Testo di Lorenzo Sandano
Foto cortesia di Marcello a Portonovo
Dinnanzi al mare tutto appare più semplice, ma non è altrettanto semplice trovare validi ristori con i piedi ficcati nella sabbia. Siamo onesti, per i veri amanti del bagnasciuga non si sceglie il mare in base a come si mangia, ma in una giornata di mare si finisce per sbocconcellare tutto il tempo.
Lo iodio mette appetito, dicono. Il dubbio è costante: arraffare “cibo al sacco” (con metrica vintage) e cedere alla spiaggia libera, oppure scegliere le comodità di uno stabilimento e confrontarsi con le offerte che esso propone. Quest’ultima opzione appare più allettante, ma è davvero raro pescare indirizzi di qualità lungo riva. Vuoi per pigrizia, per costi gestionali, praticità o mera consapevolezza di riuscire comunque a sfangarla (da parte del ristoratore) nel vendere quel che si vuole grazie alla posizione privilegiata. Ecco, parleremo di un caso opposto a quello sopra citato: il Ristorante Marcello a Portonovo.
L’attracco sicuro sulla Baia del Conero
Da tempo un’istituzione per tutti i villeggianti di quel magnifico tratto costiero che è il Conero, questo indirizzo balneare merita attenzione in quanto esempio che non cede all’approssimazione. Nonostante potrebbe crogiolarsi sulle onde dell’Adriatico, nel piattume delle proposte limitrofe, continua a investire in sala e cucina tutelando coerenza con la propria linfa originale. Il locale, presso lo stabilimento annesso, è in effetti aperto da oltre 40 anni. Noto agli albori come “Trattoria” il Laghetto per la sua posizione limitrofa al lago grande di Portonovo. Parliamo di un’ambientazione mozzafiato locata nel cuore di una baia: protetta alle spalle dai monti e distesa lungo lo specchio marino di quella Riviera del Conero capace di stregare molti visitatori.
Marcello Nicolini – deus ex machina di questa realtà – si fece notare sin dalle prime “bracciate” alla guida del locale con una cucina tradizionale, ma estremamente rispettosa dei prodotti simbolo di questi lidi: gli iconici Moscioli (mitili Presidio Slow Food); le Raguse (lumache di mare); i Paccasassi (erba spontanea salmastra) e tutto il meglio che l’ecosistema circostante poteva donargli. Il lavoro marciava alla grande, ma ecco affacciarsi quella lodevole scintilla di intraprendenza nel voler regalare agli ospiti qualcosa in più. Dal 1991 la struttura ha subito un garbato restyling, rinfrescando l’estetica.
Di pari passo, Marcello ha affisso il proprio nome sull’insegna, tramutando quella Trattoria del passato in un ristorante degno di tale appellativo. Storia già letta, penserete voi slittando sulle apparenze: il jolly giocato dal Nicolini però si aggiudica uno sguardo più attento, perché ha saputo coniugare tutti quei connotati popolari che tratteggiano uno stabilimento, in combo alla brezza innovativa che pervade ogni fascia quotidiana del suo ritrovo. Non tremeranno le madri a caccia di gelati confezionati, snack o similari per sedare gli appetiti dei propri bimbi, ma al tempo stesso ecco affacciarsi sugli scaffali del bar piadine con farce elaborate dalla cucina; panini e focacce espresse affatto banali (il pane che orbita nel locale è quello dell’ormai celebre forno PanDeFra di Senigallia) e in alternativa alle onnipresenti chips in busta troverete quelle Patatas Nana di cui vi abbiamo già narrato qui.
Cura e ricerca sono ripercossi con equo dosaggio nella selezione del beverage e del food, sino all’attracco sullo scoglio più ostico, ovvero quello del ristorante. Badate bene, nonostante sia aggrappato sui sassi della baia, Marcello macina coperti a pranzo e cena come una corazzata navale. Qui risiede l’unicità di questo avamposto balneare: conciliare volumi imponenti e un apparato eno-gastronomico di rango già non è affare per tutti, se aggiungi il contesto pop-marittimo la sfida diviene ancora più impegnativa (o stimolante).
Una famiglia ad ampio spettro, salmastro
Per risolvere l’equazione tra quantità & qualità con i piedi a mollo, il Nicolini ha arruolato una ciurma di fidatissimi, in sala e ai fornelli, la maggior parte dei quali è ormai quasi tutt’uno con le sponde del lido. E se suona come un cliché parlare di famiglia allargata, in questo caso l’attenuante alle frasi fatte si può osservare in carne e ossa mentre trotta agile fra i tavoli: il figlio di Marcello, Giovanni, ha ereditato uno spicchio del timone nella gestione del servizio con sincera umiltà e voglia di fare, spartendo l’impresa assieme a un battaglione di mattatori purosangue dell’ospitalità quali Carmine Garofalo, Max Santini e Matteo Diotallevi. Che si tratti di un drink tra un tuffo e l’altro; un aperitivo ritemprante vissuto con la salsedine ancora appiccicata sulla pelle o una bella bottiglia (tra le tante in carta) da stappare a cena per immortalare il momento: li troverete sempre aitanti, ben disposti e puntuali nel sanare i vostri bisogni.
