Testo di Barbara Marzano
Foto di Beatrice Pilotto e cortesia Festa a Vico
Gennaro Esposito, dopo il successo di IT Ristorante, apre un altro polo partenopeo nel cuore meneghino, Caruso Nuovo Bistrot con sede presso il Grand Hotel et de Milan, insieme alla famiglia Bertazzoni. Un bistrot con un atteggiamento molto concreto e con un’attitudine funzionale all’esigenze del cliente, con un business lunch leggero ma goloso e una proposta serale più raffinata ma sempre creativa, per chi invece vuole semplicemente sentirsi coccolato.
Tutto merito di Francesco Potenza, braccio destra di Gennarino in quel di Positano, ma anche confidente e amico del grande chef, con cui ha condiviso momenti di vita vera, di gioie e di scelte, proprio come quando decise di prendere in gestione questa chicca milanese.
Gennaro: “Francesco mi ha sempre colpito per la sua tenacia quanto per la sua curiosità, così quando ha espresso il desiderio di voler cambiare aria, ho pensato che questa fosse l’occasione giusta per affidargli la cucina”.
Una cucina che coinvolge le bellissime realtà agricole appena fuori Milano, sempre più intelligenti e attente al territorio, per una proposta che rispetta i “sacri crismi” di Gennarino, tutto quell’amore per il verde, la natura e la freschezza degli ortaggi. Nord e Sud, due realtà che rimangono nettamente separate, ma assolutamente d’accordo per incontrarsi sulla stessa tavola. Seppie e piselli, cotoletta e parmigiana: piatti con fortissime identità regionali che però viaggiano su binari paralleli.
Non c’è quindi un vero senso di costruzione, un incrocio forzato, ma una fusione inconsapevole che ascolta il cliente senza imporre una cucina, ma costruendola insieme ai suoi desideri, come un vestito su misura di chi ama venire ma soprattutto tornare. La quantità di verdure che scolpiscono gli orti attorno a Milano, soprattutto d’inverno, ha permesso di spaziare con la creatività e di stringere una grande alleanza con il mercato ortofrutticolo della zona, dove i prodotti vengono coltivati da contadini illuminati. Ed è nella stessa sala in cui questi vegetali sfilano senza indugio, che Gennaro Esposito ha voluto presentare alla città meneghina la prossima edizione di una festa che per molti è sinonimo di “piezz’ ‘e core”: Festa a Vico.
C’erano una volta, infatti, 11 cuochi seduti attorno a un grande tavolo di Vico Equense, tutti pronti a far festa, Festa a Vico, la quinta essenza della convivialità. C’è oggi, invece, una celebrazione alla sua XXI edizione, che coinvolge più di 300 chef, italiani e non – tra cui Narda Lepes, Christophe Pelé, Katsu Nakaji, Chicco e Bobo Cerea e Pino Cuttaia – che dal 10 al 12 giugno si uniranno per una festa nata sotto il segno del sentimento. È un sentimento d’amore e di curiosità a unire chi partecipa all’edizione di Festa a Vico 2024, un’emozione che tocca la nostra cultura più autentica, più condivisa e necessaria: la cucina.
Gennaro Esposito: “Questa festa è nata soprattutto per gratificare tutto il mondo di appassionati di cibo e di vino, coinvolti in un evento unico che promuove la mescolanza, l’incontro, una contaminazione tra diversi cuochi e modi di cucinare. Saremo lì tutti insieme per lavorare, sì, ma prima di tutto per divertirci”.
Tre giorni dedicati a talk e degustazioni, una maratona che inizia con La Repubblica del cibo, una giornata che trasforma Vico in un ristorante a cielo aperto dove gli chef coinvolti realizzeranno i loro piatti tra strade, giardini, palazzi e botteghe e termina con il Cammino di Seiano, appunto a Marina di Seiano, un borgo di altri tempi, rifugio di pescatori, dove si trova anche il Ristorante Torre del Saracino.
Festa a Vico trasmetterà come sempre tutta la forza della cucina italiana, fatta di innovazione e fermento, ma soprattutto di condivisione. E se da poco la cucina italiana è stata candidata dal governo come patrimonio immateriale dell’Unesco, questa festa vuole celebrarla in tutto il suo essere, a partire dalla cena di gala, Morsi d’Italia, con il coinvolgimento di Maddalena Fossati, direttore de La Cucina Italiana.
Maddalena Fossati: “Mi piace definire questa festa come una cucinata spontanea tra grandi cuochi, con persone che arrivano da ogni parte del mondo ‘solo’ per cucinare italiano. È un modo ancora più affascinante di celebrare la nostra cucina, come un vero e proprio patrimonio dell’umanità, con miscelazione di culture diverse, perché la cucina italiana non è solo nostra ma, come disse Ducasse, è patrimonio di chiunque”.
Dalla cena di gala a L’Italia s’è desta, una degustazione che coinvolge una decina di vini con almeno 10 o 15 anni sulle spalle. Sì, perché in questa edizione si è acceso un ulteriore riflettore che punta proprio sulla figura del sommelier. Qui, ancor di più, il sommelier non è infatti solo colui che vuole raccontare il vino, ma che soprattutto ha il compito di abbinarlo in Quell’abbinamento a Vico, una degustazione liquida in cui una decina di sommelier italiani, accompagnati dallo chef del proprio ristornate, si prenderanno il tempo e lo spazio necessari a raccontare il proprio match enogastronomico.
Una serie di appuntamenti difficilmente conciliabili in un solo giorno che, ancora una volta, trasforma Vico nella capitale del cibo e del vino italiano. Vico è festa, è un concentrato di made in Italy, è coesione tra vino e ristorazione che quest’anno si concretizza con la collaborazione con BEcome e il suo wine club, fondato da Gabriele Gorelli e Alessandra Montano, un movimento che negli anni si è trasformato in un evento. Arrivato alla quarta edizione, quest’anno ha scelto la Festa a Vico per mettere ancora più al centro, e quindi valorizzare, il mondo del vino italiano.
Gabriele Gorelli: “Da sempre creiamo contenuti in connessione con i grandi asset italiani, tra cui design, moda e vino. Quest’anno vorremmo però ampliare la nostra visione all’interno della ristorazione, ovviamente attraverso tutto quello che è il mondo del vino, portando tre Master of Wine italiani alla Festa e organizzando alcune masterclass e degustazioni ad hoc”.
Ma la cucina non è solo piacere, svago e incontro. È anche prevenzione e cura, motivo per cui ogni anno Festa a Vico raccoglie fondi per le associazioni benefiche, tra cui Fondazione Umberto Veronesi, La Bottega dei Semplici Pensieri ODV e Fondazione Sostenitori Ospedale Santobono, dando la possibilità di fare una donazione alla onlus preferita, in modo da autogenerare un invito per partecipare alla Festa. D’altronde, non è un caso che esista la ricetta del cuoco quanto quella del medico, e che entrambe abbiano il compito di farci stare bene. E Festa a Vico sembra proprio aver scritto la ricetta del buonumore.