Testo e foto di Amelia De Francesco
Sull’Etna si è sempre fatto vino, tanto che nel ‘700 se ne parlava come di una delle più prolifiche zone vinicole di quella che oggi è l’Italia. Si faceva vino, ma lo si vendeva sfuso, pigiato con i piedi nei palmenti, tipiche costruzioni in pietra con vasche e torchi dedicate, appunto, alla trasformazione dell’uva in mosto e poi alla fermentazione e conservazione del prodotto così ottenuto. Si faceva vino, dunque, ma la vera lungimiranza dei primi che hanno creduto in questo territorio, alcuni produttori che una quindicina di anni fa hanno recuperato le vigne esistenti, è stata intuire l’enorme potenzialità qualitativa (e commerciale, di conseguenza) che i vini bianchi e rossi dell’Etna innegabilmente hanno. E il palato dei bevitori (e il mercato) hanno dato ragione a quei pionieri, tanto che nell’arco di dieci anni il prezzo per ettaro vitato è quasi decuplicato… Una Doc, quella Etna, che costituisce poco più dell’1% del vino siciliano e che conta circa 2mila ettari di cui oltre il 40% abbandonato. La “Borgogna del Mediterraneo”, come amano chiamarla gli appassionati.
Gli elementi per il successo ci sono tutti. Un terreno basico ed estremamente fertile, innanzitutto, dovuto alle colate laviche del complesso montuoso dell’Etna e, prima ancora, a quelle di un centro eruttivo pre-etneico, la Caldera dell’Ellittico, risalente a oltre 60mila anni fa. Un clima, poi, la cui principale caratteristica è l’estrema variazione di temperatura (le massime in luglio e agosto sono sui 32°), con un’escursione termica diurna che oscilla nel corso dell’anno tra i 10 e i 20 gradi.
Si aggiunga anche che qui piove molto più che in altre parti della Sicilia e che soffia costantemente vento, fattori che evitano alla vigna stress da mancanza di acqua e malattie dovute all’umidità. Questi fattori, tutti sommati, rendono le pendici dell’Etna, detto familiarmente e con affetto dai locali il “Mungibello” (=il monte bello), il luogo ideale dove produrre vino di alta qualità.
La Tenuta delle Terre Nere (basterà che guardiate ai vostri piedi per capire il perché del nome) è sorta nel 2002 a Randazzo, tra l’Etna e i Nebrodi, per volontà di Marco De Grazia. L’azienda lavora in biologico sin da subito e oggi immette sul mercato, con i sui 33 h vitati, circa 250mila bottiglie per 11 etichette differenti. I Cru aziendali vengono da vigne vecchie, di oltre 70 anni, alcune prefillosseriche (circa 8ha), tutte in perfetta forma, verdi, rigogliose, al momento della nostra visita all’inizio della fioritura.
Verrebbe a un certo punto da chiedersi se questa esplosiva fecondità del terreno porti con sé una minore necessità di intervento umano, ma la risposta viene alle labbra non appena si percorrono in fuoristrada i vigneti di Santo Spirito, con le sue forti pendenze e terrazzamenti e il duro e costante lavoro manuale necessario per mantenere con cura tutto ciò. Se poi pensiamo alla vendemmia (per i bianchi dalla seconda settimana di settembre, i rossi in ottobre anche inoltrato) che richiede una cura meticolosa della selezione dell’uva prima che varchi la soglia della cantina e alla raccolta e vinificazione per parcelle nelle contrade in cui l’azienda si divide, Calderara Sottana, Guardiola, Santo Spirito e Feudo di Mezzo, be’, tutto diventa molto più complesso…
Etna Bianco 2016
È il vino bianco base dell’azienda. Floreale e di carattere, piacevole, sapido, costituito al 70% di Carricante con percentuali di Catarratto e altre varietà autoctone come Minnella e Grecanico.
Etna Rosato 2016
100% Nerello Mascalese. La Tenuta lo produce dal 2006, la prima sull’Etna a fare rosato. Colore provenzale, diretto e essenziale, non indulge in dolcezza e moine. Terribilmente gastronomico, fa venire l’acquolina in bocca (e in effetti siamo a fine visita e quasi a ora di pranzo…)
Etna rosso 2015
Il base fra i vini rossi della Doc, esce in 120mila bottiglie l’anno.
Frutto delle vigne più “giovani” (per modo di dire, alcune anche di 40 anni!), è un blend di uve con una breve macerazione di 5 giorni sulle bucce. Un’introduzione ai sapori del territorio.
Feudo di mezzo 2015
Circa 5mila bottiglie di questo Cru, al 98% Nerello Mascalese, con un tannino potente ma elegante. Da lasciar invecchiare in cantina.
Guardiola 2015
Elegante, la spina acida è rinfrescante , sa di ciliegia, cioccolato, fumé, e sa anche di tutta la straripante biodiversità in cui le sue vigne sono immerse. Ne vengono prodotte 9mila bottiglie circa ogni anno.
Calderara Sottana 2015
In circa 12mila bottiglie, fresco e speziato, ci si rispecchia un territorio ancora diverso, più basso (attorno ai 650 metri). Quasi sexy, dal frutto avvolgente e dalla trama tannica finissima. Molto “siciliano” nella sua esuberanza mediterranea.




Tenuta delle Terre Nere
Contrada Calderara, sn – 95036 Randazzo (CT) – Sicilia
Tel: 095 924002
info@tenutaterrenere.com
Articoli correlati
Cose che non sapevi di voler leggere