Testo di Annalucia Galeone
Foto cortesia di Associazione Spumanti dell’Etna
L’area vinicola del vulcano, tanto sfaccettata quanto vivace, non è più nota solo per i vini fermi bianchi, rosati e rossi. Versatili e affascinanti, gli spumanti prodotti sulle pendici dell’Etna sono sempre più richiesti e apprezzati. Complici i trend gustativi e l’Etna-mani – le bollicine si stanno pian piano facendo strada e stanno conquistando i palati – sono circa 300.000 mila le bottiglie prodotte di cui il 50% in Etna Doc. I volumi di vendita registrano un costante incremento sia nel mercato italiano che in quello estero, USA e Giappone in particolare.
La crescita della Doc Etna negli ultimi dieci anni è stata impressionante. La superficie vitata è passata dai 680 ettari del 2013, rivendicata da 203 produttori, ai 1.184 ettari nel 2021 per 390 viticultori (dati Il Sole 24 Ore). Quali sono i motivi del successo? Le ragioni sono varie. Il territorio etneo è estremamente vario e complesso, il clima è più freddo e piovoso rispetto al resto dell’isola e si aggiungono poi il mosaico di terroir nei versanti Nord, Est, Sud e Sud Ovest e la molteplicità delle situazioni microclimatiche assai diverse da zona a zona.
La produzione di spumanti Metodo Classico sebbene sia stata introdotta nel disciplinare di produzione solo a partire dal 2011, vanta antiche radici. Era il 1870 quando la prima bollicina etnea entrò in commercio col nome di Spumante Etna per il mercato francese e soprattutto inglese, inizialmente più dolce. Il Nerello mascalese è la principale base per la sua produzione, deve essere presente almeno all’80%. L’antico vitigno autoctono a bacca rossa è originario della contea di Mascali, la grande acidità e la bassa concentrazione di colore lo rendono ideale per la spumantizzazione. Dà vitaa spumanti strutturati e cremosi con intense note di agrumi, arancia, mandarino e piccoli frutti rossi. Ma, ci sono delle novità alle porte. Dopo un’attentavalutazione, l’assemblea dei soci ha dato il via libera unanime alla possibilità di inserire anche il vitigno Carricante all’interno del disciplinare di produzione per questa tipologia. Il Carricante è un’uva autoctona a bacca bianca che si trova soprattutto sul versante Est del territorio etneo, già utilizzata come base spumante da molti produttori. Gli spumanti a base di Carricante sono taglienti e verticali, il profilo olfattivo è caratterizzato da sentori di limone e lime, il sorso è fresco e sapido.
Per assicurare la giusta valorizzazione alle produzioni di qualità degli spumanti metodo classico cinque anni fa è nata una manifestazione ad hoc ribattezzata Spumanti dell’Etna. L’ideatore e Presidente è Francesco Chittari. “Da tempo diamo centralità alla produzione degli spumanti etnei, approfondendo prima di tutto la storia e le caratteristiche tecniche di queste produzioni uniche al mondo–ha dichiarato Francesco Chittari– vogliamodare il giusto merito ai precursori che hanno iniziato a sperimentare e spumantizzare sull’Etna, come Padre Francesco Tornabene, che possiamo definire il Dom Pérignon siciliano. Era un monaco benedettino a cui il mondo agricolo ed enologico devono tantissimo per le sue ricerche, oltre ad aver creato tra l’altro il primo spumante etneo, nella storica cantina situata all’interno del complesso del Monastero dei Benedettini, la prima di Catania. Padre Tornabene con i suoi studi era convinto che i vitigni francesi al di fuori dell’Etna perdessero completamente le loro caratteristiche di vitigni migliorativi per eleganza, finezza e profumi, insomma per usare un termine molto in voga al tempo, i vini si presentavano come “dei muli di buon cavallo”. Era l’Etna il territorio migliore della Sicilia, l’unico dove a suo giudizio si poteva realizzare una viticoltura di estrema qualità, l’unica da divulgare nella cantina sperimentale dei monaci”.
Nell’ultima edizione, Chittari e il suo staff hanno organizzato un press tour dal programma fitto e interessante. Attraverso le passeggiate nei vigneti e nelle cantine, i racconti dei produttori, i banchi di assaggio in abbinamento alle eccellenze gastronomiche della tradizione e la presentazione del DocuFilm sugli Spumanti dell’Etna hanno creato una full immersion sensoriale. Il percorso a tappe ci ha portato a Cantine Murgo, successivamente Tenute Mannino presso l’agriturismo Sciarelle per un focus sugli spumanti Blancs de Noir, e infineaCantine Nicosiacon un approfondimento sui Blancs de Blanc. Un’esperienza consigliata anche ai non addetti ai lavori che vogliono approfondire la conoscenza sugli spumanti made sull’Etna. L’idea che ha reso i wine tasting ancor più divertenti e stimolanti è stata la caccia all’intruso, un’etichetta che non l’Etna non ha niente a che fare.
Il format si è rivelato vincente, gli spumanti dell’Etna hanno ancora strada da fare ma la direzione è sicuramente quella giusta.