Testo di Gualtiero Spotti
Foto di Stefano Borghesi
I semi gettati nelle ultime stagioni in provincia di Como stanno iniziando a dare i loro frutti. La presenza sul territorio di un numero crescente di indirizzi gastronomici di pregio, basti pensare al ristorante del Sereno Hotel con Raffaele Lenzi, L’Aria al Mandarin Oriental con Vincenzo Guarino oppure Materia di Davide Caranchini, ha creato un sottobosco vivace e fertile nel quale crescono oggi nuove idee. E proprio dalla cucina di quest’ultimo (di Caranchini abbiamo diffusamente parlato nel numero su Cook_inc. 23) provengono i giovanissimi Simone Tanzi e Guglielmo Curcio, entrambi ventiseienni, che hanno lasciato nel giro di un paio di stagioni e in tempi diversi il ristorante di Cernobbio per intraprendere una nuova avventura non troppo lontano, nel paese di Alserio.
Qui, in un quartiere residenziale, tra villette discrete e cani sonnolenti che, dietro i recinti, scrutano i movimenti dei nuovi arrivati, è nato poche settimane fa Ca’Mia, sulle ceneri di un vecchio ristorante-pizzeria, con una bella terrazza esterna e un giardino da utilizzare nelle giornate estive. Come si avverte dal nome, l’idea dello scalpitante duo ai fornelli è quella di far sentire l’ospite a proprio agio, di accoglierlo come se fosse uno di famiglia, anche se il nome, più realisticamente, arriva dal fatto che la proprietà qui è della famiglia di Simone Tanzi. Che non a caso partecipa attivamente alla gestione del ristorante, lavorando il padre alla cassa e il fratello nella costruzione della carta dei vini.
Guglielmo e Simone si conoscono ormai da molto tempo e sono cresciuti praticamente insieme, ma se il primo ha trascorso ben sei anni alla corte di Caranchini, il secondo ha un background più variegato e distribuito tra i tre anni e mezzo da George Blanc a Vonnas e il seguente passaggio da Antonia Klugmann a Vencò. Solo nell’ultimo biennio hanno incrociato le padelle da Materia e infine è arrivata l’idea di spostarsi ad Alserio, abbracciando un concetto di cucina primordiale dove sono state eliminate le cotture sottovuoto, dove i Roner sono banditi e il menu si muove quasi sempre tra cotture alla brace e forno a legna, qualche fermentazione, l’utilizzo del pesce ma solo di lago e basi che ammiccano alla Francia, visto il background di Simone.
Al punto che, curiosamente, tra i diversi menu degustazione (uno vegetariano e uno a mano libera) ne è stato aggiunto uno che si chiama Ricordo della Francia, dove si passa dal più classico dei Paté en Croute alle lumache al verde, dal Galletto al vino rosso alla Quenelle di lucioperca e salsa di gamberi di fiume.
Che il passaggio da Materia sia però stato fondamentale lo si vede nella costruzione del piatto e nell’impronta gustativa che gioca le sue carte spingendo sull’amaricante e approfittando dei prodotti locali del mercato. La prima carta dei piatti mette in fila, tra gli altri, il Bon Bon di cavedano in carpione, il Lattughino alla brace con zincarlin e infuso di rosa e ibisco, la Tinca alla brace e scalogno (che è di fatto il pescato del giorno), i Tortelli di agnello e burro a la Lingua di vitello e salsa verde.
Poi, per chi ama avventurarsi tra incroci più originali, si può scegliere i Fusilli con ragù di anguilla, geranio e yogurt, la Faraona con nocciola e zucca o il Sedano rapa affumicato con brodo al fieno e olio all’anice. Tra i dolci si torna, non a caso, a un piatto primordiale e della memoria come Pane, burro e marmellata, dove il pan brioche incontra i frutti rossi fermentati, ma per chi ama i gusti più adulti si può puntare l’attenzione sulla Mela, gin e ginepro. La carta dei vini, vista la fresca apertura che risale a metà settembre, è ancora un po’ acerba nei contenuti, ma l’idea è già oggi quella di affidarsi a piccole cantine. Un indirizzo destinato a crescere con, al timone, due giovani promettenti.
Ca’ Mia
Via Cascinette, 1
22040 Alserio (Co)
Tel.: +39 031 631558