Testo di Cristina Ropa
“Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nello spirito degli uomini che devono essere poste le difese della pace”. Così leggiamo nel preambolo dell’UNESCO, una frase che gli Stati appartenenti alle Nazioni Unite vollero inserire come monito nel 1946 (anno della costituzione), tenendo bene a mente la sofferenza vissuta a causa dei due terribili conflitti mondiali.
Potremmo applicare lo stesso principio per i devastanti effetti che stiamo vivendo a causa del cambiamento climatico. Noi li abbiamo causati e noi abbiamo la soluzione per risolverli. Non pareggiando il livello come si potrebbe comunemente pensare, non cercando di ritornare a una condizione iniziale perduta, bensì creando un valore aggiunto, quella che è stata recentemente definita come una resilienza trasformativa oltre la capacità adattiva che ti permette di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici. È una resilienza in continuo movimento, flessibile, che si evolve e che abbatte gli schemi convenzionali di pensiero creandone di nuovi, creando nuove prospettive di crescita e di benessere per sé stessi, per gli altri, per il Pianeta.
Brillante esempio di questo tipo di approccio è il movimento Rally for Rivers Campaign, lanciato nel 2017 in India dalla Fondazione Isha, un’organizzazione senza scopo di lucro, gestita da volontari e fondata dal mistico – yogi indiano e autore di best seller – Jaggi Vasudev, conosciuto come Sadhguru, con l’obiettivo di contribuire all’armonia e al progresso globale e da luglio 2020 accreditata inoltre al Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP).
Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla difficile situazione dei fiumi indiani colpiti duramente dal cambiamento climatico e inghiottiti nel processo di desertificazione, per far fronte agli effetti negativi che questo ha comportato sia per l’ecologia che per l’economia del territorio, nel 2019 è nato all’interno di questo movimento, Cauvery Calling, dall’omonimo nome del fiume indiano Cauvery in India, chiamato Kaveri, un progetto che si prefigge di aiutare 5,2 milioni di agricoltori messi in ginocchio da questa crisi ambientale. Gli obiettivi sono duplici: da una parte far sì che avvenga una transizione nel tipo di colture coltivate, passando dall’alta intensità che sfrutta il suolo e lo impoverisce sempre di più all’agro-foresteria a lungo termine, dall’altra avviando la piantumazione di 2,42 miliardi di alberi autoctoni per aumentare la ritenzione idrica del fiume del 40% in 12 anni.
Una delle cause principali dell’impoverimento dei fiumi tropicali, infatti, è la mancanza di vegetazione nel suo bacino che, incapace di trattenere l’acqua piovana, trasforma il suolo in sabbia. Proprio per questo una delle principali azioni del progetto, sostenuto dalle Nazioni Unite e dal Governo Indiano, è sviluppare una copertura arborea che consentirà di raggiungere un miglioramento nell’approvvigionamento idrico complessivo: le radici degli alberi, trattenendo l’acqua, ne porteranno una maggiore quantità nelle falde acquifere che alimentano il fiume. Nelle regioni tropicali, inoltre, il tasso di crescita degli alberi è superiore a quello di altre regioni. Questa operazione si prefigge così di aiutare non solo il fiume Cauvering e l’economia dell’India, ma di avere anche un impatto su scala internazionale.
“I volontari della Fondazione Isha sono riusciti finora a piantare 52 milioni di alberi, tra cui il Palissandro, il Sandalo e le Piante di Malabar, e a sostenere 107.000 agricoltori nella transizione all’agroforesteria, aiutando così a mitigare il vertiginoso aumento dei suicidi avvenuto negli ultimi 15 anni a causa dell’impoverimento dei raccolti” mi racconta Elena Zanato, volontaria della Fondazione Isha.
Tra le nuove coltivazioni patrocinate e proposte nel progetto di Cauvery Calling, spicca per proprietà nutritive e resistenza alla siccità, il miglio, un cereale antico, a cui le Nazioni Unite dedicheranno il 2023 proclamato L’Anno Internazionale del miglio riconoscendo “l’urgente necessità di aumentare la consapevolezza dei benefici nutrizionali e di resistenza al clima del miglio e di sostenere diete diversificate, equilibrate e sane attraverso una maggiore produzione e consumo sostenibile”. “Il Governo statale indiano sta aiutando fortemente questa transizione – continua Elena – introducendo un reddito minimo assicurato per gli agricoltori che decidono di coltivare questo alimento e fornendo così un incentivo per passare all’agroforestazione. Il miglio inoltre ha molteplici proprietà. È ricco di vitamine, minerali, fibre, proteine, antiossidanti e di facile digestione oltre a non aver bisogno di molta acqua per poter essere coltivato”.
“Sadhguru si è recato in ogni Stato dell’India e ha parlato con tutti i governatori, ha tenuto conferenze con tutti gli Stati dell’India e tutti hanno aderito al progetto. Manca l’acqua e non sanno più cosa fare. Il progetto Cauvery Calling sta funzionando benissimo. Puntiamo sul miglio. A livello di colesterolo e diabete ha delle proprietà incredibili”.
Nell’ottica che ognuno di noi può fare la differenza per contribuire a un cambiamento non solo nell’ambiente vicino ma ovunque nel mondo, il progetto Cauvery Calling si prefigge infine di sensibilizzare i consumatori a sperimentare i numerosi benefici che questo cereale apporta introducendolo nella propria alimentazione quotidiana. Un tipo di nutrizione che non solo fa bene alla propria salute, ma che risveglia la consapevolezza di aiutare, con un semplice gesto, persone, famiglie, natura a rifiorire.