Testo di Luca Sessa
Foto di Luca Sessa e Andrea Di Lorenzo
Contaminazione e integrazione sono da sempre elementi fondamentali per la caratterizzazione di un luogo: la capacità di unire in maniera armonica culture e costumi di differente provenienza contribuisce al conseguente arricchimento sociale, che può assumere le forme più disparate. L’attuale volto di determinati quartieri di una città è il risultato di accadimenti spesso dimenticati, ma la cui forza ha influito sulla “personalità” di un quartiere. Centocelle ha una storia stratificata e intrigante, un luogo troppo spesso identificato con una accezione negativa, ma che è stato protagonista di momenti dalla forte valenza storica: qui, infatti, in una zona la cui edificazione iniziò con la nascita e lo sviluppo dell’omonimo aeroporto, il primo in Italia risalente al 15 aprile 1909, Wilbur Wright venne a dare una serie di dimostrazioni del Flyer, girando per la prima volta in assoluto delle riprese da un aereo in volo. Ma al quartiere sono legate anche le figure di Pier Paolo Pasolini, il quale cita il quartiere nel suo primo film, Accattone, girato nei dintorni, in particolare nella zona di piazza di San Felice da Cantalice e di Claudio Baglioni che ha trascorso qui gli anni della sua adolescenza.
Un quartiere in forte ripresa e foriero di novità gastronomiche diviene quindi l’ideale palcoscenico per portare in scena un’idea ristorativa che fa della (consapevole) contaminazione il suo più recente punto di forza. Menabò Vino & Cucina è la creatura di Paolo e Daniele Camponeschi, una moderna osteria che ha avuto la capacità di resistere alle impreviste difficoltà dell’ultimo biennio grazie a una formula che da subito ha puntato su gusto, autenticità e versatilità. La maturata consapevolezza del proprio valore ha spinto i ragazzi, con il prezioso apporto della squadra di sala e cucina, a intraprendere un nuovo corso per il loro locale. “Abbiamo voluto dare nuova centralità al modo di intendere i concetti di Osteria Con-temporanea e cucina Medi-terranea. Per interpretare la contemporaneità con spirito e occhi al presente, abbiamo deciso di cambiare la messa a fuoco, perché aprendo le porte del locale e vivendo il quartiere di Centocelle, si ha immediata la percezione di come sia cambiata la città di Roma, solo in apparenza indolente e immutabile. Culture diverse si radicano e generazioni nuove hanno il privilegio e la responsabilità di convivere” racconta Daniele.
Un cambiamento importante ma studiato con cura per assicurare la necessaria continuità gastronomica, fondamentale per non snaturare un luogo che ha saputo farsi conoscere e riconoscere proprio grazie alla forte identità. ”Il nostro concetto di ristorazione è sempre stato sviluppato intorno ai valori di ospitalità, spontaneità e inclusione sociale. Menabò ha quindi iniziato a proporre in carta alcuni piatti che rispecchiano queste influenze culturali, muovendo un passo per andare oltre la rivisitazione dei piatti italiani.
La prospettiva storica e il lavoro artigianale sono i cardini da cui partiamo per conoscere il mondo che ci circonda e vivere il presente, in un processo creativo che a partire dalla complessità ritorni alla radice, all’essenza delle cose e delle persone. Intendiamo riappropriarci, attraverso la nostra osteria, della nostra identità medi-terranea, che si qualifica per trame fitte di relazioni da esplorare e da cui trovare nutrimento culturale” sottolinea Daniele. Approccio estremamente significativo soprattutto perché attuato, come detto in precedenza, in maniera consapevole: una evoluzione dei sapori non determinata da mode e infatuazioni, ma applicata con grande conoscenza grazie a una brigata multietnica che ha contribuito a rendere ben centrati piatti e proposte d’ispirazione internazionale.
Parlare del Mediterraneo e delle sue influenze non è cosa inedita, ma la filosofia alla base del nuovo menu di Menabò ha superato mari e coste per esplorare anche i territori interni dei vari paesi che si affacciano sul Mare Nostrum: “Il concetto stesso di cucina Medi-terranea si svuota di significato se non si accetta che quel mare è un limite da valicare e non una vasta distesa di acqua salata. Menabò è un’osteria popolare, rappresenta il nostro modo di accogliere gli altri, imparare da loro e raccontare chi siamo. L’obiettivo è quello di dare un respiro ancor più internazionale alla nostra cucina, inaugurando un nuovo corso come ‘Osteria Medi-terranea’. Un luogo in cui gli avventori possano ritrovare nel cibo storie di viaggio, racconti e tradizioni gastronomiche che fanno parte ormai del nostro quotidiano, riproposte in pieno spirito di condivisione con il quartiere di Centocelle e la città di Roma” ci confida Daniele rafforzando il valore di un nuovo corso che sottolinea il valore di un progetto ristorativo giovane ma già solido.
Idee e parole che trovano immediato riscontro a tavola, grazie a proposte ben centrate e che quasi sempre riescono a far coesistere tecnica e gusto. Lo si può notare con lo Sgombro Bruciato, gazpacho di mandorle e crumble a beccafico nel quale l’affumicatura si sposa con la misurata nota acida, o nella golosa Terrina di coda, pane al cacao, erbe selvatiche, piatto che unisce l’intensità piena e soddisfacente della carne con un accompagnamento quasi forastico nel suo essere piacevolmente fresco e spigoloso (“vi sembrerà di mangiare un campo d’erba”). Menabò non vuol dire solo buon cibo, grazie ad una carta dei vini che testimonia una forte passione per le macerazioni e per la ricerca di etichette dalla forte identità. Anche i primi confermano la bontà del progetto dell’Osteria Medi-terranea con gli Agnolotti di vincisgrassi e zuppetta di lenticchie al ristretto di cortile, con un boccone vellutato e croccante al tempo stesso, e con i riusciti Pici, broccoli e arzilla, felice interpretazione di un grande classico. Il continuum gastronomico trova nuove forme e sapori con il Baccalà Arracanato, crema di piselli e battuto di pomodori secchi e con lo Shish Kebab di agnello, hummus di ceci, carciofi arrosto, proposta che porta a metter da parte le posate per donare anche una componente ludica alla nostra cena, chiusa in grande dolcezza con il Tiramisù (“il dolce preferito di Paolo”) ed una irresistibile interpretazione del Montblanc.
Menabò Vino & Cucina
Via delle Palme, 44 D
00171 – Roma
Tel.: +39 06 8693 7299
menabovinoecucina.it