Terry Giacomello è un illusionista dei sapori, un cuoco che resta sempre bambino e mantiene viva quella curiosità che gli permette di non essere mai banale nelle sue scelte. Il NIN è uno scrigno di mirabolanti voli creativi applicati a una solida e continua ricerca ed è il suo nuovo ristorante adagiato sulle rive del lago di Garda, capace di unire tecnica ed estro in un colpo solo. Guardando però sempre in direzione Spagna.

C’era una volta la cucina tecno-emozionale. Quella dei barattoli di agar-agar e di xantana messe a fianco delle casse di zucchine o di patate, dei Pacojet e dei Roner a occupare uno spazio importante tra fornelli e pentole e di elBulli e della Spagna come destinazioni gastronomiche imprescindibili per la formazione del cuoco moderno, che, da un giorno all’altro – e ormai a inizio secolo – si organizzava per trascorrere qualche settimana di stage in Costa Brava invece di puntare verso i classici indirizzi d’oltralpe. Tutto questo movimento verso il ristorante delle meraviglie firmato da Ferran Adrià si è sviluppato nel giro di pochi lustri e – se è certo che il nuovo mood dei tempi e una evidente globalizzazione del fine dining hanno portato ventate di novità in altre direzioni geografiche, dalla Scandinavia al Sudamerica, in attesa di un nuovo Big Bang culinario in grado di stabilire i trend per il futuro a breve – quelle tecniche e quegli strumenti che hanno fatto grande la cucina iberica contemporanea non si sono volatilizzati all’improvviso ma sono tuttora presenti, magari in maniera meno evidente e sempre tra le pieghe delle ricette e dei menu che animano le tavole di mezzo mondo.