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L’evento Silent Voices di Andrea Petrini by I Giglio Boys a Lucca
Testo di Lorenzo Sandano
Foto di Anna Corai e Gabriele Stabile
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Foto di Anna Corai
Potrebbe sembrare una qualsiasi domenica di fine agosto, mentre un furgoncino avanza sulle colline lucchesi scortando un gruppo meticcio di cuochi. Naturalmente la giornata è tutto fuorché ordinaria.
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Foto di Gabriele Stabile
A bordo, Chiara Pavan e Francesco Brutto (Ristorante Venissa) ironizzano – neanche troppo – sull’eventualità di andare in merda durante il servizio del proprio piatto.
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Lorenzo Lunghi (Fondazione Prada) rimarca con accento toscano che ha trascorso settimane intere ad avere incubi su rape rosse e aglio nero accostati insieme.
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Foto di Anna Corai
Takahiko Kondo (Osteria Francescana) e Karime Lopez (Gucci Osteria) mantengono un certo aplomb, ma non celano le difficoltà nell’ideazione di un esercizio in cui la maggior parte dei prodotti non erano reperibili a causa della stagionalità.
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Foto di Anna Corai
Eccolo un bel prospetto del Gelinaz Effect poche ore prima dello start: goliardia, auto-competizione e un discreto coefficiente di fifa collettiva. Perché dietro il gioco e la volontà di mettersi in gioco, c’è anche un’innata esigenza di dare il massimo, senza risparmiarsi mai.
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Foto di Anna Corai
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Foto di Anna Corai
Le regole per questa nuova edizione di un evento quasi senza regole, sono quelle a tema Silent Voices: ovvero remixare ricette/piatti appartenenti a progetti gastronomici messi in stand by o a ristoranti chiusi durante la nefasta pandemia del covid 19.
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Foto di Cook_inc.
In aggiunta alle canoniche ‘matrici’ assegnate in anonimato (ricettari e menu svelati solo al termine della performance), quest’anno è stata lasciata carta bianca ai creators ospitanti per quanto concerne l’impronta da applicare sull’intera organizzazione della serata.
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Foto di Anna Corai
Nel caso di Lucca, lo scettro logistico l’hanno raccolto i tre cucinieri del Ristorante Giglio (Lorenzo Stefanini, Benedetto Rullo, Stefano Terigi): confezionando un happening coi contro fiocchi nella location da palpitazione di Tenuta di Valgiano. Celebre casa vitivinicola del territorio immersa nelle vigne e in un verde poetico e avvolgente.
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Foto di Gabriele Stabile
All’appello dei Giglio Boyz (oltre ai nomi nel van sopra citati) ha risposto un parterre di chef di assoluto spessore: Mauro Colagreco del Mirazur di Mentone; Carlo Cracco e Mattia Pecis del Ristorante Cracco Portofino; Riccardo Camanini del Lido 84 e Agostino Iacobucci dell’omonimo ristorante nel bolognese. Ma non solo personaggi strettamente culinari si sono mossi ad animare questa sessione del Gelinaz.
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Foto di Anna Corai
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Foto di Anna Corai
Cavalcando l’attitudine artistica ed eclettica dell’ideatore Andrea Petrini, è stata coinvolta anche la band strumentale C’Mon Tigre by Giacomo Riggi (vibrafono e marimba); Marco Molinelli (voce e Synth); Pietro Baldoni (chitarra e voce) e Beppe Scardino (Sax baritono Flauto e Synth); insieme al celebre street artist Danijel Zezelj, che si è lanciato in un coreografico live painting lungo un pannello en plein air durante la prima parte della serata.
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Foto di Anna Corai
Il fattore dominante – e senza dubbio molto apprezzato dal pubblico che, curioso, ha mandato in sold-out l’evento nel giro di pochi giorni – è stato quello dello scambio sinergico schierato in campo da tutti i protagonisti.
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Foto di Gabriele Stabile
Perché in un clima di assoluta e spigliata condivisione, l’attenzione non cade certo sul singolo assaggio remixato. Piuttosto sul valore del teamwork senza limiti espressivi promosso dai partecipanti in ogni minuto della giornata.
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Intrecciando con rispetto reciproco il proprio bagaglio stilistico, punti di vista a confronto e letture degli ingredienti con invidiabile capacità di adattamento.
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Spalla a spalla, culture differenti riunite in una jam session che reinterpreta culture distanti e non dichiarate. C’è qualcosa di più bello e folle al tempo stesso?
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Una meccanica energizzante già ben tacciabile nel momento dell’aperitivo scandito dal flow onirico di C’Mon Tigre in background. Iacobucci raccoglie in un Mini-cono di sedano rapa un cremoso alla robiola con coriandolo, uova di trota, elisir di vermouth ed estratto di erbe di campo; mentre Mauro Colagreco si fa largo con la sostanza del suo MiraPorco: una proto-polpetta dal collagene succulento, folto e persistente.
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Foto di Anna Corai
Cracco e Pecis giocano su tonalità vegetali e fortemente aromatiche presentando l’assemblaggio di Zucchina, asparago, camomilla e tuorlo marinato; cedendo poi la passerella veg alla Cialda di buccellato del Giglio che accoglie una pungente cagliata di capra con aglio orsino e insalata alla brace.
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Foto di Anna Corai
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Foto di Anna Corai
Taka e Karime stregano il palato degli ospiti con texture orientali iper-crunchy, servendo una Tempura di gambero con prugne salate e ibisco da pura assuefazione.
