Osip… ma che roba è?
Conosciamo da tempo gli Oasis, i due cretini di Manchester.
Pratichiamo pure da sempre Aesop, la marca australiana di prodotti biologici per il viso e per il corpo.
Ma Osip… che cavolo di nome è per un ristorante?
“Viene dal grande poeta russo Osip Emil’evic Mandel’ªtam (anche scritto: Ossip Emilievitch Mandelstam) del quale mio padre, poeta lui stesso, è un fervente ammiratore. Così quando nacqui mi battezzò proprio così, Osip: omaggio a uno dei massimi rappresentanti dell’acmeismo, il movimento poetico dei primi decenni del secolo scorso che, ferocemente critico del simbolismo, mirava al cuore dell’umano nella più diretta espressione del quotidiano. Però finì che un paio di settimane più tardi, mia madre fu assalita dal dubbio e assorta ripensò. Riuscendo a convincere papà a cambiarmi, tanto a malincuore, di nome. Exit Osip, arriva Merlin. All’anagrafe io sarei, per esteso, Merlin Timothy Osip Labron-Johnson, ma Merlin passa più facilmente. Ciò detto, a Osip (con una o due esse, il dibattito è aperto) però ci tenevo. Perché nei testi ebraici, oltre a essere un lontano diminutivo di Joseph, Osip rinvia al concetto di plenitudine, di moltiplicazione, invoca l’intervento divino – testualmente “God will increase” – che all’uomo sempre provvederà. Mi sembra calzare a pennello per designare l’accoglienza benefacente di un ristorante. L’arte dell’ospitalità, insomma”, racconta Merlin.
Suona meglio del barbarico Hospitality Business…
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