Testo di Kaya Pearson
Foto di Greta Contardo
“Lì, lì, a sinistra!”, “No, non ci stiamo…” “Ma forse nel vicoletto…?”. L’auto trova il suo spazio in un parcheggio condominiale, tra gli sguardi poco velati dei locali che ormai da tempo hanno perso l’interesse per le finte cortesie. “Ah questi turisti, vengono a casa nostra, ci rubano i parcheggi… e noi a comprare il pane tocca andare in bicicletta.”
Il sabato mattina ha il riposo in bocca. Le signore vanno per compere tra i vicoli turistici del centro, alla ricerca di un dettaglio che attiri l’attenzione. C’è voglia di colazione laid back, di credere nel potenziale del sole che per ora non sembra stare al gioco. Montecatini è uno sciame di entusiasmo. Ogni anno, edizione dopo edizione, la storia si ripete. Ce n’è di tutte le età, portamenti e colori. Un po’ di français di qua, qualche tocco di deutsch di sfuggita tra la folla e un’infinità di italiani dai più svariati accenti. Le danze di Slow Wine si aprono già a metà mattinata, con quel giusto ritardo per chi non sa esistere prima delle 11. Quest’anno la maestosità del Teatro Verdi ospita una conferenza sull’e-commerce del vino: un hint di teoria prima di buttarsi di testa nella pratica dell’assaggio. Dopo i saluti di benvenuto sfilano sul palco alcuni nomi importanti del mondo del commercio elettronico internazionale, tra cui Marco Magnocavallo, amministratore delegato di Tannico e David Lynch, che, tra le inevitabili battute di Fabio Giavedoni sul suo omonimo, sfodera un italiano americanized da invidia. L’eccitazione è palpabile, chi è qui si sente un po’ speciale. La sala, che riempirla sembra un’Odissea, non lascia tutto sommato tanta scelta di sedie libere, e tra i colpi di stronfio dei pochi che si arrendono alla comodità delle poltrone il convegno arriva al termine, lasciandoci tutti soddisfatti e con una buona infarinatura su ciò che accade nella realtà virtuale.
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