Testo di Cristina Ropa
Foto cortesia di Future Farm
Trasuda “grasso”, unge, e insieme alle salse mi impiastriccia le mani che cerco in tutti i modi di spiluccare o pulire nel tovagliolo compulsivamente. Il perché non lo so. Non devo toccare altro. Mi viene d’istinto però, come un rito che si ripete quando mangio gli hamburger, rigorosamente di origine vegetale. Questa volta però c’è qualcosa di diverso. Il sapore è così vicino a quello della carne, lo ricordo molto bene, che inizio a pensare ci sia stato uno sbaglio di ordine. Chiedo. Nessun errore, sto mangiando un hamburger vegetale. Inizia la mia esperienza alla scoperta dei prodotti di Future Farm, un’azienda brasiliana che è riuscita a varcare, avvalendosi degli straordinari progressi della tecnologia, confini fino a ora inesplorati. Usare la scienza con saggezza per contribuire a proteggere e sostenere il nostro Pianeta.
“Gli ingredienti sono tutti naturali – mi spiega Felipe Fontanelli, Head of Expansion Europe di Future Farm – il mix di proteine nello specifico va dalla soia ai piselli ai ceci. Oltre a questa parte vengono aggiunte delle spezie per dare sapore al prodotto e avvicinarlo il più possibile alla carne. C’è poi la barbabietola che gli da l’effetto del sangue per coinvolgere anche la parte visiva, l’olio di cocco e di canola che gli danno quell’effetto “grasso”, la metacellulosa che proviene dalle piante. L’intelligenza artificiale studia le molecole e le sensazioni che la carne dà ai suoi consumatori e consumatrici così da poterle imitare il più possibile con i nostri ingredienti vegetali”. Quando lo addenti – e percepisci il gusto di questa armonia diretta magistralmente da studi effettuati con meticolosa cura per riprodurre ciò che la nostra memoria gustativa e olfattiva già conosce – c’è una sorta di estasi dei sensi indescrivibile. Se l’intento è riprodurre tale e quale la carne, il risultato che ne deriva, a mio gusto personale, è esponenzialmente e decisamente migliore. Con l’aggiunta del beneficio di non aver appesantimenti sullo stomaco post pasto, ma solo la sensazione di aver fatto del bene al tuo corpo e al Pianeta. “Sono tutti ingredienti senza glutine – continua – senza OGM e certificati. La soia nello specifico ha una certificazione che si chiama RTRS, Round Table on Responsible Soy Association, un’organizzazione senza scopo di lucro che promuove la crescita della produzione, del commercio e dell’uso della soia responsabile. In questo modo siamo sicuri che non proviene da territori deforestati”.
Un prodotto geniale che nasce nel 2019 a Rio De Janeiro dall’intuizione di Marcos Leta e Alfredo Strechinsky, già fondatori del famoso marchio brasiliano di succhi naturali Sucos do Bem. “Dal punto di vista del business il Brasile è riconosciuto per due cose: la carne che è esportata in tutto il mondo e le commodity, tra cui le proteine necessarie per produrre la carne di origine vegetale di Future Farm (di cui il Brasile è uno dei più grandi produttori). L’intuizione è proprio quella di trasformare questa nazione in un hub di produzione di questi deliziosi prodotti affinché possano essere distribuiti in tutto il mondo”.
Mission dell’azienda: cambiare il modo di mangiare la carne, per assicurare un futuro migliore a persone, animali e a tutto l’ecosistema del pianeta terra, foresta Amazzonica, il polmone verde del mondo, compresa. “Quest’anno abbiamo effettuato uno studio sull’impatto del carbon food printing. Uno studio condotto da Carbon Cloud ha misurato l’impatto ambientale di Future Burger 2030 il nostro prodotto più venduto, calcolando un’impronta climatica di 1,5 kg CO2e per ogni kg prodotto. Normalmente la carne tradizionale invece genera un’impronta di 30 Kg CO2e/kg ovvero 20 volte di più (fonte: Rapporto FAO). Siamo estremamente felici dell’impatto che abbiamo nell’ambiente principalmente perché il nostro pubblico target non solo i vegani e i vegetariani che apprezzano il prodotto, ma lo sono anche e soprattutto i flexetariani (coloro che preferiscono seguire un modello di alimentazione di tipo vegetariano, senza rinunciare ad alimentarsi sporadicamente di proteine animali, ndr) e quelli che oggi si chiamano i reducetariani (coloro che riducono la quantità di carne che consumano per migliorare la loro salute, proteggere l’ambiente e risparmiare animali di allevamento dalla crudeltà, ndr). Ogni Future Burger venduto ha un impatto positivo sull’ambiente”.
I riconoscimenti e l’accoglienza dei clienti nei paesi in cui Future Farm ha esteso il suo mercato – a oggi 24 paesi in tutto il mondo – parlano da sé. Il marchio è stato il primo in Brasile a ricevere il Premio Fast Company 2020 World Changing (premio per le aziende e le organizzazioni che guidano il cambiamento nel mondo). Sempre nel 2020, Future Farm ha vinto anche un Dieline Award per il design del packaging e ha conquistato il secondo posto per il titolo “categoria alimentari freschi”. All’inizio del 2021 l’azienda è approdata in altri mercati internazionali, tra cui Europa, Emirati Arabi e, a marzo 2021, Stati Uniti. L’innovazione è uno dei capisaldi per poter realizzare uno sviluppo sostenibile ed è proprio per questo che Future farm reinveste nella ricerca quasi un terzo del fatturato dell’azienda. “Il Future Burger 2030, ad esempio, è nella sua terza generazione in soli due anni – spiega Felipe – quello che possiamo fare da parte nostra è continuare a migliorare il prodotto, il nostro impatto, Future Farm e soddisfare le richieste dei nostri consumatori e consumatrici”.
In Italia è approdata con la linea “2030”, ultima nata il cui nome si ispira agli obiettivi dello sviluppo sostenibile contenuti nell’Agenda 2030 dell’ONU che l’azienda abbraccia appieno. I prodotti qui venduti sono il Burger, il macinato, le polpette, il pollo, le salsicce e presto anche il tonno. “L’Italia è un paese tradizionale ma così come in altri paesi dove l’onda dello sviluppo sostenibile nel produrre e consumare cibo di origine vegetale si è affermata in precedenza con grande velocità, anche qui sta iniziando molto forte adesso. Rimango scioccato da questo anno e mezzo che sono qui. Siamo molto felici. Oggi forniamo i prodotti a vari ristoranti in tutta Italia. Riforniamo inoltre aziende come Ital market nel bresciano, Pam Retailpro nel sud ma abbiamo prodotti anche tra Milano e Torino, un paio di piattaforme di spesa istantanea, tra cui Macai, e da questa settimana Gorilla’s”.
In un Pianeta dove il wwf rileva che il 70% della biomassa degli uccelli è costituito da pollame da allevamento, il 60% della biomassa dei mammiferi è costituito da bovini e suini sempre da allevamento, il 36% da umani e solo il 4% da mammiferi selvatici – e per aggiungere qualche altra significativa cifra, dove questi allevamenti intensivi da soli sono responsabili del 14,5% delle emissioni totali di gas serra e il 40% dei terreni è coltivato per la produzione di mangimi, dati che evidenziano una drammatica perdita di biodiversità – Future Farm diviene un nuovo prezioso tassello che con gusto, qualità e innovazione ci aiuta a mettere fondamenta solide per adottare nuovi stili di vita, un cambiamento necessario, una inversione di rotta per guardare con lungimiranza e responsabilità alla salute di noi stessi e al contempo a quella di tutto il nostro Pianeta.