Testo di Cristina Ropa
Foto cortesia di ODD KIOSK
Un chiosco, due amici e la libertà di esprimere la propria unicità attraverso la creatività. L’editoria, l’architettura, il design. Sono elementi centrali in questo progetto davvero innovativo che ha rivitalizzato la zona di Barcellona in cui è sorto. Riviste indie, indipendenti, fanzine, libri, un’ampia selezione di circa 40 artisti che fanno parte del collettivo LGTBIQ+ proposti da Iván Jiménez e Txema Montero per dare voce a tutte e a tutti e per diffondere con forza quanto la diversità sia fonte di bellezza, cultura, gioia di vivere.
Da dove è nata l’idea di aprire ODD KIOSK?
Il progetto è guidato da Iván Jiménez e io, Txema Montero, due ragazzi cresciuti nell’area metropolitana di Barcellona e ora residenti in città. Ivan è un grafico e io sono un Architetto e Interior Designer, siamo amici da quando avevamo 16 anni. Durante il lockdown, verso maggio, abbiamo chiacchierato e fantasticato su cosa avremmo potuto fare una volta che sarebbe terminato il confinamento. Volevamo fare qualcosa di diverso, portare un cambiamento nelle nostre vite. Io, attraverso gli articoli per l’Università e per i giornali, ero a conoscenza del problema dei chioschi a Barcellona. Più di 80 avevano chiuso e nonostante il Consiglio Comunale da qualche anno realizzassero iniziative per riattivarli, non avevano funzionato. E Ivan, da sempre amante delle riviste indipendenti e allo stesso tempo editore della propria rivista, Agapornis, che veniva distribuita in tutto il mondo, aveva sempre sognato di avere anche un proprio magazine. Ebbene, mettendo insieme queste sinergie e un paio di conversazioni, abbiamo deciso che l’essenza del chiosco doveva tornare indietro alla stampa quotidiana, che non tutte le pubblicazioni dovrebbero diventare digitali poiché ci sono riviste indipendenti che si fanno con un’edizione, una carta e uno sforzo impressionante che ha molto valore, che l’arte deve portare in piazza. L’arte è cultura e la cultura va vissuta. Siamo in tempi complicati, sia per la cultura e la sua diffusione, sia per le nuove imprese quindi riteniamo che questo sia il momento migliore per dare forza a questo ambito, non decadere ed essere fedeli ai propri valori.
In che modo la tua formazione professionale arricchisce il tuo progetto?
La nostra professione ci rende molto connessi e aggiornati con i contenuti che vendiamo. Quando cerchiamo riferimenti o contenuti per i nostri progetti personali, li troviamo per Odd Kiosk e succede anche il contrario. Ecco perché il nostro progetto è fondamentale per noi, poiché Odd Kiosk è una rappresentazione autentica della nostra ispirazione. Credo che tutti i progetti unici e diversi nascano dall’essere connessi con sé stessi. È qualcosa che nella società capitalista è diluito, ma dobbiamo continuare a ricordarlo.
Vi definite un luogo che cerca di allontanarsi da ciò che è considerato normale o convenzionale. Il mondo dell’editoria ne è un esempio in quanto contiene molta diversità espressiva. Ed è così importante perché la sua missione è educare e trasmettere contenuti di valore. Come vorresti che questo mondo si evolvesse in futuro?
Senza paura. Nessun genere. Con una prospettiva libera e creativa, senza pregiudizi. Con amore per il mondo. Connesso per vivere cosciente in ogni modo. Sono valori molto basilari ma oggi tutti sono molto confusi. I cambi generazionali sono molto rapidi e ravvicinati, ma sono più distanti e disconnessi che mai. Dobbiamo rompere gli schemi, imparare ed evolvere. La stessa cosa accade nel mondo dell’editoria, vendere a un marchio, o a uno sponsor, ti darà un vantaggio più diretto, ma mai duraturo se, per questo, devi perdere la tua essenza nei valori della pubblicazione. Non c’è soddisfazione più grande al mondo che essere chi vuoi essere.
