Nuovi nomadi – luglio 2024
Attraversare confini e culture, cercare ogni giorno un nuovo orizzonte: essere itineranti è il nuovo modo di mettere radici. Cook_inc. 38 viaggia sui percorsi tracciati dai nomadi contemporanei atipici, anime itineranti con radici meno fisiche e più fluttuanti, identità curiose in continua evoluzione e in cerca di connessioni sempre più profonde e significative.
“Nomadi sono le presenze delle etichette nelle carte dei vini” suggerisce Roberta Corradin introducendo M’incarti il sommelier, brillante “piccola epica per cuochi (e altri apprendisti)”. E Nicholas Gill delinea il dinamico stato attuale del modo di vivere e di lavorare nel mondo della gastronomia: con o senza radici, mettendo in discussione i vecchi sistemi.
Tre padri, tre figli e cinque ristoranti in Austria. È la storia incrociata e intergenerazionale di un gruppo di compari di scorribande culinarie – la Healthy Boy Band: Felix Schellhorn, Lukas Mraz e Philip Rachinger – e dei loro rispettivi genitori, al timone (insieme, ma anche no) di storiche casate gastronomiche.
Negli Highlands scozzesi, a Crieff, incontriamo Mark Donald, lo chef più in voga della Scozia a The Glenturret Lalique, il ristorante bistellato all’interno della più antica distilleria scozzese che racconta la Scozia con sapori di lidi lontani.
Democratizing Deliciousness è la missione di Mitsuharu Tsumura detto Micha, chef e socio-fondatore del ristorante Maido a Lima che da quindici anni porta in tavola la ricchezza della cucina peruviana: un’integrazione multietnica spontanea, autentica, da riscoprire, riscrivere e divulgare.
Thitid Tassanakajohn, alias Chef Ton, è uno dei protagonisti della vivace thai nouvelle vague con il suo piccolo impero di ristoranti, ciascuno diverso dall’altro. L’abbiamo seguito a Bangkok nei suoi sei ristoranti: dal fine dining Le Du al community restaurant BK Salon, passando per il Nusara e il Nuss Bar, per Lahnyai, ōre e Baan.
Aurelio Barattini ha quattro vite: una da cuoco all’Antica Locanda di Sesto, baluardo famigliare della cucina lucchese più pura; una da vignaiolo-agricoltore nell’azienda agricola di proprietà, La Maulina, sulle colline lucchesi; una da papà e marito che tutti i venerdì raggiunge moglie e figli a Roma; e una con la valigia per cucinare le ricette lucchesi in tutto il mondo.
Una Opel Astra del ’95 e due chef danesi che decidono di lasciarsi la routine alle spalle. Inizia così l’esplorazione gastronomica di Emilie Qvist Kjærgaard e Simon Seidelin Basballe. Un anno sabbatico fatto di incontri, un’immersione a capofitto tra prodotti e persone, tra Svizzera, Croazia, Italia e Tanzania.
Ai piedi del Caucaso, l’Armenia è un’affascinante destinazione di primordiale bellezza che sta vivendo un interessante periodo di fermento gastronomico a partire dalla capitale Erevan con cucine intraprendenti che arricchiscono la tradizione armena di vivaci contaminazioni culturali.
Tutte le strade che Heydi Samuele Bonanini ha percorso l’hanno portato a Possaitara, la vigna a picco sul mare a Riomaggiore che ha ricostruito con le sue mani, muretto a secco dopo muretto a secco. È una vocazione agricola la sua fatta di ancestrale fatica e passione viscerale per la vasta biodiversità locale.
Conviene abbandonare ogni rigido schema mentale quando si inizia a conoscere Paolo Ravano e il suo modo di viaggiare nel mondo dell’agricoltura contemporanea. Un modello che sa coniugare gli aspetti ancestrali del rapporto tra uomo, natura e agricoltura con le esigenze, non rimandabili, del tempo presente.
Le seicentomila persone che vivono nella caldera dei Campi Flegrei sono, a modo loro, un po’ nomadi, si muovono. Si chiama bradisismo – un periodico sollevamento e abbassamento del suolo – ma in gergo letterario lo chiamano “il respiro del vulcano”. In queste terre la viticoltura ha tutto un altro sapore.