Dal canto suo, Nicolini Senior prosegue a esercitare il proprio mestiere con quella classe sorniona, acuta e carica d’ironia che gli è valsa i risultati conseguiti. E vi giuro val davvero la pena ascoltarlo canticchiare o declamare battute in dialetto tra un pasto e l’altro, sino al momento catartico che ogni sera d’estate si genera qui. Impossibile non rimanere incantati di fronte al rituale che prende moto (grazie ai ragazzi di sala) dalle ore 19:00, quando i lettini si svuotano: proprio a ridosso di sdraio e ombrelloni, lo staff va a collocare con movenze leggiadre sedie, tavoli, tovaglie e mise en place, direttamente in braccio alla spuma del mare. Vincere facile? Forse, ma immersi in cotanta poesia visiva e magica atmosfera, sarebbe altrettanto facile rendere quel che c’è dentro e intorno al piatto una sonora stonatura. Non è questo il caso.
L’estro conservatore della ciurma & di Lorenzo Zappi
Tanta è l’abilità e l’elasticità di registro nel servizio quanta se ne trova nella squadra alle stufe e nella composizione del menu. I classici tradizionali, eseguiti a menadito, rimangono inamovibili, mentre una serie di esercizi più briosi si alternano tra speciali fuori-carta e “nuovi signature” evitando dislivelli con l’impronta “madre” delle vivande. Ogni digressione stilistica deve render conto in primis al pescato giornaliero e agli elementi autoctoni del territorio, ma soprattutto a una cucina in cui governa il gusto genuino, pieno e iodato di una tavola marina che soddisfa i clienti. In questo flusso d’acque movimentate la brigata storica (Mirco Renghini, Kevin Dubbini e Marco Pitturi, solo per citare i veterani stoici) – capitanata da quel baldo giovine di Lorenzo Zappi – rintraccia la rotta vincente bilanciando fantasia, concretezza e passaggi ludici veleggiando a ennemila nodi di velocità.
Dalla flotta di antipasti, i capisaldi ritinteggiati a dovere non tradiscono mai: etereo Fritto di moscardini; iconici Moscioli scoppiati (aperti in padellino con i loro umori che inneggiano alla scarpetta) o gratinati, da spazzolare a mo’ di caramelle; le Raguse in porchetta (coccolate in ipnotico intingolo di pomodoro); Vaporino di crostacei e pesci appena baciati dal calore (da tuffare nella setosa maionese homemade); o l’evergreen dei Sardoni arrostiti con pane verde alle erbe, quale baluardo insostituibile di questo lembo di costa Adriatica. Quando l’estro estroso prende poi il largo – soprattutto negli antipasti freddi – lo fa sempre tenendo un’ancora serrata all’identità storica di Marcello: melodica al palato l’Insalata di seppia con zucchine tonde e polvere di pomodoro; i Crackers di semi oleosi accolgono in sodalizio croccante le Alici marinate con gel di lamponi e carota; la Lampuga affumicata ‘in casa’ esprime sensazioni carnivore insieme a rucola selvatica, burrata e pomodorini; le Mazzancolle in salsa cocktail evocano le sfumature più rosee degli anni ’80; mentre il Carpaccio di tonno, maionese allo zenzero, cappero fritto e nasturzio è un siluro di aromaticità dal mordente elettrizzante.
Il tenore rimane caliente anche nel reparto piatti caldi: Sfoglie di baccalà esaltate in dressing di amatriciana con cotenna di maiale soffiata; una polposa Guancia di rana pescatrice viene drappeggiata a pennello “come una parmigiana di melanzane”; mentre il Rombo arrostito e laccato con il proprio “fondo bruno” scatena infatuanti propulsioni umami in compagnia di pomodori in più varietà modellati con altrettante diverse cotture.
A impennare le papille, c’è anche l’improvvisazione sulla base di Pizza al padellino del già citato PanDeFra, che in cucina condiscono con turgide mazzancolle al lime, primo sale, erba cipollina e una ritmata salsa di peperoni peruviani dagli acuti piccanti ed esotici, senza però sbilanciare i sapori verso contaminazioni estremizzate. Se parli con quel simpaticone di Lorenzo Zappi ti dirà che il suo piatto preferito rimane lo Spaghetto al sugo di moscioli (intramontabile in menu), ma poi non resiste all’idea di sperimentare con giudizio e ci sorprende esibendo gran manifattura nei dolci conclusivi: Cocco, Ciocco e Passione (Mousse al cocco, cialda cioccoriso e curd al frutto della passione); Namelaka con cremoso al Guanaja, caramello salato e frangipane; una Crema catalana con vaniglia del Madagascar da record nella sua tempra classicheggiante.
La luna si avvicina al mare e Marcello, quasi in rima, cala le tende del ristorante invitando gli ultimi clienti affezionati a levare le tende con la sua imbattibile indole goliardica. Si lascia la baia beati e si torna ogni volta col sorriso avvolto nell’asciugamano. Consci che basterebbe anche uno spaghetto coi moscioli assaporato sulla riva, ma qui si viaggia lungo manti acquatici ben più ambiziosi senza mai scordarsi da dove si son levati gli ormeggi.
Ristorante Marcello
Via Poggio
60129 Portonovo (AN)
Tel: +39 071 801183
www.illaghetto.com