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Foto di Anna Corai
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Foto di Anna Corai
Infine, Lorenzo Lunghi risolve alla grande la sua diatriba personale con la Rapa rossa: cuocendola alla brace avvolta in retina di maiale con l’aglio nero, irrorandola con salsa ai mirtilli e mora. Great Shot!
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Foto di Gabriele Stabile
A innaffiare la parata di finger food, tre bartenders fuoriclasse chiamati a miscelare i distillati di Winestillery. Matteo di Ienno del Locale di Firenze con il Collina Collins con Old Tom Gin; Domenico Carella di Carico Milano con il Panacea Universalis, un super drink al Vermouth.
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Foto di Anna Corai
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Foto di Anna Corai
E l’indigeno Marco Macelloni del Franklin 33 pronto a far innalzare il godimento alcolico del pre-dinner con un powered Bloody Gelinaz Vol.2 base Copperstrenght gin dalla spiccata verve agrumata.
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Foto di Anna Corai
Transitando a cena verso il retro della Villa con in mano un bel calice di Krug Grande Cuvée 161 ème Édition gli ospiti si sono trovati davanti una giga-tavolata imbandita per oltre 130 persone (servite durante la cena con tempistiche da record dai cuochi e da tutto lo staff arruolato per l’occasione).
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Foto di Gabriele Stabile
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Foto di Anna Corai
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Foro di Anna Corai
In pairing, sul versante enologico, alcune chicche scelte da Moreno Petrini – Tenuta di Valgiano 2014 e 2015; Terenzuola Fosso di Corsano 2020 – e la cartuccia francofila selezionata da Stelt Wines di Montecarlo (Lu), Domaine Labet, En Chalasse 2018.
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Foto di Anna Corai
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Sotto il segno della collaborazione a più mani, si sono alternati assaggi pregni di identità e contaminazioni affilate: la sontuosa Royale di zucchine trombetta, pinoli, ruta e vaniglia by Camanini e Giglio Boyz ad aprire le danze, poi un esaltante Calamaro con pomodori gialli, coriandolo e amaranto by Colagreco e Iacobucci in perfetto crocevia tra nuances esotiche e mediterranee.
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Foto di Anna Corai
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Foto di Anna Corai
Il trio Karime, Taka e Lorenzo Lunghi, invece, si è cimentato nel Gigliosole: nastri di patata americana, intagliati a mo’ di pasta, si permeano di una corroborante bisque orientale, cozze e capesante.
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Come ultimo affondo salato, il quartetto di Pavan, Brutto, Pecis e Cracco ha sfoderato un piatto suddiviso in tanti satelliti e side-dish, con l’intento di far primeggiare l’ingrediente vegetale in virtù del canonico main course carnivoro.
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Foto di Anna Corai
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Foto di Gabriele Stabile
Onchom di ceci e noci nere (simil tempeh) cotto in crosta di argilla, da condire con hummus di ceci e fondo di carne; insalata di erbe amare e lactokoji di pinoli; crema di bietola e prezzemolo; terrina di zucchine e delle melanzane baby soffiate farcite con kefir e caprino.
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Switcha nuovamente l’atmosfera, transitando a bordo della Villa sotto il pergolato per il comparto dessert: che vede impegnato prima Riccardo Camanini intento a tradurre un piatto salato in un Gelato al dattero e finocchio con ricci di mare, nigella e liquirizia.
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Foto di Anna Corai
Poi nuovamente la coppia del Venissa (Pavan e Brutto) pronta a dispensare Stecchi in foggia di ghiaccioli a base di scampi, lime bruciato e arachidi salate. Ultima grande prova di remix oltre ogni recinto di schemi e sapori. Mentre il Forno Brisa rinvigorisce gli ospiti con il loro Cold Brew, specialty coffee estratto a freddo.
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Foto di Anna Corai
Come ogni Gelinaz impone, sotto riflettori frementi d’aspettative viene svelato alla fine il pusher di matrici: Mads Refslund, cofondatore del Noma con Rene Redzepi nel 2003, che dopo vari progetti messi in pausa e aperture individuali è stato costretto a stoppare l’inaugurazione del suo ristorante a New York durante la pandemia.
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Mads pare riuscirà nell’impresa di aprire finalmente il suo locale nel 2022, ma nel mentre come suggerito dallo slancio ironico di Mauro Colagreco: “Il suo ristorante lo abbiamo aperto noi tutti insieme questa sera”.
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Foto di Anna Corai
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Foro di Anna Corai
La serata si conclude in un ballereccio Dj Set by Federico de Robertis e ritmi ebbri di festa, che vedono ancora i cuochi confrontarsi in colate di pastasciutta notturne e commenti risolutivi sulla performance appena condivisa. Epico quello di Lorenzo Lunghi: “Io l’avevo capito da quelle maledettissime alghe che era roba nordica!”
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Cala la notte, si impenna il divertimento. E ci si rende conto tutto d’un tratto che le sorti dell’evento erano già belle che impresse nell’installazione al neon di Federico Ceruso e Kromos Design piazzata nella Tenuta di Valgiano: “Enjoy your Fucking Dinner”. Enjoy your fucking Gelinaz, forever!
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Ristorante Giglio
Piazza del Giglio 2
55100 Lucca (LU)
www.ristorantegiglio.com
Tenuta di Valgiano
Via Valgiano 7
55012 Capannori (LU)
www.valgiano.it