Testo e foto di Barbara Marzano
La città di Milano torna a fare Rumore, con stile. Nella corte dell’Ex Seminario Arcivescovile, all’interno di Portrait Milano, apre il nuovo cocktail bar firmato da Riccardo Giraudi, CEO di Giraudi Group e fondatore di Beefbar (MI). Varcando la soglia di Rumore, gli anni 20 diventano solo un ricordo che lascia spazio al carattere vibrante, glitterato e vivo di quelli che furono gli anni 60. Protagonista della sala, una enorme disco ball circondata da specchi appesi alle pareti, testimoni futuri di fortuiti incontri. Un design spiazzante fa da regia a un palco al centro della sala, grande abbastanza da ospitare musicisti o artisti, sempre diversi, che ogni sera intrattengono la sala senza esigere troppa attenzione.
Rumore, gemello del vicino Beefbar – che firma la proposta dedicata all’aperitivo – racconta epoche e culture diverse che dopo decenni si danno appuntamento in un locale a doppio taglio. Da un lato il panorama su una parete affollata da una selezione di spirits provenienti da ogni dove, fautori della varietà di signature drink che cambiano ogni stagione. All’appello dell’attuale top three rispondo tre drink: Hula Hoop, l’Americano con Amaro Lucano Anniversario, Cocoa Nibs, Mancino Rosso, Chili Poblano, Verjus e soda, piccante al punto giusto; Chica, Ardbeg Ten, Freeze-dried Strawberry, Verjus, Maple e Sexy Strawberry Soda, un abbraccio morbido tra whisky e fragola. E, last but not least, Rafiki con Zacapa 23, Magic Banana Water, Mancino Secco, Southern Wine, Lustau Palo Cortado e Vaniglia, un omaggio al rum.
Riccardo: “Ho sempre sognato di ritrovare un luogo che mi ricordasse quelle serate parigine, dove stavamo tutti stretti, in ambienti soffusi, dove tutti si conoscevano e solo a chi era uno di noi spettava il diritto d’accesso. Quando mi hanno offerto lo spazio accanto al Beefbar, non ho voluto ingrandire il ristorante ma dare a miei amici e migliori clienti un “momento” in più”.
E quale miglior aiuto se non quello di una carissima amica, per far decollare questo sogno? Riccardo chiede infatti a Sara Battaglia di diventare la curator del luogo, amica d’infanzia con “quel tocco di follia e allure elegantissima”, l’unica donna in grado di dare vita a un luogo che non è mai esistito a Milano.
Sara: “Gioia, follia, stravaganza, creatività. Queste sono le emozioni che da sempre provo ogni volta che sono con Riccardo. E quando mi ha coinvolto nel lancio di Rumore, ho subito pensato che anche questo locale avrebbe dovuto riflettere e far provare le stesse emozioni ai propri ospiti”.
La direzione creativa è quindi nelle mani di Sara, pronta a schizzare un ritratto autentico di questa nuova Milano trasposta in un’epoca passata che sa di dolce vita, insieme al direttore Francesco Cione e al Sossio Del Prete, Bar Manager di Rumore.
Francesco: “Rumore, un luogo dove ogni cosa gira intorno a quella meravigliosa disinvoltura da sempre riconosciuta come tutta italiana, che con il suo genuino senso di ospitalità, intrattenimento e senso del bello tra arte, architettura e il bien vivre, è nota a tutti come ‘sprezzatura’, carica di spirito, cortesia e fascino, ma senza mai prendersi troppo sul serio”.
Pare che ultimamente il trend che aggrega i milanesi più modaioli sia quello di abolire il tipico tour aperitivo-cena-dopocena per rimpiazzarlo con un ritrovo esperienziale, da vivere in unico posto, sfaccettato e multi-identitario come Rumore; una realtà che fa eco al passato, sia nell’aspetto stravagante della sua veste eclettica, che nella carta dei drink. I grandi classici, rivisitati in chiave moderna e al passo con l’evoluzione della mixology, la fanno da padrona. Il menu, in aggiornamento ogni quattro mesi, tocca mondi diversi, dall’emisfero burlesque, ai protagonisti dell’entertainment come George Best e Sammy Davis Junior, fino a sfiorare le sponde di realtà iconiche come lo Studio54.
Riccardo: “Rumore è anche un omaggio a Raffaella Carrà che Sara e io ascoltavamo durante le nostre lunghe nottate estive in giro per l’Italia. Quel ritornello che ti rimane in testa e non ti molla più. Abbiamo anche trovato un team di ragazzi che gestirà questo mini bar, tra live jazz e disco nights, mixologists, aperitivi sulla magnifica piazza e intimissimi dopo cena passati a far Rumore”.
L’invito è quello di immergersi in questa dimensione caleidoscopica – ora riqualificata, ma rimasta segreta per più di 500 anni – messa in piedi dalla mentalità poliedrica dello studio di architettura Humbert & Poyet, e di “tornare indietro nel tempo”, proprio come cantava la Raffa.