Testo di Gualtiero Spotti
Foto cortesia di Consorzio Vini della Valle d’Aosta
Il neonato Consorzio Vini della Valle d’Aosta, presentato durante l’ultima edizione del Vinitaly, inizia a fare sul serio, puntando l’attenzione sulla riscoperta delle uve locali attraverso una serie di manifestazioni regionali organizzate durante l’estate con il coinvolgimento di molti degli associati.
Piccole e medie cantine, perlopiù, alcune delle quali sconosciute perfino agli addetti ai lavori per l’esiguo numero di bottiglie prodotte, ma che oggi dopo un passato di viticoltura regionale glorioso (in Val d’Aosta tornando indietro nei secoli c’erano ben oltre 2000 ettari di vigna) si propongono in una nuova veste all’attenzione di ristoranti e cantine con i loro nettari pregiati, partendo dal Torrette (assemblaggio di vitigni autoctoni con prevalenza di Petit Rouge), per arrivare al Petite Arvine, il Fumin, il Cornalin e la Premetta, tra gli altri.
La prima occasione di incontro è stato Vini in Vigna l’evento del 23 luglio a Morgex in compagnia di una manifestazione già tenutasi nel recente passato e che vedrà una ancor più significativa appendice sabato 20 agosto ad Aymavilles (in località Crotte e Les Cretes) per un lungo pomeriggio tra degustazioni in mezzo ai filari. Ma oltre a queste, il territorio valdostano offre sul versante enologico la possibilità di entrare ancor più a stretto contatto con le singole cantine.
Come nel caso dei TraMonti di Vini, le serate estive giunte alla quinta edizione e organizzate dalla famiglia Grosjean per una cena open air in vigna preceduta da una visita in cantina, con i piacevoli momenti musicali deliziati dall’ukulele di Silvana Bruno e con una breve passeggiata che porta al lungo tavolo con vista sulla valle. +
Durante l’evento si assaggiano annate speciali di Grosjean (Petite Arvine del 2009, Pinot Noir del 2004, Torrette Superior del 2010) in abbinamento ai formaggi e alle stuzzicherie curate da Erbavoglio, il piccolo negozio in centro ad Aosta che oltre a selezionare delizie casearie locali, mette in fila prodotti di qualità, quasi fosse un piccolo Peck locale. E che nei suoi sotterranei, oltre alla cantina di affinamento dei formaggi, rivela una grotta per degustazioni, dove il titolare Stefano Lunardi racconta con dovizia di particolari i suoi prodotti a un massimo di sei o sette ospiti.
L’appuntamento da Grosjean, invece, e organizzato per un massimo di quaranta persone, e si ripete in più occasioni nel corso del mese di agosto e nelle giornate di venerdì. Il risveglio valdostano però non lo si avverte solo nei movimenti enologici della valle, ma anche in alcune novità che riguardano la cucina più creativa. In attesa di conoscere meglio la data di apertura del nuovo ristorante di Paolo Griffa (pare che inizialmente dovesse essere solo una pasticceria), in centro ad Aosta e nella sede dell’antico Caffè Nazionale, sotto i portici di Piazza Chanoux, ci si può spingere fino a Cogne, per osservare da vicino il nuovo corso gastronomico del Relais & Chateaux Hotel Bellevue.
Se i tradizionali indirizzi della famiglia Roullet esterni all’albergo, ovvero la Brasserie du Bon Bec e il Bar à Fromage rimangono legati indissolubilmente alle tipicità culinarie delle vicine valli alpine (con qualche sconfinamento stilistico anche tra Francia e Svizzera), al Petit Bellevue (che ha perso la stella Michelin con l’addio del cuoco Fabio Iacovone) è arrivato oggi il lombardo Marco Viganò, ex marchesiano e interprete di una cucina più estrosa e personale, per chi vuole lasciarsi sorprendere tra una Trota con radicchio, tartufo e orecchie di maiale e un Astice con zabajone al vin jaune e ribes.