L’intervista è finita. Abbiamo passato una giornata Al Resù, a Villa di Lozio (BS), in Valle Camonica. Greta Gemmi ci ha accompagnato prima nei boschi e nell’orto e poi in cucina, e l’ordine non è casuale. Ascoltando parlare questa giovanissima chef – è nata nel novembre del 1998 – abbiamo capito perché il suo menu promette di portare “il profumo del bosco nel piatto”. Mentre ci salutiamo, nonna Angela entra in cucina e si mette a lavare piatti e pentole: il locale è chiuso perché siamo in pieno lockdown, ma Greta ha preparato sei piatti per noi e per voi (sono quelli che trovate fotografati in queste pagine), quindi s’è lasciata intervistare e non ha ancora pulito.


Nonna Angela invece è rimasta defilata tutto il giorno e non è entrata nemmeno per errore in uno scatto: è uscita a prendersi cura dell’orto invernale quando Greta e Alessia Corbelli – che l’aiuta in cucina dal dicembre 2019 – avevano finito di posare per Stella, e scende in cucina solo al momento dei saluti. Eppure, nonna Angela è attrice protagonista di questo racconto. Il suo nome con costanza torna nelle parole della nipote e in quelle dei suoi genitori: il figlio Natale (sommelier, cura la carta dei vini) e la nuora Maria Grazia (responsabile della sala). Al Resù non è solo un ristorante di montagna a gestione familiare: tra queste mura c’è la storia della famiglia Gemmi. La raccontano una serie di scatti appesi alle pareti nella stanza che oggi ospita il bar: nei primi anni Cinquanta del secolo scorso qui era nato un campeggio, su iniziativa del Movimento Cooperativo Cremasco; alla fine dei Settanta Angela e il marito Remo rilevano la struttura (un casotto in legno, una piccola struttura in muratura) e aprono un bar che offre taglieri e panini alle persone di passaggio. Nel tempo si trasforma in una piccola osteria.
“Nel 2010 è venuto a mancare il nonno. Il locale non aveva riscaldamento, era aperto da Pasqua ai Morti, solo nei fine settimana tranne in estate. Era un’osteria di paese: arrivavi, ti sedevi e mangiavi. Nonna non poteva gestire tutto, però, e non valeva la pena tenere aperto solo il bar, per lavorare davvero solo 15 giorni di agosto. I miei genitori hanno preso la scelta di ristrutturare il locale” racconta Greta.
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