Che feedback avete ricevuto dai vostri clienti e dalle persone che hanno conosciuto la vostra realtà?
Le persone del quartiere sono felicissime, dagli anziani ai bambini. Sono super grate di avere il chiosco di quartiere chiuso da un anno, che riapre. Ci sostengono e ci trasmettono tanto affetto, è stata una bella sorpresa per noi. Non ci aspettavamo questo benvenuto e possiamo solo dire grazie per il loro supporto ogni giorno. Vengono a comprare la stampa quotidiana, il caffè e anche a rallegrarsi con una pubblicazione o un’opera d’arte. Poi abbiamo clienti che vengono da ogni parte perché sono amanti della selezione che facciamo e sono clienti più concentrati sulle riviste e sull’arte. Abbiamo venduto tramite il nostro Instagram a clienti provenienti dal Canada, Berlino, Londra, … ora che apriamo il web, speriamo di raggiungere più persone da tutto il mondo. La nostra famiglia e i nostri amici sono molto felici del nostro progetto. Personalmente ho ristabilito una relazione con mio padre. Era molto critico nei confronti della mia sessualità e viveva la mia realtà con paura. Ora è in relazione e positivo riguardo al mio mondo.
La pandemia di Covid 19 ha spinto le persone a guardarsi dentro e decidere di reinventarsi mostrando la propria unicità ancora più liberamente. In che modo l’editoria riflette questo cambiamento?
La pandemia ci ha fatto ripensare a tante cose. Passare del tempo con sé stessi è sempre positivo, e penso che abbia aiutato molte persone a connettersi con la propria realtà. Ora è il momento di non dimenticare, di continuare a connetterci con noi stessi. Da quello che stiamo vedendo in questo anno di apertura, le pubblicazioni rischiano di più. Il contenuto non è così rigido. Credo che ci sia una vera intenzione nel contenuto consapevole.
Cook_inc. è una rivista di cucina che propone contenuti di design, di arte, di scienza, tutto ciò che è tradizione e innovazione allo stesso tempo avendo costantemente come fil rouge il cibo. Qual è la tua esperienza, visione, prospettiva sul cibo come espressione artistica?
Stiamo prendendo più consapevolezza che il cibo rappresenta chi siamo, perché si traduce nella nostra salute e nella nostra giornata di oggi. Quello che mangiamo, come lo mangiamo e come ci prendiamo cura di esso è molto importante. Guardiamo molto un piatto e ci preoccupiamo di sapere quali ingredienti contiene, con quali emozioni è fatto, come mi farà sentire. Quando andiamo al ristorante, guardiamo il piatto, come è fatto, il senso, l’estetica, com’è il cameriere, che atmosfera si trasmette nel locale, per percepire come quel cibo ci farà sentire. Questo processo è simile a quello che facciamo quando visitiamo una galleria d’arte, per esempio. Connessione, valori, significato e senso.
Odd Kiosk
C/ de València, 222
08011 Barcellona – Spagna
Tel: +34 653 98 76 48
www.oddkiosk.com
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Interview with Txema Montero founder of ODD KIOSK
A Kiosk, two friends and the freedom to express one’s uniqueness through creativity. Publishing, architecture, design. They are central elements in this truly innovative project that has revitalized the area of Barcelona in which it arose. Indie and independent magazines, fanzines, books, a wide selection of about 40 artists who are part of the LGTBIQ + collective proposed by Iván Jiménez and Txema Montero to give voice to everyone and to spread strongly how diversity is a source of beauty, culture, joie de vivre.
Where did the idea of opening ODD KIOSK come from?
The project is led by Iván Jiménez and me, Txema Montero, are two boys who grew up in the metropolitan area of Barcelona and currently live in the city. Ivan is a graphic designer and I’m an Architect and Interior Designer, and we have been friends since we were 16 years old.
