La crisi porta frutti. Dopo la maratona, i cento metri
Testo di Keti Mazzi
Foto cortesia di Certa HK
Vi avevo già descritto il primo impatto con la crisi, provocata dal Covid, e, oggi, torno a scrivere per raccontarvi come abbiamo reagito in questi ultimi mesi. Mesi “trascinanti” come li ho chiamati, perché ci hanno cambiato la vita, cancellando provvisoriamente, il desiderio di tornare, una volta l’anno, in Italia, ritrovando Arezzo e la famiglia. Un “colpo di gomma” sulla dolce abitudine di fare colazione alla pasticceria Fonterosa, con mio padre, condita di piccole attenzioni. Dai saluti affettuosi, dal chiamarti per nome alla frase di rito: “Ti faccio il solito, un cappuccino flat white?” Un po’ orgogliosa di aver introdotto, anche se con una pronuncia approssimativa, quell’espressione in inglese che sta, dimensioni a parte, più per un caffè macchiato che per un cappuccino tradizionale, con poca schiuma. Il flat white che si sposa con una meraviglia di cornetti, seminati di granella alla nocciola.
Nostalgia di casa, delle hills aretine, della colazione prima di attraversare le mura della vecchia città. Sono rimasta a Hong Kong per senso di responsabilità verso i miei clienti, anche delle loro famiglie, famiglie che producono per tradizione e per passione, e dei miei collaboratori. Però, ogni tanto, sale la nostalgia, per i rumori e i profumi diversi da quelli di Hong Kong, per la corsa mattutina nel parco che sostituisco con la ginnastica sul balcone. Confesso di aver già prenotato il biglietto aereo e cha dopo il 18 dicembre, passeggerò di nuovo in Piazza Grande; potrò occuparmi della nuova casa, di scegliere un letto a baldacchino, la stufa, di arredarla andando a caccia di oggetti tra i banchi del famoso mercato dell’antiquariato di Arezzo e di regalarmi una macchina del caffè Gaggia come quella di mia nonna.
L’Italia che non si perde d’animo, mai
L’Italia che CERTA rappresenta in Medio Oriente, Asia, Indocina e Australia è quella che non si perde d’animo, mai, che sa essere di nome e di fatto una famiglia. È l’Italia dei Tasca d’Almerita che non potendo aprire come ogni anno la tenuta di Capo Faro, l’hanno messa a disposizione, a un prix d’ami, ai propri dipendenti, garantendo i servizi minimi. Un gesto che sembra tautologico definire nobile. Tutti hanno cercato di non licenziare, stringendo i denti e i legami, e ci sono riusciti. Penso anche alla Cantina Argiolas, tagliata fuori come il resto della Sardegna dal flusso turistico estivo, che ha investito tempo e denaro per coronare un sogno, portando avanti la ristrutturazione della Casa del nonno, pronta a ripartire con una freccia in più. O ancora, Leonardo Pizzolo di Valle Reale che nelle montagne in Abruzzo si è concentrato su un progetto totalmente sostenibile. Una condizione che ci accomuna tutti, a ogni latitudine.
I prossimi cento metri
Sono una donna del fare, operativa, con la voglia di dare comunque risposte. E la mia, la nostra responsabilità, ora più che mai, è lavorare sodo. Se dovessi usare un’immagine, direi che abbiamo corso la maratona e che ora siamo pronti, sui blocchi di partenza, a scattare per i cento metri. Le premesse non sono cambiate, sono le stesse che hanno caratterizzato CERTA, fin dalla sua nascita: raccontare la storia di un prodotto, perché il vero lusso è nutrirsi di radici. Un lusso che, sicuramente, dovrà essere sostenuto da un impegno senza la pretesa di guadagni stellari. Pensare agli spiccioli non è più socialmente, antropologicamente, attuale. Lavorare e lavorare, questo è quanto. A essere chiara, mi torna in mente, quando andavo nei supermercati a vendere gli stracchini di Nonno Nanni, allora un perfetto sconosciuto, sbrigandomi per poter tornare a studiare.
Naturalmente, sudarsela non significa non avere progetti. Per questo vi racconto i miei. Grazie al fatto che tutti i miei collaboratori si sono rimboccati tre volte le maniche, possiamo annunciare alcune, importanti novità. CERTA si fa in due. Due punti nel logo, uniti, al posto di uno. Quel punto voleva significare certezza e stabilità. E, ora, le certezze diventano due, da una parte la casa madre che rappresenta e promuove i suoi clienti in Oriente e dall’altra, CERTA Platform che li affiancherà in Italia. A dirigere il secondo braccio sarà mio fratello, Gianni. Ragioniere, ma avvocato in pectore, che a ventitré anni ha preso per mano l’azienda di famiglia in un momento di difficoltà. Un custode, una spalla, un fine psicologo, un grandissimo lettore. Ma anche un silenzioso e documentato gourmet. Per me è la persona che augurerei a tutti di avere accanto. Gianni è la citazione che ti tira fuori d’impaccio quando la conversazione diventa ostica. In una parola, necessario.
In Certa Platform ricoprirà l’incarico di Responsabile del portafoglio clienti, seguendo le aziende e accompagnando gli ospiti da un continente all’altro. CERTA e CERTA Platform utilizzeranno come strumento operativo un catalogo con 450 prodotti, selezionati, che acquisteremo direttamente, intitolato Italian experience. Uno sforzo editoriale, che ha la foliazione di un best seller, tarato sulla nostra parola d’ordine: conoscere per poter scegliere e acquistare un bene non solo materiale. E per finire, qualche data da segnare in calendario: il 31 ottobre, lanceremo insieme al catalogo anche il sito, mentre il 23 novembre partirà l’e-commerce. Siamo ai blocchi di partenza, concentrati, in attesa del via.