Testo di Tania Mauri
Foto cortesia di Riso Buono
Cristina Brizzolari scopre l’amore per la campagna, e le risaie, e “adotta” il Piemonte come sua seconda casa. E festeggia i primi dieci anni dell’azienda Riso Buono.
Incoscienza, passione e tanta caparbietà. Questa la storia di Cristina Brizzolari, romana de Roma, imprenditrice dedita alla comunicazione che, negli ultimi dieci anni, si è dedicata alla ristrutturazione dell’antico casale della famiglia del marito, la Guidobono Cavalchini, e ha dato vita al celebre brand Riso Buono.
Il 1° ottobre Cristina ha inaugurato la sua dimora piemontese con amici e conoscenti con una festa in cui ha raccontato il lavoro fatto in questo ultimo decennio. Lei, una biondina tutto pepe che non sta mai ferma, ha accettato, nel 2013, la sfida lanciata dal suocero Luigi Guidobono Cavalchini di rimettere a posto un vecchio rudere in totale abbandono nella campagna novarese. “Si narra che i nobili Gautier della Camargue (in questa zona del sud della Francia veniva coltivato il riso nel delta del fiume Rodano per volontà di Enrico IV che adorava accompagnare con il poule-au-pot ovvero il pollo in pentola, ndr) giunsero, dopo la Rivoluzione francese, sulle rive del Sesia e comprarono 900 ettari di risaia cambiando il nome da Gautier in Gautieri. Negli anni introdussero notevoli miglioramenti, soprattutto per quanto riguarda i metodi di irrigazione e le tecniche di coltivazione. Una tradizione che è continuata nel tempo seguendo diverse successioni ereditarie e che oggi si conferma con i baroni Guidobono Cavalchini” rammenta il barone Luigi Guidobono Cavalchini.
“Questa è quella che io chiamo la campagna lontana perché per me, che sono di Roma, raggiungere il Piemonte (oggi la nostra seconda casa) è un lungo viaggio che faccio sempre volentieri. Ringrazio mio suocero Luigi per questa prova e mia mamma che mi è sempre stata vicina anche quando qui non c’erano le fogne, i tetti cadevano e le 122 finestre erano disastrate. Ho creduto nel progetto Riso Buono, l’ho fatto mio e l’ho portato avanti insieme ai molti che oggi sono qui con noi e che ringrazio perché ci hanno aiutato a fare uno dei migliori risi d’Italia” spiega la Brizzolari, da pochi giorni eletta, non a caso, alla presidenza di Coldiretti Piemonte.
Una sfida, la sua, iniziata sulla terra dell’azienda di riso “La Mondina” di Casalbeltrame (NO) tornata agli antichi splendori grazie all’impegno e alla caparbietà che l’ha vista trionfare sia sui campi di riso, tra trattori e stivali di gomma, che sulle tavole di tanti ristoranti italiani.
Per Cristina le risaie sono state amore a prima vista, tanto da dedicarsi all’azienda a tutto tondo e svilupparla in ambiti nuovi puntando su due tipologie di riso, il classico Carnaroli e l’Artemide, un incrocio naturale tra il riso Venere e il Basmati, integrale, aromatico, di colore scuro e dall’aroma intenso e gradevole, ottimo per l’impasto della Pizza Crunch presentata qui da Renato Bosco ripiena di parmigiana o mortadella e burrata.
“Quando ho iniziato c’era una grande incoscienza da parte mia perché sembrava tutto facile ma poi siamo andati avanti per dieci anni” ricorda Cristina. “Lo stimolo più grande è stato la rivincita di una persona come me che non è mai stata in campagna, che l’ha riscoperta e voleva fare Riso Buono. Mi aspetto altri dieci anni di lavoro, felicità e risultati. Negli ultimi tempi abbiamo avuto un sacco di problemi con il cambiamento climatico: lo scorso anno abbiamo avuto quasi il 30% del raccolto in meno! Quest’anno ha piovuto, ma comunque dobbiamo adattarci, nelle nostre pratiche agricole, al cambiamento ed essere veloci e flessibili; quindi, seminare e raccogliere un po’ prima, circa un mese: una volta la mietitura si finiva con San Martino, a novembre; invece, questo 2023 finiremo tra circa 10 dieci giorni. E poi io credo nella tecnologia che, se usata nella maniera corretta, può aiutare e facilitare il lavoro di tutti”,
Tutto questo è stato raccontato, e vissuto, durante la festa che ha visto più di 400 invitati “persi” tra il giardino, le stanze meravigliosamente ammobiliate con mobili d’epoca restaurati, il Museo del Riso, le risaie dove la mietitrebbia ha dato il via al raccolto e i tanti stand di chef, pasticceri e pizzaioli che hanno usato il riso tra gli ingredienti dei piatti preparati ad hoc per l’evento. Una bella giornata di sole e caldo all’insegna del buon umore, del cibo, della convivialità, del sorriso e dell’entusiasmo contagioso di Cristina.