La vida sarà pure un carnaval ma la prima cosa che vedi è la via Emilia, dritta come un meridiano grigio dipinto a terra, con il suo paesaggio impassibile, i ciclisti della domenica sul ciglio della strada e le case cantoniere diroccate nella nebbia. Ma poi il Gitano alla guida si inventa un sorriso, svolta alla prima a destra e la Romagna prende il sopravvento.
Ed ecco i colori, le colline, i raggi di sole, come se ne vedono solo all’inizio dell’estate, e vigne, vigne ovunque che si arrampicano caparbie sui filari. Sono innamorato. Tra una telefonata e l’altra il Gitano si avventura in territori inesplorati: “il Rinascimento è stato il primo vero acuto di Mafia. Tutta fuffa, tutto marketing: io rivendico le mie origini medievali”. La Romagna è il sud del nord e il nord del sud: terra di gente manesca, verace, cresciuta al bancone del bar, che parla a voce alta, che ti guarda negli occhi mentre stappa una boccia, che ora ti ama e ora ti odia nello spazio di un respiro, di uno sguardo, di una telefonata.
In realtà il mio viaggio è cominciato in treno. Da Roma a Bologna sul superveloce, poi il regionale sino a Faenza, lì Luigi doveva venire a prendermi, ma poi si è accorto che alla Coramella, ancora manco aveva aperto che c’era già gente seduta in piazzetta che aspettava e allora mi ha chiesto di prendere la coincidenza da Faenza a Brisighella su un altro regionale. Una tratta da sogno, un trenino pulito che fa capolinea a Firenze, traversando l’appenino. Tre treni in due ore e mezza, manco i pendolari. Appena arrivo a Faenza corro da un binario all’altro e il treno direzione famiglia Medici mi sbatte la porta in faccia e mi lascia lì. Lo vedo andare via e chiamo il Gitano.
Luigi, Gigi e il Gitano sono la stessa persona:
all’anagrafe Luigi Zoli, nato a Forlì il 4 Luglio dell’88, ultras della Juve, laurea in Scienze Motorie, fulminato dalla gastronomia sulla via di San Francisco, diploma all’Università di Scienze Gastronomiche a Pollenzo, dato per disperso in Spagna, avvistato su un furgone carico di vini e adesso probabilmente al telefono.
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