During the confinement, around May, we chatted and fantasized about what we could do when the confinement was over, that we wanted to do something different, a change in our lives. I, through the university and newspaper articles, was aware of the problem of kiosks in Barcelona, of which more than 80 had closed, and that the city council had been taking initiatives to reactivate them for a few years, although they did not work. And Ivan who has always been a lover of independent magazines and at the same time had been editor of his own magazine, Agapornis, which was distributed around the world, had also always dreamed of having his own magazine business. Well then, putting together these synergies and a couple of conversations, we decided, that the essence of the kiosk with the daily press had to go back, that not all publications should go digital since there are independent magazines that are made with an edition, a paper and an impressive effort that has a lot of value, that art has to take to the streets. Art is culture and culture must be lived. We are in complicated times, both for the culture and its dissemination, and for new businesses, so we believe it is the best time to give strength, not decay and be true to one’s values.
What kind of magazines do you have?
Everything we seek is carefully selected, unique and special. But we could mention some magazines that talk about the genre and rare such as PHILE, ARCHER, CANDY, THE LEOPARD,… We have limited edition books and fanzines like, New Queer Photography, A queer anthology of sickness, Les corps incorruptibles … We look for magazines that provide values, aesthetics, design, and different special content in their editorial. We have fashion, body, photography, architecture, design, art, culture, and food magazines.
How does your professional training enrich your project?
Our profession makes us very connected and updated with the content we sell. When we look for references or content for our personal projects, we find for Odd Kiosk, and the other way around also happens. That is why our project is key for us, since Odd Kiosk is an authentic representation of our inspiration. I believe that all projects that are unique and different are born from being connected with oneself. It is something that in capitalist society is diluted, but we have to keep remembering it.
You define yourself as a place that tries to get away from what is considered normal or conventional. The publishing world is an example of this as it contains a lot of expressive diversity. And it’s so important because his mission is to educate and transmit contents of value. How would you like this world to evolve in the future?
Without fear. No genres. With a free and creative perspective, without prejudice. With love to the world. Connected to live conscious in every way. They are very basic values but today every one is very confused. Generational changes are very fast and close, but they are more distant and disconnected than ever. We have to break the patterns, to learn and evolve. The same thing happens in the publishing world, selling to a brand, or a sponsor, will give you a more direct benefit, but never lasting if, for that, you have to lose your essence in the values of publication. There is no greater satisfaction in the world than being who you want to be.
What feedback have you received from your customers and from people who have known your reality?
The people of the neighborhood are delighted, from the elders to the children, they are super grateful to have the neighborhood kiosk that had been closed for a year, open again, they support us and convey a lot of affection, it has been such a beautiful surprise for us. We did not expect this welcome and we can only say thank you for their support every day. They come to buy the daily press, coffee and also cheer up with a publication or a work of art. Then we have clients who come from all over because they are lovers of the selection we make and they are a client more focused on magazines and art. We have sold through our instagram to clients from Canada, Berlin, London, … now that we open the web, we hope to reach more people from all over the world.
Our family and friends are very happy about our project. I personally have reconnected with my father. My father was very critical of my sexuality and lived my reality out of fear. Now it is connected and positive with my world.
The Covid 19 pandemic has pushed people to look inward and decide to reinvent themselves by showing their uniqueness even more freely. How is publishing reflecting this change?
The pandemic has made us rethink many things, spending time with yourself is always positive, and I think it has helped many people to connect with their reality. Now it’s time not to forget, to continue connecting with ourselves.
From what we are seeing during this opening year, publications are risking more. The content is not so rigid. I believe that there is a true intention in the conscious content.
Cook_inc. It is not just a gastronomy magazine. It also embraces other areas such as design, art, science, everything that is tradition and innovation at the same time. But the common thread is always food and the art that revolves around it. What is your experience, vision, perspective on food as an artistic expression?
The same thing happens with food, we are taking more awareness that food represents who we are, because it translates into our health and our day today. What we eat, how we eat it, and how we take care of food is very important. We look at a dish a lot and we worry about knowing what ingredients it contains, what emotions it is made with, how it is going to make me feel. When we go to a restaurant, we look at the dish, how it is made, the sense, the aesthetics, what the waiter is like, what atmosphere is transmitted in the place, to perceive how that food is going to make us feel. A process is similar to what we do when we go to visit an art gallery, for example. Connection, values, meaning, and sense.