Testo di Letizia Gobio Casali
Foto cortesia di Salcheto
“Da quando una bottiglia esce dal mio cancello a quando arriva in un’enoteca di San Francisco la sua carbon footprint è triplicata. Ogni grammo di vetro genera 3 grammi di CO2: ecco perché le nostre bottiglie, a partire dalla bordolese realizzata da Verallia, appena presentata al Vinitaly, pesano solo 370 grammi l’una”.
Michele Manelli, dal 1997 anima (green) di Salcheto, azienda vinicola di Montepulciano (Siena) da tempo incentrata su vini naturali, ma soprattutto sulla sostenibilità dell’intero ciclo produttivo, è un sognatore concreto, che osa ma tiene anche presenti i numeri: per esempio quelli della citata impronta ecologica, che dal 2010 l’intera azienda Salcheto ha ridotto fino al 40%, ma anche quelli delle vendite “perché, tra proteggere l’ambiente e vendere una bottiglia in più, io cerco il compromesso migliore possibile” ci confessa.
Questo realismo visionario è rassicurante, perché da un lato ci ricorda che sostenibilità vuol dire anche avere conti in ordine e non pregiudicare un patrimonio secolare di conoscenze e competenze che la clientela apprezza in misura crescente. Dall’altro lato, questa lungimiranza pragmatica implica di migliorare continuamente l’esperienza del consumatore e di fidelizzarlo regalandogli sempre nuove emozioni, di cui la più recente è una rilettura d’artista di una serie di parole chiave associate al brand, quali “leggerezza”, “erbe e frutti rossi”, “profumo”.
A realizzarla, con la sua inconfondibile maestria, è stato Gianluigi Toccafondo, artista noto per le pubblicità di Sambuca Molinari e per il logo della casa di produzione cinematografica Fandango, che ha disegnato e tradotto in un tango sensuale il percorso sensoriale offerto dai vini Salcheto. Il cortometraggio firmato da Toccafondo è accompagnato dalla musica originale del musicista Marco Molinelli, che trascina lo spettatore in un vortice di immagini all’insegna della gioia della condivisione di un Vino Nobile di Salcheto. “Un racconto per nulla scontato, quello che ci ha donato il Maestro Gianluigi Toccafondo, e che anzi definisce con sensibilità quel linguaggio che tutto il mondo del vino vorrebbe adottare, fondendo quegli elementi più tipicamente oggettivi che lo caratterizzano, in un racconto esperienziale carico di emozioni e che si conclude con una bottiglia così leggera da volare via”, racconta Michele Manelli.
La novità della bordolese ultralight, riprodotta appunto nel corto di animazione, si accompagna a una altrettanto inedita capsula in PET+ (creata da Enoplastic, parte del gruppo Crealis), materiale interamente riciclabile. Tale binomio innovativo, in termini di packaging, è in linea con i principi della prima cantina off-gridable d’Europa, totalmente autonoma in termini energetici. Ma soprattutto è coerente con gli ideali di Manelli, che pure è così innamorato del vino tout court da non essere neppure manicheo nella sua difesa dell’ambiente. Anzi, a suo avviso, l’unico vino davvero insostenibile non è quello prodotto “male” bensì quello cattivo: “questo sì che è uno spreco, di risorse naturali e di lavoro”. Difficile dargli torto.