitanti in passerella.
Note, in chat, a margine
Io: “Oi, avevi ragione su quella chitarrina eh! Però io ormai sto rotolando nel materasso. Forse l’ho presa troppo sul serio sta modalità sollazzosa. Sarà il Negroni in circolo, ma non riesco più a deambulare dritto. Prossima volta torniamo a fare le cose precisine. Che dici?”
Alberto: “AHAHAH. Te sei ricreduto, ve? E poi chi era quello che si finiva la bottiglia? Ora vediamo che t’inventi per il prossimo episodio. Uno a uno e palla al centro. Anzi, io qui ho ancora mezza cotoletta nel centro del tavolo che devo finirmi. Quindi ti saluto. La vendetta delle olive nere ti si è rivoltata contro. Lode al Karma”.
TO BE CONTINUED